Si torna a parlare di ammoniaca come refrigerante nei giornali di tutto il mondo grazie all’incidente successo settimana scorsa sulla ISS, la stazione spaziale internazionale che da 15 anni ogni 92 ore circa passa sulla testa di ciascuno di noi tra i 330 e i 435 km di altezza.
L’allarme è stato causato da un aumento di pressione dell’acqua nei circuiti di raffreddamento che ha fatto evacuare gli astronauti verso la parte russa della stazione. Si pensava originariamente che l’aumento di pressione fosse dovuto a una perdita di ammoniaca, lo scenario peggiore che ci si possa immaginare. La causa di tale aumento invece si è rivelato essere un malfunzionamento di una valvola di controllo.
La vita sulla stazione è tornata alla normalità (Buon viaggio, Samantha!) e tutto il mondo ora sa che il raffreddamento della stazione funziona ad ammoniaca.
Il raffreddamento è un elemento cruciale per l’esistenza della stazione stessa. Senza di esso ISS non potrebbe esistere. Il controllo della temperatura non serve solo ad assicurare il confort agli astronauti che vi abitano, ma anche a permettere la sperimentazione scientifica che si fa a bordo e che, a ben vedere, è il motivo dell’esistenza di tale stazione.
Gli stress termici per ISS sono enormi: senza sistema di raffreddamento essa raggiungerebbe temperature di 121°C circa vicino al sole e temperature di -157°C circa lontano da esso. Dato questo ampio intervallo da controllare era necessario scegliere un refrigerante particolare, che avesse un’ottima capacità termica, un basso punto di congelamento e rispondesse positivamente ai numerosi test termici della NASA. La scelta è caduta sull’ammoniaca, per questo tipo di applicazione sicuramente il refrigerante migliore, a detta dei tecnici della NASA. Oltre alle sue caratteristiche tecniche essa è facilmente disponibile e a basso costo. Invece qui nello spazio, la sua sostenibilità ambientale poco importa.
Il sistema di raffreddamento della ISS consiste in due circuiti: uno interno ed uno esterno. Quello interno, che elimina il calore delle aree abitate dagli astronauti usa acqua come liquido. L’acqua trasporta il calore ad uno scambiatore liquido/liquido che fa da interfaccia tra il circuito interno ad acqua e il circuito esterno ad ammoniaca. L’ammoniaca poi disperde il calore nello spazio infinito tramite un apposito radiatore.