Forum Qualenergia e Refrigerazione sostenibile in Italia: gli interventi dell’Industria

All of You on the Good Earth – (Acquired December 24, 1968 – Credits NASA)

Si è parlato anche di refrigerazione al tradizionale Forum “QualEnergia – XV edizione” tenutosi a Roma a fine novembre, una due giorni di dibattito sul filo rosso di energie e tecnologie alternative per affrontare la crisi climatica. E in un tal dibattito la refrigerazione vi entra di tutto diritto perché possiede le tecnologie per poter abbattere in maniera importante le emissioni del settore del freddo ma anche del caldo, del riscaldamento. Rappresentanti dell’industria, della politica e delle organizzazioni non governative sono intervenuti descrivendo i punti di forza del settore della refrigerazione sostenibile in Italia. Qui di seguito gli interventi dell’Industria

L’industria della Refrigerazione è pronta per la decarbonizzazione

(Francesco Mastrapasqua, Presidente Assocold)

Il regolamento F gas è un regolamento che ha un impatto considerevole sulle aziende della refrigerazione. La versione attuale è in vigore dal 2015 ed è quindi possibile fare un bilancio delle conseguenze che ha avuto «Esso è stato indubbiamente un successo – afferma Francesco Mastrapasqua – Ha limitato l’uso dei refrigeranti ad alto GWP, contribuendo alla maggiore diffusione di refrigeranti a minor impatto ambientale; ha contribuito a ridurre le emissioni  del settore; il GWP dei refrigeranti in uso è passato da un valore medio di 2000 (nel 2015) a un valore medio di 1600 (2019); le quantità di gas recuperato e riciclato sono triplicate e infine le aziende che utilizzano refrigeranti naturali sono aumentate del 60%. È stato un motore di innovazione ed esempio in tutto il mondo». Quindi un successo al 100%? «Alcune perplessità rimangono» afferma Mastrapasqua. Ad esempio, si continuano ad usare refrigeranti che comunque hanno un discreto effetto serra, anche in quei settori – come la refrigerazione commerciale – che già dispone tecnologie con refrigeranti a GWP inferiore a 5 e le impiega in tutti gli impianti nuovi. «A questo proposito – afferma Mastrapasqua – mi piace ricordare che giace da tempo in Parlamento un disegno di legge per accelerare la transizione dei supermercati verso l’adozione di nuove tecnologie a impatto zero per sostituire gli impianti più vecchi che ancora funzionano gas fluorurati ad alto GWP ma non si riesce a mandarlo avanti per la resistenza di chi invece ha tutto l’interesse a che si continuino ad usare gas climalteranti ad alto GWP». La proposta per il nuovo Regolamento F-gas, dunque, non tiene conto debitamente delle tecnologie oggi disponibili sul mercato: occorre accelerare l’ambizione e allinearla con quanto oggi l’industria è in grado di proporre ovvero tecnologie con GWP inferiore a 5. Quello della scelta del refrigerante non è un tema di secondaria importanza. Tutti i settori che possono fare scelte alternative a zero emissioni dovrebbero farle. Infatti, uno studio dell’Università di Berkeley, citato da Mastrapasqua, afferma che l’Italia ha già accumulato un aumento di +2°C rispetto al periodo preindustriale e senza un cambio di rotta radicale potrebbe arrivare a +4°C a fine secolo. «Su questi dati la politica deve riflettere e agire di conseguenza».

