USA, quo vadis?

Le recenti misure in ambito globale e nazionale – come il Piano per il Clima presentato dall’amministrazione Obama –  hanno riacceso il discorso sul cambiamento climatico e stanno riportando sotto i riflettori la necessità di una politica di controllo delle emissioni del settore della refrigerazione. Anche se per ora non vi è nulla di concreto all’orizzonte,  anche negli Stati Uniti l’idea di una riduzione graduale degli HFC guadagna terreno di giorno in giorno. Questo è particolarmente vero oggi che la produzione e consumo di HCFC è fortemente limitata e che si stanno facendo strada soluzione a impatto ambientale molto basso.  La preoccupazione che regna oggi dovunque è che  il rapido aumento di impianti di refrigerazione e condizionamento soprattutto nei paesi emergenti possa causare un rapido aumento degli HFC utilizzati. Con un GWP dell’ordine di 2000-4000 più alto della CO2, la prospettiva di una crescita rapida dell’uso di HFC spaventa e fa pensare ad un ribaltamento degli ottimi risultati raggiunti con il protocollo di Montreal. Come reagiscono gli Stati Uniti a queste riflessioni? La stampa estera riferisce da più parti che si sta incoraggiando la ricerca e l’utilizzo di alternative ai refrigeranti ad alto GWP.  Negli USA sarebbero già più di 100 i supermercati che hanno installato o pianificano di farlo impinati a CO2. Inoltre nel 2009 – con modifiche nel 2011 – l’EPA,  Agenzia di protezione ambientale, ha autorizzato l’utilizzo di idrocarburi per la refrigerazione. Nel maggio 2012 General Motors ha mandato sul mercato la Cadillac XTS che usa l’HFO1234yf come refrigerante e oggi si stima che più di 100.000 veicoli GM utilizzino questo HFO. Chiaramente si tratta ancora di applicazioni di portata ridotta, soprattutto s confrontate al dominio di mercato egli HFC, ma questa è la direzione in cui si sta muovendo il mercato statunitense.