HFC verso il phase down: ecco perché è necessario

Il Centro Canadese per le Politiche alternative ha pubblicato un intervento di Janos Maté, Senior Consultant di Greenpeace International, in cui in maniera molto sobria e concisa l’autore spiega il perché della necessità di limitare le emissioni di HFC. “Gli HFC sono gas serra con un breve periodo di vita nell’atmosfera, per questo il loro impatto è concentrato nei pochi decenni che seguono alla loro emissione in atmosfera. Il loro accumulo in atmosfera cresce di anno in anno rapidamente. Secondo l’UNEP tra il 2004 e il 2008 essi sono aumentati dell’8%. Al ritmo attuale nel 2050 le loro emissioni potrebbero ammontare da 3,5 a 8,8 GT CO2 eq.  A seconda degli scenari  il loro contributo alle emissioni di gas serra potrebbe essere anche del 45% dei gas serra di origine antropogenica. Per questo – afferma Mate – la rapida eliminazione degli HFC è una delle misure  più efficaci per ottenere risultati nella protezione climatica. La loro eliminazione entro il 2020 potrebbe aiutare a riguadagnare un po’ del tempo necessario per affrontare anche la riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili”.

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Alcuni numeri

  • Secondo uno studio della Commissione Europea la refrigerazione commerciale e’ responsabile del 40% delle emissioni totali di refrigerante e questo numero potrebbe aumentare a 47% nel 2015;
  • La produzione globale di auto nel 2010 è stata di circa 66 milioni, di cui il 75% equipaggiati con climatizzatori; Nel 2010 al mondo viaggiavano 600 milioni di macchine di cui il 70% equipaggiate con condizionatori con circa 0,6-0,8Kg di refrigeranti in media;
  • Nel 2006 lo stock totale di refrigerante contenuto nei condizionatori delle macchine era di 70.100 tonnellate, con una perdita media del 17%;
  • Oggi si producono circa 100 milioni di refrigeratori domestici. Il 35-40% sono con idrocarburi, ma l’UNEP prevede che nel 2020 essi saranno il 75-80%.