Europa: verso il 2050

Scienziati e leader europei concordano sul fatto che entro la metĂ  del secolo l’Europa deve aumentare il suo risparmio energetico e la sua produzione di energia green per tagliare le emissioni di CO2 dell’ 80-95 % rispetto ai livelli del 1990 ed evitare così cambiamenti climatici catastrofici. Ma secondo il rapporto della Commissione „Tendenze al 2050“, rilasciato durante il periodo natalizio, il continente è sulla strada per ridurre le proprie emissioni di solo 1/3 al 2030 e del 44 % al 2050 .

Il documento prende in considerazione solo i regimi di riduzione del CO2 esistenti  e non assume nessuna nuova politica energetica e climatica dopo il 2020.  Questo è stato sottolineato dai sostenitori delle energie pulite come prova della necessitĂ  di una nuova pietra miliare nel 2030 . “Con un settore energetico dell’UE che potrebbe produrre quasi 400 milioni di tonnellate di CO2 l’anno entro il 2050 e l’Unione europea in una pessima situazione di sicurezza energetica, un ambizioso programma al 2030 per clima ed energia, con obiettivi per le energie rinnovabili e la riduzione dei gas serra , è piĂą importante che mai” ha affermato Wilkes, il vice amministratore delegato della European Wind Energy Association ( EWEA ) in una intervista alla agenzia Euractiv. “Senza tali obiettivi la sicurezza energetica e di un settore energetico a zero emissioni di carbonio sarĂ  impossibile” ha aggiunto. Il documento “Tendenze al 2050” ha però il vantaggio di presentare scenari di business-as -usual. L’ultimo documento simile risale al 2009 ed in esso si annunciava che le emissioni sarebbero state ridotte al 20% al 2030.

Il nuovo documento prevede che entro il 2050 il gas, l’energia eolica e nucleare forniranno circa un quarto dell’approvvigionamento energetico in Europa .

Lo studio afferma che “la limitata disponibilitĂ  di risorse interne di combustibili fossili, nonchĂ© le importazioni di biomassa aggiuntivi porteranno ad un aumento di importazioni di energia netta”. L’Europa è però giĂ  ad un livello di dipendenza energetica del 56% (media degli Stai membri) con un fanalino di coda, chiamato Italia, che arriva a quote addirittura dell’85%.