Refrigerazione italiana: una road map verso la sostenibilità

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Assocold a MCE Digital: occorre accelerare la riconversione degli impianti di refrigerazione più vecchi e impattanti per il clima. Che il Recovery Plan sia uno strumento per rendere la refrigerazione commerciale italiana più sostenibile.

 L’ultimo rapporto sulle emissioni di gas serra redatto da ISPRA indica che in generale le emissioni totali di gas serra in Italia, espresse in CO2eq. sono diminuite del 17.2% tra il 1990 ed il 2018. Secondo il rapporto di ISPRA, nell’intervallo di tempo considerato solo gli HFC sono aumentati: “Le emissioni di HFC rappresentano il 3.9% delle emissioni totali e evidenziano una forte crescita” si legge nel rapporto. Un andamento non solo contrario a quello di tutti gli altri gas serra ma contrario anche a quanto per questi stessi gas si registra negli altri Stati membri. Tra l’altro: il 4% può sembrare poco, ma si pensi che gli HFC derivano quasi esclusivamente da un settore – quello del freddo.  Quindi nell’economia nazionale vi è un solo settore che contribuisce per circa il 4% al totale delle emissioni dell’intera Nazione.

L’offerta è pronta con molte soluzioni a prova di futuro

Cambiamo inquadratura. All’incontro organizzato da Assocold nel contesto di MCE Digital settimana scorsa è stata presentata una fotografia sintetica ma rappresentativa delle soluzioni per il freddo oggi disponibili sul mercato per il retail. Le soluzioni presentate permettono di realizzare importanti riduzioni di emissioni nei supermercati:

  • l’utilizzo di impianti con refrigeranti naturali a bassissimo GWP permette la diminuzione delle emissioni dirette. La tecnologia a CO2 è qui regina ma aumentano le proposte anche a propano e altri idrocarburi;
  • l’utilizzo di mobili che rispondo a precisi requisiti ecodesign contribuisce a eliminare dal mercato gli apparecchi meno efficienti e a spingere l’innovazione per portare sul mercato prodotti sempre più efficienti. Le novità introdotte con la banda dati EPREL facilitano l’identificazione da parte del cliente degli apparecchi più efficienti;
  • la realizzazione di innovative configurazioni impiantistiche che puntano sull’integrazione dei flussi termici nel punto vendita permette di valorizzare tutti i flussi energetici. Vi sono soluzioni di integrazione climatizzazione e refrigerazione che portano importanti risparmi energetici; nel supermercato ideale nessun flusso energetico viene sprecato, ma tutto viene recuperato e valorizzato;
  • la digitalizzazione e l’impiego di soluzioni avanzate di controllo assicurano in ogni momento il funzionamento ottimale degli impianti e la migliore gestione operativa dei sistemi a secondo della necessità reali.

Secondo Francesco Mastrapasqua – presidente Assocold – l’industria che produce apparecchi, sistemi e soluzioni per il retail porta già oggi sul mercato un’offerta in grado di rispondere al meglio alle richieste di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni così come richiesto dalla strategia europea del Green Deal, dall’Accordo di Parigi e dalla comunità scientifica internazionale. L’offerta è tale, in termini di varietà, efficienza, flessibilità e sicurezza, che non vi è oggi né dal punto di vista tecnologico, né dei ritorni di investimento nessuna ragione per non passare nel retail a soluzioni che non siano naturali, efficienti, climaticamente con impatto molto basso.

