Materie prime e cambiamento climatico: la refrigerazione tra incudine e martello

Jörn Schwarz (Credits: NürnbergMesse / Thomas Geiger)

Non è solo il cambiamento climatico con cui l’economia si deve confrontare e che richiede una trasformazione verso una riduzione delle emissioni di tutti gli ambiti. La carenza di materie prime e l’esplosione dei loro costi stanno mettendo sotto pressione più di un settore, anche quello del freddo. Anche di questo si è parlato al tradizionale convegno Asercom/Epee durante la giornata di congressi che si è tenuta il giorno prima di Chillventa, a Norimberga. Un convegno dal titolo autoesplicativo: “Time for Change”.

Jörn Schwarz (Ice-TeX) – apre il convegno con una presentazione sulla scarsità di materie prime. E lo fa citando l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel che già nel 2010, con la lungimiranza che spesso ha caratterizzato la sua azione politica, ha affermato: «Stiamo vivendo una dipendenza e una scarsità di risorse che prima credevano fossero infinitamente disponibili per noi». Come a dire: cerchiamo una soluzione e iniziamo a metterci al riparo perché non ne avremo abbastanza per sempre. Cara Cassandra!

Schwarz cita un paio di numeri tratti dal recente rapporto di IEA del 2021 dal titolo “The Role of Critical Materials in Clean Energy Transition

  • tra il 1970 e il 2017 l’estrazione globale di materie prime, tra cui anche minerali e sostanze fossili, ha avuto una crescita esponenziale;
  • tra il 1980 e il 2010 l’aumento dell’estrazione è stato del 2,5% per anno; al contempo la popolazione mondiale è aumentata del 1,5% all’anno:
  • nei prossimi anni avremo un aumento di richiesta di materia prima tra 1,9 e 2,2% all’anno. Questo significa che al 2050 avremo almeno un raddoppiamento della richiesta rispetto al 2010.

Rame: entro il 2035 chiuderanno 200 miniere a livello globale

Tra i materiali presi da Schwarz sotto la lente, il rame, elemento fondamentale per la refrigerazione e destinato a un maggiore impiego vista la crescita dell’elettrificazione.

Per quanto riguarda il rame, fa notare Schwarz:

  • Tra il 1969 e il 2018 sul mercato mondiale il prezzo del rame ha visto aumenti del 150%; tra il 2018 e il 2020 gli aumenti sono stati del 294%.

Motivo di questi aumenti? Sostanzialmente la scarsità. Nel 2018 si è tenuto un congresso mondiale del rame che ha riunto i maggiori produttori. Tra i messaggi chiave di questo convegno:

  • entro il 2035 chiuderanno ben 200 miniere di rame al mondo;
  • dal 2016 i maggiori produttori (Cile, Perù, Cina e USA) rilevano una stagnazione nella produzione;
  • il fabbisogno di rame potrebbe aumentare più velocemente di quanto stimato
  • le riserve globali si aggirano attorno a 870 milioni di tonnellate.
  • Se si suppone una crescita costante del fabbisogno, la richiesta globale di rame è di 21 milioni tonnellate/anno. In questo caso le riserve mondiali saranno esaurite nel giro di 41 anni

Petrolio: estrazioni stabili ma destinate a diminuire

Secondo il World Energy Outlook 2021 di IEA, il picco di produzione del petrolio sarebbe stato raggiunto nel 2005. Da allora si sono registrate delle fluttuazioni nella estrazione, ma non di importanza rilevante. L’aggiunta di estrazioni di petrolio da scisto (shale oil) o da altre fonti non convenzionali non ha un impatto rilevante sulla disponibilità mondiale. Sempre secondo IEA la domanda aumenterà nei prossimi dieci anni ma poi vi sarà und declino della produzione del 7,7% annuo fino al 2050 qualora non si investa in nuove ricerche.  Ovvero nel 2050 avrem tra il 75% e il 90% di disponibilità in meno rispetto ad oggi.

In un panorama di “business as usual” l’approvvigionamento di materie prime fondamentali non è in alcun modo assicurato