Refrigeranti: il cambiamento è un sentiero impervio. Un’intervista

Sono anni turbolenti per la refrigerazione. Il cambio di refrigeranti imposto dal regolamento F gas ha mutato le carte in tavola, modificando il panorama che per vent’anni quasi ha caratterizzato il settore del freddo.  Il regolamento F gas è entrato in vigore circa quattro anni e mezzo fa, ma soprattutto da metà 2017 si avverte cosa significhi veramente dover cambiare il modus operandi. Da allora è come se uno tsunami si fosse abbattuto sul settore, creando parecchia confusione: prezzi con andamenti altalenanti, difficoltà di approvvigionamento, l’apparire di una quantità smisurata di nuovi refrigeranti sul mercato, l’incertezza dei tecnici sui fluidi da usare per il futuro, il fiorire di un mercato illegale di “rispettabili” dimensioni sono quanto caratterizza il mondo dei refrigeranti oggi… e probabilmente ancora per un po’. In dialogo con l’ing. Ennio Campagna, Refrigerant Technology & Product Manager presso Rivoira-Nippon Gases. (Figura 1)

Ing. Campagna, perché solo da metà 2017 è arrivato lo tsunami, quando il regolamento è entrato in vigore due anni prima?

Il 2017 era l’anno precedente al primo passo del phase downdei gas previsto dal Regolamento F gas. Tutti si aspettavano che si sarebbe verificato un problema di mancanza di quote, proprio per la riduzione prevista. Per questo nel 2017, soprattutto dalla metà dell’anno, gli operatori si sono allarmati e hanno iniziato ad accumulare scorte dei gas tradizionali a più alto GWP, quindi soprattutto R404A e R507F. Questa situazione è stata aggravate dal concomitante annuncio da parte dei due principali produttori di refrigeranti – anche detentori dei brevetti HFO – di voler ridurre di molto le vendite europee di questi refrigeranti. Il che ha creato ancora più isteria sul mercato. E infine, ciliegina sulla torta, questi stessi produttori si sono lasciati un poco prendere la mano e hanno esageratamente innalzato i prezzi anche di quei refrigeranti che sarebbero stati meno interessati dal phase down,per il loro GWP non eccessivamente alto, quali R134a e R410A. Il risultato è che a fine 2017 si aveva in Europa un mercato dove tutti correvano all’accumulo dei refrigeranti pur con i prezzi schizzati alle stelle. E questo ha riguardato quasi tutti i refrigeranti maggiormente in uso, indipendentemente dal GWP.

Una mossa per spingere gli alternativi?

Sia per spingere gli alternativi che per non rimanere senza quote. Il primo obiettivo è stato sicuramente raggiunto. Se da gennaio a giugno 2017 il mercato dei nuovi refrigeranti praticamente non si è mosso, da giugno a dicembre 2017 c’è stata una impennata delle richieste, in particolare di R448A, R449A e R452A che sono i sostitutivi dell’R404A.

I nuovi refrigeranti erano meno costosi dei tradizionali che andavano a sostituire?

Bisogna dire che nei momenti “peggiori” i refrigeranti tradizionali sono arrivati a costare 50-60€/Kg. È una cifra spropositata se si pensa che prima del regolamento questi refrigeranti costavano 7/8€ al Kg. Dunque, se si considerano i prezzi raggiunti, allora sì, i refrigeranti alternativi costavano di meno. Anche qui, però, i produttori si sono lasciati “coinvolgere” dai movimenti di mercato e hanno aumentato i prezzi anche dei nuovi refrigeranti che da circa 20€/Kg sono arrivati anche a 30-40 €/Kg.

È comunque cinque volte più di quanto si pagavano I refrigeranti prima del regolamento F-gas…

Allora, prima del regolamento, pensavamo che 30€/Kg fosse un prezzo che non avremmo mai pagato per un refrigerante. Invece, non solo si è pagato anche 50/60€, ma oggi si ritiene che 30-35€/Kg sia un prezzo accettabile. Il risultato di tutto questo è che si è venuto a creare un mercato estremamente instabile, mobile ed eterogeneo.

L’intervista completa sul numero di Giugno di ZeroSottoZero