Nell’ultimo numero di Zero sotto Zero (ottobre, QUI) c’è uno speciale dedicato alla innovazione: cosa significa fare innovazione, quali gli “ingredienti” importanti, chi fa innovazione e come. Nelle circa 50 pagine dedicate a questo tema vi è anche un’intervista a Flavia Marzano, presidente dell’Associazione Stati Generali dell’Innovazione. Qui di seguito un estratto dell’intervista.
Italia e Innovazione: che tipo di rapporto esiste? Dipende da dove si guarda. In generale possiamo dire che in Italia vi è molto spirito innovatore e vi sono molti innovatori. Ma spesso essi sono isolati, anche perché manca un tessuto sociale, politico economico che favorisca l’innovazione del Sistema Paese. Abbiamo in Italia un panorama molto frammentato: in molti lavoriamo per favorire l’innovazione ognuno nel proprio ambito, ma manca un piano generale, una visione a lungo termine e una governance complessiva che ponga obiettivi comuni per il Paese a 10-15 anni. Facciamo politiche e progetti a troppo breve termine, ma non si definisce un filo conduttore di ampio respiro e vedute dove voler fare navigare la nave Italia.
Nella Carta d’Intenti si parla della necessità di “cambiare modello di innovazione”. In che senso? Significa andare incontro a un cambiamento profondo nella società civile e nella politica per creare una nuova mentalità di innovazione; significa pensare non in termini di singolo ma di un ecosistema che favorisca la collaborazione, il dialogo, lo scambio di competenze che, una volta messe in comune, si rafforzano; significa passare dal programma a brevissimo termine al piano strategico per la Nazione, dalla singola tecnologia all’innovazione di filiera.
Nella vostra Carta di Intenti avete presentato 10+1 priorità che sono state fatte proprie da molti candidati di allora, alcuni oggi parlamentari o addirittura ministri. La prima era la creazione di un piano strategico entro i primi mesi di governo. Oggi, oltre due anni dopo, a che punto siamo?
Diciamo che c’è una legge che dovrebbe essere la risposta a questa priorità, ovvero il Decreto Crescita 2.0. Personalmente, però, temo che ancora siamo lontani da un piano strategico vero e proprio, che guardi oltre la durata di una singola legislatura…
La priorità numero 3 chiede di porre la scuola al centro, come luogo di investimento e di creazione di valore: l’innovazione nasce nella scuola? Certamente. È lì che possono essere poste le basi dell’innovazione di domani. Per questo è fondamentale rilanciare il ruolo della scuola, università e formazione continua per scandire un’evoluzione dei modelli d’apprendimento in relazione agli scenari del cambiamento, secondo nuovi principi educativi e di formazione. Nella scuola è necessario investire. È l’officina dell’innovazione di domani.
Nella Carta d’Intenti si parla di filiera dell’innovazione. Che cosa si intende con questo concetto esattamente? La filiera è l’insieme di tutti gli anelli che portano all’innovazione: la scuola, l’università, l’azienda, il credito e il territorio. Ciascuno di essi è fondamentale, ma spesso l’innovazione si blocca perché uno di questi anelli non fa “catena”. Ad esempio, molto spesso l’ostacolo è l’accesso al credito. Le aziende senza credito non possono fare innovazione. E in quanto a credito, sarebbe necessario cambiare l’ottica del “fallimento”, sottolineando e valorizzando lo sforzo fatto per tentare di fare qualcosa di nuovo piuttosto che “punire” l’andamento negativo dei numeri, rendendo ancor più difficile l’accesso al credito. Questa politica ostacola l’innovazione e la voglia di farla. Bisogna rendere possibile una politica economica centrata sull’innovazione come motore della crescita e dello sviluppo del nostro paese.
L’intervista integrale è disponibile nel numero di ottobre di Zero sotto Zero. Per abbonarvi: QUI
GLI STATI GENERALI dell’INNOVAZIONE |
---|
L’Associazione (senza scopo di lucro) Stati Generali dell’Innovazione ha l’obiettivo di costruire un punto di riferimento per le associazioni, le organizzazioni, le imprese e i singoli impegnati sul fronte dell’innovazione, sia dal punto di vista sociale, sia industriale, che dell’impatto sulla trasformazione della pubblica amministrazione e infine delle condizioni tecniche di base, in modo da favorire la sinergia delle singole iniziative e massimizzare l’efficacia delle proposte. Essa si propone anche di definire un percorso per organizzare “dal basso” e sul territorio un cammino verso l’innovazione, attraverso l’utilizzo di una piattaforma di condivisione in rete, incontri tematici, riunioni, studi, pubblicazioni, seminari. Infine si propone di elaborare, aggiornare e promuovere, in modo condiviso e attraverso un processo inclusivo un programma per “l’innovazione nel governo dell’Italia”, come risultato complessivo degli Stati Generali dell’Innovazione. La Carta d’Intenti per l’Innovazione, alla cui realizzazione hanno potuto contribuire tutti i cittadini e sottoscritta da molti politici di questo governo, si trova QUI. Per maggiori informazioni sugli Stati Generali dell’Innovazione QUI. |