Industria e ONG discutono con la Commissione la proposta di revisione al Regolamento F-gas

In un evento online organizzato e coordinato da EEB – European Environmental Bureau, rappresentati delle ONG e dell’industria si sono incontrati con la Commissione europea per discutere della recente proposta di revisione al Regolamento F-gas. Dopo una presentazione da parte della Commissione delle novitĂ  che questa proposta vuole introdurre sono intervenuti EEB – European Environmental Bureau (Davide Sabbadin), EIA – Environmental Investigation Agency (Clare Perry) e Gruppo EPTA (Francesco Mastrapasqua).

EEB – Training: il vero collo di bottiglia

EEB – European Environmental Bureau – accoglie con piacere l’allineamento del phase-down con gli obiettivi climatici della UE tra il 2030 e il 2050 e l’inclusione di tutti gli apparecchi e categorie che usano f-gas nel sistema delle quote. Si apprezza il tentativo di rafforzare la sorveglianza di mercato e di armonizzare le sanzioni amministrative. Tuttavia, vi sono in particolare tre aspetti sui quali EEB vede la possibilitĂ  di una azione piĂą impattante del Regolamento F-gas ovvero:

  • Training: REpowerEU ha reso chiaro che c’è un urgente bisogno di installatori professionisti nel settore HVAC. Oggi in Europa ci sono troppe poche pompe di calore e relativi installatori in grado di utilizzare tutti i refrigeranti disponibili. Considerando gli obiettivi numerici di installazione di pompe di calore della UE da qui al 2030, occorre urgentemente portare sul mercato tecnici formati e competenti mentre nella proposta di revisione appena presentata si avverte poca urgenza in questa direzione. EEB chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di rafforzare le richieste di training professionale ponendo ad esempio degli obblighi nazionali con chiari e misurabili obiettivi
  • Finanziamento delle misure: con il prezzo delle quote proposto dalla Commissione (3€/tCO2eq) si riuscirebbero a raccogliere 120 milioni di €: troppo poco secondo EEB per coprire le varie misure proposte dal Regolamento. Gli extra costi non causerebbero una sensibile differenza per i cittadini. Al contempo sembrano mancare ad alcuni Stati membri risorse importanti, ad esempio, per la sorveglianza di mercato. Secondo EEB occorre mettere un prezzo piĂą alto alle quote per generare introiti maggiori. Questi potrebbero essere utilizzati per supportare gli Stati membri nell’incentivare soluzioni green con GWP molto basso, per supportare training per l’installazione oppure per misure di sorveglianza e campagne di informazioni
  • PFAS: sebbene sul destino delle molecole del gruppo PFAS la Commissione si debba ancora esprimerne, non vi è nella proposta nessun link o accenno al Regolamento REACH per poter eliminare automaticamente molecole, qualora dovessero esser indicate come dannose. Inoltre, dovrebbe anche qui valere il principio di precauzione. Investire in refrigeranti che a breve potrebbero esser dichiarati dannosi crea incertezze tra i consumatori e i produttori.

EIA: questo è il decennio decisivo

Secondo quanto affermato da EIA, la proposta di revisione non risponde al senso di urgenza invece trasmesso dall’ultimo rapporto IPCC sul clima che sottolinea come questo sia il decennio decisivo per la lotta al cambiamento climatico. In quest’ottica i divieti non introdotti in questa proposta di revisione sono incomprensibili perché non rispettano né il senso di urgenza trasmesso dal rapporto IPCC né lo stato dell’arte delle tecnologie disponibili. Secondo EIA sono molti i settori in cui si potrebbe mettere un divieto d’uso di refrigeranti con GWP non ≤ 150 bensì addirittura di 10: unità di condensazione, refrigerazione industriale piccola e grande, trasporti refrigerati, condizionamento residenziale rooftop e VRF, chiller, condizionamento con split e pompe di calore. Inoltre, EIA suggerisce un divieto d’uso di HFC nei circuiti primari dei sistemi in cascata e l’eliminazione dell’esenzione all’uso di GWP ad alto GWP nelle basse temperature. «I divieti sono uno strumento importante, un chiaro segnale per i produttori e per i clienti e sono state le misure più efficaci messe a punto dall’attuale regolamento» afferma Clare Perry, climate senior campaigner presso EIA. Di fatto, la mancanza di alcuni divieti e il basarsi solo sul meccanismo di phase-down per controllare l’eliminazione di certi refrigeranti ha contribuito a creare il traffico illegale che esiste oggi e che mina i risultati del Regolamento F-gas.

