ENEX: cosa abbiamo imparato nella primavera 2020

Sergio Girotto

Dal 4 maggio anche Enex, azienda di Treviso famosa per la progettazione e produzione di  sistemi frigoriferi ad alta efficienza che utilizzano anidride carbonica (CO2), ha riaperto l’attività: tutti i circa 50 dipendenti – tra ufficio e  produzione – sono tornati ai loro posti di lavoro. Come prima della crisi? «No, non come prima della crisi» afferma Sergio Girotto, COO di Enex. «Abbiamo dovuto cambiare il lay-out e l’organizzazione dell’azienda per poter assicurare le necessarie distanze. Nella produzione abbiamo introdotto dei turni di lavoro, che prima non avevamo, in modo da avere il minor numero di persone possibili in produzione. Per gli uffici abbiamo recuperato degli spazi al momento non utilizzati e abbiamo in questo modo ridotto notevolmente la densità del personale. Abbiamo inoltre chiuso la mensa e tutti gli spazi comuni; negli spogliatoi si entra uno per volta; a ogni dipendente viene misurata la temperatura corporea all’arrivo in azienda, oltre ad aver distribuito a tutti i DPI richiesti dalle ordinanze».

Ma vi è dell’altro. Enex, di sua iniziativa, alla riapertura ha proposto ai suoi dipendenti di sottoporsi al test degli anticorpi per il Covid e progetta di proporre un secondo controllo ad alcune settimane di distanza dal primo. Si tratta di misure non obbligatorie, che però Enex, che ha sede in una delle regioni d’Italia più colpite dal virus, ha deciso di mettere in campo come iniziativa autonoma: «A livello di società civile devono essere prese tutte le misure possibili per evitare un eventuale contagio o per individuarlo e isolarlo in fretta qualora appaia; penso che nessuna azienda si possa permettere una ricaduta. Anche a livello economico nazionale una ricaduta sarebbe disastrosa e tutti hanno l’obbligo morale di fare quanto possibile per evitarla. Riguardo ai test sierologici sappiamo che se ne parla molto, ma per ovvi motivi di costo e logistici non sono mai stati eseguiti a livello generale. Ma noi, nella nostra comunità aziendale relativamente piccola, potevamo farlo. E lo abbiamo fatto».

Da quando e per quanto tempo nei mesi scorsi Enex ha ridotto le attività? «Enex non ha mai chiuso completamente. Solo la produzione si è fermata quasi completamente per 2 settimane, salvo assicurare il completamento di alcune commesse. Invece la progettazione, la preventivazione e il supporto clienti, oltre all’amministrazione, grazie al lavoro da remoto, sono stati mantenuti attivi. Questo è stato possibile grazie alla rete informatica particolarmente efficiente messa a punto nell’ultimo anno, oltre che all’impegno del personale. Abbiamo avviato la produzione, sia pure limitatamente alle attività urgenti e con poco personale presente, già dal 6 Aprile. Sempre per mantenere attive le funzioni essenziali tra cui la consegna dei ricambi. Ovviamente abbiamo agito nel rispetto della legge avendo chiesto autorizzazione alla prefettura. La vera ripartenza, all’80%, è avvenuta il 20 aprile».

Quale è stata la difficolta maggiore? «Per me la difficoltà maggiore e stata dover reagire nel giro di pochissimo tempo alle ordinanze che uscivano di continuo e riuscire a comunicarle in modo chiaro e per tempo a tutti i dipendenti. Siamo una azienda di una dimensione critica: non così piccola da poter velocemente comunicare direttamente con tutti i dipendenti né così grande da poter comunicare attraverso rappresentanze».

Come vi ha cambiato questa situazione? «In questi due mesi abbiamo imparato ad organizzarci per una situazione a cui non eravamo preparati in termini strutturali e organizzativi. Ora siamo capaci di attuare il lavoro agile, abbiamo riorganizzato la comunicazione e il lavoro. Abbiamo cioè acquisito delle nuove competenze organizzative e possiamo dire di esser cresciuti. Anche i tecnici, obbligati a lavorare da casa, hanno dovuto imparare a dare ai clienti risposte in completa autonomia, quando invece in azienda erano abituati a confrontarsi con in colleghi in “real time”. Questo è venuto meno nei tempi della chiusura ma credo che abbia contribuito ad una maggiore autonomia di decisione e in definitiva a una crescita professionale».

Dal punto di vista economico temete di avere delle conseguenze? «Non credo. Abbiamo un pacchetto ordini che ci permette di ripartire in tranquillità. Il rapporto con i nostri clienti non si è mai interrotto e non mi aspetto sorprese. Certamente ci sarà uno slittamento di alcuni ordini, ma abbiamo pronti nuovi prodotti che stanno riscuotendo molto interesse e contiamo di recuperare almeno parte del fatturato perduto grazie a nuovi clienti e a nuovi mercati. I dipendenti sono consapevoli dello sforzo fatto dall’azienda in queste settimane difficili e sono sicuro che collaboreranno al massimo per recuperare».