Il fabbisogno di freddo è destinato ad aumentare per diverse ragioni – climatiche, sociali, economiche. Le previsioni affermano che entro il 2060 a livello globale potrebbe esserci più richiesta di freddo che di caldo. Disporre della quantità di freddo necessaria ha implicazioni sia a livello sociale che economico che ambientale ma è necessario considerare e mettere in atto tutte le possibili strategie per poter produrre freddo in maniera sostenibile.
Oggi gli sforzi per raggiungere questo obiettivo vanno fondamentalmente in tre direzioni: aumento dell’efficienza energetica degli apparecchi, aumento di quota di energia elettrica rinnovabile in modo da ridurre le emissioni indirette e utilizzo di refrigeranti a basso GWP, in modo da abbattere le emissioni dirette.
Ma – come affermano gli studiosi Toby Peter e Leylan Sayin in un loro recente documento – nessuno di questi sforzi è destinato a farci raggiungere l’obiettivo o perché la trasformazione avviene troppo lentamente o perché il contemporaneo aumento della richiesta di freddo annulla i risultati ottenuti.
Ad esempio, nel 2018 è stata installata a livello mondiale una potenza di 104GW di energia fotovoltaica ma al contempo la richiesta energetica derivante dalla vendita di condizionatori quell’anno ha raggiunto i 115GW; e ancora: l’efficienza energetica raggiunta nel 2013-2016 dagli apparecchi del freddo è stata superata dalla richiesta energetica degli apparecchi elettrici (non solo per il freddo) negli edifici. Il risultato è che, sebbene si ottengano con queste tre vie dei risultati, il beneficio netto procede troppo lentamente. Ma come ricorda il documento IPCC pubblicato ad agosto 2021, questo è il decennio decisivo per la salvaguardia del clima: occorre agire con urgenza.
Quindi, si afferma nel documento, continuare su una via “pseudo business as always” – dove le uniche misure che si cerca di mettere in atto sono le tre descritte sopra, non porterà ai risultati necessari.
Cosa fare, dunque?
La risposta dei ricercatori: raggiungere una economia del freddo davvero sostenibile e resiliente richiede un approccio integrato a livello di sistema che consideri, ad esempio:
- Minimizzare la richiesta di condizionatori negli edifici sfruttando tutte le possibilità di progettazione per favorire il raffrescamento passivo;
- Utilizzare tutte le possibili risorse termiche di ogni sistema energetico e utilizzare le batterie termiche laddove possibile per sfruttare fonti energetiche che altrimenti andrebbero sprecate (es: cascami di calore dei sistemi di refrigerazione, della gassificazione del gas liquido, del raffreddamento dei centri di calcolo etc.)
- Aggregare settori diversi per creare sinergie;
- Utilizzare i dati e l’intelligenza artificiale per indirizzare in modo efficiente le risorse termiche disponibili;
- Aggregare unità abitative in sistemi di teleraffreddamento e teleriscaldamento
- Incoraggiare l’affermazione sul mercato di apparecchi il più efficienti possibili anche proponendo nuovi modelli di finanziamento.
Per concludere – affermano i due studiosi – se dover affrontare la crescente richiesta di freddo è una grande sfida, essa può anche risultare una grande possibilità per ripensare in maniera più resiliente il sistema energetico. Raggiungere il livello necessario di freddo pulito e sostenibile richiede ben oltre che produrre apparecchi più efficienti e meno inquinanti ma ripensare il modo in cui produciamo e offriamo freddo, minimizzando la necessità di freddo attivo, utilizzando il più possibile fonti rinnovabili, cascami termici di calore, batterie termiche e tecnologie nuove, magari ancora di nicchia, che si disconstano dal raffreddamento tradizionale a compressione di calore. In altre parole, richiede una transizione dal pensare a livello di singola tecnologia al pensare a livello di sistema
Il documento è liberamente disponibile QUI