Tra le raccomandazioni di EIA:

  • necessitĂ  di tracciare i refrigeranti lungo tutta la catena di approvvigionamento come diverrĂ  pratica comune negli USA, ad esempio tramite codici QR; necessitĂ  di fornire trasparenza, ad esempio rendendo note le quote disponibili per ciascun produttore, come è pratica comune negli USA tramite l’AIM Act;
  • aumentare il costo di ciascuna quota in modo che tale valore piĂą vicino ai prezzi reali del carbonio;
  • eliminare le esenzioni di refrigeranti ad alto GWP riciclati utilizzati per il service e la manutenzione e definire una data di scadenza per un loro possibile utilizzo.

Il punto di vista dell’Industria: la refrigerazione commerciale dispone di soluzioni a GWP ≤10 – Il Regolamento aiuti ad adottarle

In questa proposta di revisione la refrigerazione commerciale non è stata praticamente toccata e i divieti in atto sono esattamente gli stessi del Regolamento del 2015, nonostante la importante trasformazione verso tecnologie sostenibili a cui il settore è andato incontro negli ultimi anni. «Nel 2016 in Europa c’erano poco più di 5000 supermercati a CO2 transcritica. Nel 2021 erano oltre 40.000 a cui si aggiungono oltre 3,5 milioni di unità self-contained a propano. Questa trasformazione è sicuramente merito del Regolamento F-gas senza cui non sarebbe avvenuta o non sarebbe avvenuta a queste velocità. Il regolamento si è rivelato, dunque, un importante strumento per ridurre le emissioni del settore della refrigerazione commerciale» afferma Francesco Mastrapasqua, Istitutional Affairs Manager presso il Gruppo EPTA, Presidente di Assocold e Chairman del Gruppo di Lavoro sui gas fluorurati in Eurovent.  Durante gli ultimi 15 anni le aziende europee hanno concentrato i loro sforzi e investimenti nell’innovazione di sistemi a GWP molto basso, che fossero al contempo altamente affidabili, efficienti e sostenibili. Oggi si è arrivati al punto che la refrigerazione commerciale dispone di soluzioni affermate e provate anche con GWP ≤ 10. «Per questo non si comprende l’assenza di adeguati divieti d’uso nella proposta di revisione, visto che gli attuali divieti sono, rispetto a quanto può dare il mercato, obsoleti e anacronistici»

I sistemi a CO2 oggi sono tecnicamente, economicamente e ambientalmente ottimizzati e assicurano in maniera universale affidabilità ed efficienza in ogni paese e in ogni clima. Per queste ragioni il mercato ha scelto la CO2 nei sistemi di refrigerazione. Gli sviluppi in questa tecnologia a refrigerante naturale sono molteplici e ormai standard tecnici e anche gli sviluppi più recenti, come quelli descritti nel progetto LIFE C4R, dimostrano le importanti potenzialità di questa tecnologia. «Crediamo che il nuovo Regolamento debba allineare i divieti con quanto il mercato è in grado di dare».

Mastrapasqua esprime, infine, preoccupazione per l’ampio numero di impianti che ancor oggi sono in funzione e vengono mantenuti tramite il continuo utilizzo di refrigeranti ad elevatissimo GWP, refrigeranti che prima o poi finiscono in parte in atmosfera contribuendo di fatto a ridurre i vantaggi del Regolamento F-gas: alla luce di quanto detto sopra e dell’urgenza climatica risulta inconcepibile che ancor oggi sia permesso l’utilizzo di questi refrigeranti, sebbene riciclati o rigenerati.