Forum Qualenergia e Refrigerazione sostenibile in Italia: gli interventi della politica e delle ONG

All of You on the Good Earth – (Acquired December 24, 1968 – Credits NASA)

Si è parlato anche di refrigerazione al tradizionale Forum “QualEnergia – XV edizione” tenutosi a Roma a fine novembre, una due giorni di dibattito sul filo rosso di energie e tecnologie alternative per affrontare la crisi climatica. E in un tal dibattito la refrigerazione vi entra di tutto diritto perché possiede le tecnologie per poter abbattere in maniera importante le emissioni del settore del freddo ma anche del caldo, del riscaldamento. Rappresentanti dell’industria, della politica e delle organizzazioni non governative sono intervenuti descrivendo i punti di forza del settore della refrigerazione sostenibile in Italia. Qui gli interventi della politica e delle ONG

Scegliere soluzioni a prova di futuro

(Davide Sabbadin, EEB – European Environmental Bureau)

Una delle misure previste dal piano europeo REepowerEU è il raddoppio delle pompe di calore installate su base annua e l’installazione da qui al 2030 di circa 30 milioni di pompe di calore (idroniche) per decarbonizzare il settore del riscaldamento (e raffreddamento) in Europa. «Sono numeri che fanno tremare i polsi – afferma Sabbadin – ma il settore delle pompe di calore possiede le soluzioni giuste per decarbonizzare il riscaldamento e raffreddamento e per farlo “a prova di futuro”, senza dover richiedere cioè upgrade o ulteriori sostituzioni nel medio periodo». Le “soluzioni giuste” devono essere efficienti, flessibili ovvero in grado di coprire tutta la gamma degli edifici da ristrutturare, non devono aumentare la dipendenza da Paesi terzi né per la loro produzione, né per il loro funzionamento e soprattutto devono essere ambientalmente il più neutre possibile. Ciò significa, ad esempio, funzionare con energia elettrica da fonti rinnovabili. Ma non solo. Anche i refrigeranti contano.  L’industria europea e italiana è leader nella produzione di pompe di calore che utilizzano refrigeranti naturali – afferma Sabbadin – ovvero refrigeranti a prova di futuro perché:

  • Possono esser prodotti ovunque, da materie prime disponibili ovunque
  • Non creano dipendenza da materie prime che l’Europa non possiede (Fluorospar) e da produttori che risiedono in gran parte fuori dal mercato europeo
  • Non danno origine, una volta nell’ecosistema, a molecole secondarie quali le PFAS come invece succede per alcuni refrigeranti sintetici che proprio a causa di questa loro caratteristica potrebbero subire ulteriori restrizioni sotto il regolamento REACH

Ma non è solo questione di ambiente e indipendenza da Paesi terzi. È anche questione di costi ed efficienza. Afferma Sabbadin: «Le pompe di calore a refrigeranti naturaliper lo più CO2 o idrocarburi – raggiungono livelli di efficienza molto elevati rispetto ad altri modelli. I refrigeranti naturali hanno costi decisamente inferiore ai refrigeranti sintetici. E questi sono probabilmente destinati ad aumentare mano a mano che le quantità disponibili diminuiscono per effetto del Regolamento F-gas» 

Prezzi di alcuni refrigeranti a confronto (Fonte: EEB – Sabbadin)

Conclude infine auspicando che si metta una clausola nel regolamento F-gas ora in revisione per evitare che qualsiasi sostanza che rischia di dare un PFAS non venga adottata come refrigerante alternativo perché, in caso di divieto, «chi avesse investito in linee produttive per tali refrigeranti si troverebbe con linee di produzioni obsolete che non può ripagare e che deve purtroppo cambiare; chi avesse purtroppo investito in pompe di calore con quei refrigeranti si ritroverebbe a dover cambiare la pompa di calore dopo solo pochi anni invece di averla lì per circa vent’anni».

L’Italia della Refrigerazione sostenibile? L’Unione del caldo e del freddo green

(Marco Mancini, Ufficio Scientifico di Legambiente)

«Chi controlla il freddo controlla una buona parte della nostra quotidianità moderna dal settore del cibo ai processi produttivi alla conservazione delle medicine» afferma Mancini. È fondamentale, dunque, che si tratti di una tecnologia il più possibile libera da brevetti, da monopoli, da dipendenze da poche aziende, per di più che producono in Paesi terzi, non europei. Inoltre, è fondamentale utilizzare, per ogni novità che si introduce, il principio di precauzione per evitare che la storia CFC->HCFC->HFC si ripeta. «Cosa sappiamo delle nuove molecole HFO e della loro interazione sull’ambiente? Ancora troppo poco per poterle accettare su una base ampia» sottolinea Mancini. Infine, non è certo il settore della produzione di gas sintetici a trainare l’economia e la forza innovativa italiana, bensì quello della produzione di tecnologie per la refrigerazione che scelgono i refrigeranti naturali, tecnologie per le quali l’Italia è leader a livello mondiale. Per questo Legambiente si è fatta promotrice di un tavolo di lavoro per portare avanti gli interessi più genuini della refrigerazione italiana. Con la fondazione del Gruppo di Lavoro Unione del Freddo e del Caldo Green si stanno riunendo le aziende che sono eccellenze italiane nella produzione di macchine e impianti per il freddo sostenibile (efficienti e a base naturale) e per poter fare proposte per un regolamento F-gas che consideri le alternative naturali come principale soluzione per la refrigerazione del futuro nell’interesse della economia italiana.

F-gas: a che punto siamo?

(Federica Fricano, Dirigente Affari Europei Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica)

La discussione sul Regolamento F-gas, dopo la proposta della Commissione di aprile e dopo gli emendamenti presentati dal Parlamento, è giunta al Consiglio ma – afferma Fricano – probabilmente si raggiungerà un accordo generale solo a marzo, sotto la presidenza svedese. In generale sembra regnare tra gli Stati membri un collettivo consenso su alcuni temi quali: l’inclusione dei refrigeranti naturali nello scopo del Regolamento in termini di apparecchi, usi, applicazioni, formazione;  l’introduzione di un elenco dei titolari delle quote in modo che processo di attribuzione delle stesse risulti più trasparente e si abbia un sistema di controllo della movimentazione dei gas; l’introduzione di un sistema di sanzioni omogeneo tra gli Stati membri relativamente al traffico illegale dei refrigeranti. La convergenza è meno forte quando si parla di immissione sul mercato dei prodotti e relativi gas. Qui si nota una certa differenza di posizioni tra il mondo della refrigerazione, più propenso all’abbandono dei refrigeranti tradizionali e quello della produzione di caldo, invece meno propenso.

I tempi sono maturi per la refrigerazione sostenibile

(Enrico Cappelletti Commissione Attività Produttive Camera dei Deputati)

A proposito del disegno di legge “Disposizioni in materia di transizione ecologica per il contrasto all’aumento dei gas serra fluorurati provenienti dalla refrigerazione commerciale” presentato a novembre in Senato dalla sen. Patty L’Abbate afferma Cappelletti: «Lo abbiamo ripresentato alla camera con convinzione ed è stato depositato in questi giorni. Crediamo che il sistema di incentivazione proposto in quel disegno per sostituire gli impianti obsoleti con impianti più moderni ma soprattutto che utilizzano gas naturali come la CO2 o il propano trovi ora il momento più che maturo affinché vada in porto. Non è uno strumento per dissipare risorse dello Stato ma al contrario per fare un investimento da cui tutti traiamo vantaggio: chiaramente da un punto di vista di riduzione delle emissioni ma anche da un punto di vista dell’economia».