Lo chiama “l’effetto Bruxelles” e intende l’onda d’urto che il Regolamento F-gas ha avuto nel mondo e che ha contribuito anche ad arrivare all’Emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal. È il MEP Bas Eickhout ad usare questo termine nella seduta dell’8 novembre scorso della Commissione Ambiente, Salute pubblica e sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo. Qui sono stati commentati gli emendamenti che il Relatore Eickhout ha fatto alla proposta di revisione del Regolamento F-Gas della Commissione europea. «Stiamo parlando di gas le cui emissioni non sono tra le maggiori (NdR: in termini quantitativi) ma hanno un elevato effetto serra quindi il loro impatto sul clima è sostanziale».
Due i motivi della revisione del Regolamento:
- La necessità di adeguarlo agli obiettivi dell’emendamento di Kigali
- La necessità di adeguarlo ai nuovi sviluppi di mercato
A questo proposito afferma Eickhout: «Stiamo assistendo a sviluppi nei mercati che dimostrano come l’innovazione stia andando più velocemente di quanto almeno una parte dell’industria ci ha detto che sarebbe stato possibile». «Lo stesso – ricorda il relatore – è successo anche dieci anni fa quando con la versione del Regolamento ora in atto una parte dell’industria diceva che esso era troppo ambizioso. Il risultato è che dieci anni dopo una buona parte dell’Industria si è mossa più velocemente di quanto pensasse fosse possibile e lo sviluppo delle alternative naturali ovvero a GWP zero e non sintetiche ha preso il via in modo sostanziale». Tra l’altro: nell’analisi di impatto condotta dalla Commissione per vedere gli effetti del regolamento F-gas si afferma che una elevata ambizione avrà un effetto positivo su prodotto interno lordo e posti di lavoro.
Su un punto tutta l’industria è d’accordo: questo settore deve arrivare al 2050 a zero emissioni. Ha gli strumenti per farlo e per questo – afferma Eickhout – gli emendamenti proposti sono tali per cui al 2050 si possa arrivare effettivamente con zero emissioni.
Rimane la domanda del come e del quando. «Nel Regolamento abbiamo misure di riduzione (phase-down) e misure di divieti di utilizzo. Quei settori che hanno visto dei divieti hanno anche visto negli ultimi dieci anni l’innovazione affermarsi più velocemente, perché con una indicazione chiara il settore ha degli incentivi ad andare verso soluzioni a zero emissioni». Questi i motivi per cui si accetta la proposta della Commissione, ritenendo però che possa essere ampliata in alcuni punti, in modo da assicurare che il phase-down sia davvero solo utilizzato laddove non vi siano ancora alternative fattibili.
La questione PFAS
Sul tema PFAS afferma Eickhout : «Recentemente abbiamo discusso un pacchetto di misure in cui i PFAS sono stati inseriti nell’elenco degli inquinanti dell’acqua. Sappiamo, inoltre, che la revisione di REACH si occuperà anche di queste molecole e siamo solo all’inizio dello sviluppo della legislazione sugli PFAS. Se, allontanandoci dai gas fluorurati ad alto GWP per passare a quelli a basso GWP, ci muoviamo nel territorio PFAS, ci stiamo creando un nuovo problema. Impariamo dalla storia del Protocollo di Montreal: siamo passati dai CFC che danneggiavano lo strato di ozono ai gas fluorurati che hanno un impatto sul riscaldamento globale. Non passiamo ora alle sostanze chimiche che hanno un effetto inquinante, saltiamo questa fase. Penso che questa dovrebbe essere una preoccupazione molto grande per il settore ed è per questo che propongo anche di cercare di passare alle alternative naturali il più velocemente possibile e di saltare la fase delle sostanze chimiche».
Osservazioni generali
Le osservazioni del MEP Eickhout vanno oltre divieti e phase down: lotta la traffico illegale, formazione degli operatori e divieto di esportare refrigeranti ad elevato GWP verso Paesi terzi sono aspetti trattati nella discussione, la cui registrazione completa è disponibile QUI dal minuto 10:04
A breve pubblicheremo anche le reazioni di alcuni “shadows rapporteur” sugli emendamenti proposti