La domanda? Ancora troppo timida

Grafico estratto al Rapporto ISPRA che mostra l’andamento egli HFC negli ultimi anni. Cliccare per ingrandire

Se dal lato offerta non mancano soluzioni altamente sostenibili che permettono di diminuire le emissioni, come mai allora le emissioni di HFC in Italia continuano ad aumentare, come indicato dai dati di ISPRA? Secondo Mastrapasqua una delle cause è da ricercare proprio nel settore della refrigerazione commerciale e nella struttura del paesaggio del retail italiano. Mentre la maggior parte dei supermercati nuovi è costruita con le tecnologie descritte sopra, la stragrande maggioranza dei supermercati italiani appartiene ancora alla “vecchia guardia”, costruiti secondo i canoni di qualche anno fa: con refrigerante R404A o simili, senza alcuna integrazione tra condizionamento e refrigerazione, con poca attenzione al contenimento delle perdite, etc. Questi supermercati sono grossi emettitori: secondo ISPRA le perdite annue di refrigeranti possono raggiungere anche il 15% per ciascuno di essi. Molti di questi supermercati sono, però, ancora lontani dal fine vita, motivo per cui oggi in Italia circola ancora molto refrigerante ad alto GWP per la loro manutenzione. Difficile dare una stima precisa di quale percentuale dei supermercati in Italia sia ancora in “vecchio stile” ma al convegno di MCE, Assocold stima che si tratti di una percentuale intorno al 90%, una percentuale che giustificherebbe l’andamento delle emissioni di HFC indicato da ISPRA.

Il Recovery Plan per la Transizione ecologica del settore della refrigerazione

Al convegno, Assocold parla chiaro: «Risulta chiaro – afferma Mastrapasqua – che l’ammodernamento della rete di distribuzione italiana è un passo urgente da compiere per traghettare il settore verso una maggiore sostenibilità e una riduzione delle emissioni». E ancora: «Occorre fissare obiettivi e piani di azione più ambiziosi e completi per migliorare significativamente l’efficienza ed eliminare gli HFC ad alto GWP» afferma Pierluigi Schiesaro, R&D Director di Arneg. È necessario, insomma, completare velocemente la transizione verso il negozio del futuro che «sarà estremamente efficiente, con riduzione dei consumi tale da portarlo alla neutralità climatica. Utilizzerà solo il minimo di energia indispensabile e possibilmente prodotta da fonti rinnovabili; utilizzerà solo refrigeranti naturali e soprattutto, in base ai concetti della economia circolare, sarà progettato per durare a lungo ovvero per portare performance, qualità e affidabilità massime in modo duraturo nel tempo, deteriorandosi il meno possibile perché anche il deterioramento di un impianto è causa di emissioni di CO2»

Chiaramente però la transizione verso questa tipologia di negozi deve avere un incentivo: il retailer che pochi anni fa ha costruito un impianto di refrigerazione secondo quella che ai tempi era la regola d’arte, ha poche motivazioni oggi per dismetterlo prima del fine vita, soprattutto se lo deve di tasca propria. Occorrono chiaramente degli incentivi, come ve ne sono anche in altri Stati membri, per velocizzare la transizione verso negozi a impatto climatico nullo. «Per questo vediamo nel Recovery Plan delle opportunità immense per il nostro Paese per sostenere progetti legati alla protezione dell’ambiente e alla lotta contro i cambiamenti climatici. Parte di queste risorse sarà dedicata alla transizione ecologica che per il nostro comparto significa appunto affermare la transizione verso negozi a impatto zero. Una trasformazione che vedrà di sicuro un  aumento dei posti di lavoro nella economia verde, il miglioramento della efficienza energetica degli immobili, un sostegno ai processi industriali della transizione verde con soluzioni digitali». L’aspettativa è, dunque che, come scriveva un noto poeta, “i migliori dei nostri giorni debbano ancora venire”.

 

NOTA: Oltre ai già citati Francesco Mastrapasqua e Pierluigi Schiesaro, al convegno Assocold sono intervenuti anche Francesco Scuderi (Eurovent) che ha presentato i principi generali di Ecodesign ed Etichetta energetica per i mobili del retail (in vigore dal marzo 2021) e Giovanni Michelli (Eliwell) che ha presentato un caso applicativo di riduzione dei consumi e ottimizzazione delle prestazioni nei sistemi di refrigerazione commerciale in un supermercato.