Chiller a propano? Parliamone! 

Non era ancora stato approvato che già faceva sentire i suoi effetti. Stiamo parlando del nuovo Regolamento F-gas che nel momento in cui Voi, cari lettori, state leggendo questo testo, dovrebbe già esser stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed essere così entrato di diritto nel quotidiano di ciascuno di noi. A questo proposito, Natale Mandelli, progettista di impianti per la refrigerazione, TDF s.r.l. – Tecnologie del Freddo, afferma: «Ormai da un po’ di tempo si è delineata una chiara tendenza: aziende che prima proponevano solo chiller ad HFC ora costruiscono e propongono anche chiller a propano, contribuendo a creare un nuovo dibattito attorno a questo refrigerante. Se, infatti, fino a qualche tempo fa il propano non veniva nemmeno considerato per certe applicazioni, ora esso inizia a far parte del paniere di soluzioni quando si cercano alternative “ecologiche” e sicure agli HFC». Il propano, infatti, come gli altri refrigeranti naturali, è favorito dal nuovo regolamento F-gas. Non perché sia naturale ma per via delle oggettive caratteristiche della molecola che ha GWP molto basso e ODS nullo. «Se si aggiunge che, come refrigerante, ha una efficienza elevata, allora si comprende perché il nuovo Regolamento F-gas non ponga limiti o divieti di utilizzo a questo fluido di lavoro, rendendolo dunque un refrigerante sicuro e a prova di futuro». 

Dove troviamo il propano?

In refrigerazione, ad oggi il propano è molto diffuso nei cabinet plug-in nel commerciale dove è ormai quasi una soluzione indiscussa: l’efficienza che non ha paragoni con nessun HFC, i circuiti ermeticamente sigillati e le cariche relativamente basse ne fanno la scelta principale.  Ma vi sono anche altri ambiti in cui il propano avrebbe molto da offrire: la refrigerazione di processo dell’industria alimentare, ad esempio, dove il propano è una buona alternativa a refrigeranti come l´R134a che andranno via via sparendo.  «In questa tipologia di impianti il chiller è in genere posto all’esterno. Il propano raffredda un liquido secondario – in genere acqua glicolata – e questo viene mandato poi in circolo. Le macchine a propano, grazie alla loro efficienza, semplicità costruttiva e di gestione, sono ideali per questo tipo di applicazione». Eppure, in Italia di macchine a propano di questo tipo e per queste applicazioni non ve ne sono moltissime. Afferma Mandelli: «Lo sviluppo è stato molto lento per anni. Ultimamente è in progressivo aumento. Questo, a mio parere, è dettato dalle ultime direttive, ma il propano non è ancora la scelta “ovvia” come invece può essere la CO2 nei supermercati».

Nella refrigerazione di processo dell’industria alimentare il propano è una buona alternativa a refrigeranti HFC che andranno via via sparendo

Come mai? Spiega Mandelli «Si tratta di una tecnologia che, pur non essendo nuova, è ancora poco conosciuta da parte di tutta la filiera (progettazione, installazione, manutenzione, utilizzatori). I clienti finali, dovendosi già occupare del loro business, spesso non conoscono le nuove tecnologie e le normative in vigore e, ovviamente, si affidano ai progettisti e costruttori per farsi aiutare nella scelta. I costruttori di macchine, sebbene in aumento, sono ancora relativamente pochi con una produzione numerica abbastanza limitata di macchine rispetto a quelle che utilizzano HFC».

Vantaggi importanti ma ancora sottovalutati

Ma vi è indubbiamente dell’altro. Mentre la CO2 nei supermercati è diventata a un certo punto praticamente l’unica scelta in grado di rispondere davvero alle richieste del mercato e legislative, nel settore della refrigerazione di processo il propano non ha una posizione così chiara, così definita, paragonabile a quella della CO2 nel commerciale. In altre parole, il propano ha ancora molti competitor, più noti e un po´ meno infiammabili (R32, ad esempio, o alcuni HFO). Da essi il propano si distingue sì, ma per alcune caratteristiche che, pur essendo molto importanti, non vengono ancora percepite come tali dagli utenti. Ad esempio? «Il propano è un refrigerante a prova di futuro. Non vi è all’orizzonte alcuna possibilità di divieto sul suo uso; non vi sono brevetti sulla sua produzione; i costi sono relativamente stabili; non vi è difficoltà di approvvigionamento; non vi sono possibilità di reazioni secondarie nell’ecosistema, tutti “mali” invece di cui soffrono o potrebbero soffrire i suoi competitor sintetici. In più è efficiente e sostenibile in termini di ODS e GWP, in assoluto ma anche rispetto a tutti i suoi competitor. Quindi, a chi mi chiede una soluzione ecologica e sicura io propongo il propano, usando come argomenti quanto detto sopra. Mi rendo conto, però, che si tratta di argomenti che vengono compresi e apprezzati da chi vuole fare investimenti a lungo termine, non da chi ha un orizzonte di breve periodo». E poi c’è il tema dell´immagine “green” conferita dall´uso di un refrigerante naturale: «Non è solo un immagine ma un dato di fatto: l’utilizzo del propano può contribuire ad abbassare l´impronta carbonica delle aziende, sia in termini di emissioni dirette che indirette».  E non si tratta di un dettaglio secondario in un´ epoca in cui i bilanci di sostenibilità sono un elemento importante per gli investitori. 

Saper gestire il propano: un vantaggio per il tecnico frigorista

Non sono però solo le aziende che utilizzano macchine a propano a potersi distinguere sul mercato. Anche i tecnici frigoristi in grado di proporre, installare e gestire impianti a propano, hanno un vantaggio: si tratta di capacità che, non essendo ancora molto diffuse ma avendo un futuro assicurato – soprattutto ora con la nuova F-gas – permettono di distinguersi sul mercato. 

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Il testo completo a firma MLDoldi si trova su ZeroSottoZero di Aprile