L’Unione del Caldo e del Freddo Green incontra il Ministero

Il Gruppo di Lavoro Italiano sulla Refrigerazione, Condizionamento e Riscaldamento Green, costituito ad oggi da Legambiente e otto importanti aziende italiane (Carel, Enex, Epta, GTS SpA, LU-VE Group, SCM Frigo, Teon, Vulkan), nato a novembre a Refrigera, si struttura: semplifica il nome  – diventando l’Unione del Caldo e del Freddo Green  –  e adotta un logo ufficiale.  Ma i passi avanti non riguardano solo questo perchĂ© l’Unione ha appena raccolto un importante successo.

Dopo aver richiesto ad aprile un colloquio con il Ministero, il Gruppo è stato ora effettivamente ricevuto dal MITE e ha avuto la possibilità di esporre la propria visione e le proprie richieste per una refrigerazione, condizionamento e riscaldamento in linea con le necessità del Green Deal e della sostenibilità.

Marco Mancini – Legambiente, capofila del Gruppo – ha riassunto a ZeroSottoZero i punti in discussione:

  • Revisione del Regolamento F-gas: si chiede ambizione da parte dell’Italia, sapendo che le tecnologie esistono e non c’è un limite tecnologico – semmai normativo- all’uso di refrigeranti meno impattanti sul clima, soprattutto quelli naturali;
  • Istituzione di un tavolo nazionale che raccolga attorno a sĂ© tutti gli stakeholder del settore. Questo tavolo avrebbe anche la funzione di portare avanti le istanze del regolamento, una volta approvato, di realizzare con le giuste tempistiche i decreti richiesti e di portare avanti tematiche generali a livello nazionale, tenendo alta l’attenzione su un settore primario della economia italiana, diffondendo le informazioni giuste con campagne mirate anche a cittadini e tecnici del settore implementando le competenze green;
  • Utilizzare i refrigeranti naturali ovunque si possa e siano disponibili le tecnologie e nella transizione necessaria e contingentata nel tempo, usare gli HFC/HFO solo per quei settori che ancora non hanno la piena maturitĂ  per le tecnologie a base naturale, ma che necessariamente si dovranno mettere in linea quanto prima;
  • Fondamentale la formazione dei tecnici e delle professioni del settore del “caldo e del freddo”, poichĂ© la transizione non è possibile senza le competenze necessarie, specialmente riguardo all’utilizzo dei gas naturali e l’implementazione dei controlli e della formazione delle dogane contro il traffico illecito di fgas.

Afferma Mancini che vi sono, poi, aspetti che esulano dal Regolamento ma che vanno considerati sul cammino verso una refrigerazione sostenibile. Ad esempio, da una parte la necessità di spingere verso il recupero e riciclo di refrigeranti, sia con sistemi di EPR che con la costituzione di un Consorzio di Filiera (come quello dei RAEE o degli olii minerali esausti ad esempio), ponendo un limite di tempo all’utilizzo dei refrigeranti riciclati e rigenerati ad elevato GWP. Questo refrigerante è infatti fuori quota ma non a GWP zero, come talora si sente dire. «Il GWP del 404A, ad esempio, rimane elevato, sia esso vergine o rigenerato, nel momento in cui viene utilizzato in manutenzione in un impianto obsoleto che magari rilascia nell’aria il 20% della carica ogni anno, come certi impianti di refrigerazione» afferma Mancini.

Quanto ai limiti di GWP, l’Unione del Caldo e del Freddo Green afferma che vi sono già settori che hanno fatto una scelta per refrigeranti a GWP inferiore a 5, come il settore commerciale che nelle applicazioni nuove usa soprattutto CO2 e propano. Perché non porre direttamente questo valore come limite di GWP laddove il mercato stesso lo abbia spontaneamente scelto?

I prossimi passi? «Ora il Ministero è occupato a raccogliere le opinioni sul Regolamento di tutti gli stakeholder in modo da arrivare a Bruxelles con una posizione che riassuma la voce nazionale del settore. Poi si spera di poter iniziare i lavori per costituire il richiesto tavolo nazionale».

Quindi: Lavori in corso. Rimanete sintonizzati