Ma non è solo una questione di Italia e industria italiana. Scegliere i giusti gas refrigeranti significa anche lavorare per l’indipendenza europea in termini di materie prime e dipendenza da produzioni estere. La maggior parte dei refrigeranti, infatti, viene prodotta extra Unione europea e per l’Europa è solo materiale di importazione. Al contrario, i gas naturali possono

Luoghi di produzione della maggior parte dei refrigeranti al mondo (Fonte: Mastrapasqua – Assocold)

essere prodotti dovunque e senza brevetto, con processi ormai noti ed affermati. Infine, afferma Mastrapasqua, sarebbe bene by-passare laddove possibile – e nella refrigerazione commerciale è possibile – l’utilizzo delle nuove molecole HFO perché si rischia di creare un nuovo problema ambientale di proporzioni per ora sconosciute, quello dell’inquinamento da PFAS, che hanno un effetto sulla salute umana e sull’ecosistema non ancora davvero calcolabile. «Non dobbiamo fare l’errore di passare attraverso una nuova fase di refrigeranti dannosi per l’ambiente o addirittura per la salute soprattutto non quando abbiamo soluzioni naturali disponibili».

L’investimento in tecnologie sostenibile è un investimento profittevole

(Biagio Lamanna Knowledge Center Manager Carel Industries)

«Io sono qui per portare una testimonianza ovvero la testimonianza che l’industria è pronta per le tecnologie sostenibili e l’investimento in tali tecnologie è un investimento che frutta e non un investimento che ha bisogno di sostegni o che mette in pericolo il business» esordisce Biagio Lamanna. E l’affermazione si basa sull’esperienza dell’azienda per cui lavora, che opera nel settore (anche) della refrigerazione da oltre 50 anni. «I trend che si osservano negli ultimi anni in questo settore indicano una crescita globale continua sia nei paesi in via di sviluppo che non, in chiave di sostenibilità ambientale attraverso l’efficienza energetica e l’uso di fluidi refrigeranti naturali». È da circa dieci anni che Carel investe soprattutto nelle tecnologie a refrigerazione naturali. Anzi: «Quasi esclusivamente sui refrigeranti naturali in termini di ricerca in due ottiche essenzialmente: adeguare la componentistica alle caratteristiche di questi refrigeranti e in ottica di efficienza energetica per rendere queste macchine efficiente almeno come la precedente e possibilmente di più».  L’andamento dei profitti dell’Azienda in questi anni indica che si tratta di una scelta vincente: «Persino nel 2020, dove molte aziende hanno segnato numeri negativi, noi siamo cresciuti». Nel 2021 Carel ha investito circa il 50% del proprio pacchetto investimenti in prodotti che hanno generato il 60,4% dei ricavi ed erano prodotti focalizzati sulla sostenibilità ambientale

Anche gli investitori divengono sempre più attenti alla sostenibilita ambientale. Afferma Lamanna: «Non solo si interessano ad aziende che hanno in generale un investimento o una sostenibilità nella propria gestione ma cominciano a interessarsi direttamente alle tecnologie. E tra gli stessi clienti vi sono catene di supermercati a cui non si riesce a vendere nulla se non offri un sistema a fluido naturale».

Conclude infine: «L’esperienza di Carel è non solo che queste tecnologie a refrigeranti naturali sono molto profittevoli dal punto di vista del business, ma anche che si sposano moltissimo con quello che è l’ambito industriale italiano. I refrigeranti naturali sono un punto focale fisso del futuro del nostro settore perché senza di loro noi continueremmo solo a trovare soluzioni a breve o medio termine, senza una strategia di lungo respiro. E dover cambiare tecnologie ogni 15 anni perché si scopre che quanto si era adottato era solo una “pezza”, non è una strategia che assicura competitività al settore».

I refrigeranti? Anche per riscaldare!

(Ferdinando Pozzani, Amministratore Delegato Theon)

Non solo freddo. Con i refrigeranti si possono fare funzionare anche le pompe di calore, un “all rounder” nella climatizzazione, che produce freddo o caldo a seconda delle necessità. Si tratta di una tecnologia oggi fondamentale perché il piano REpowerEu della Unione europea per ridimensionare il fabbisogno di gas e la dipendenza da fonti estere prevede al 2030 l’installazione di 30 milioni di pompe di calore. L’obiettivo? Decarbonizzare il settore del riscaldamento residenziale, elettrificandolo. Si tratta, però, di un settore che oggi si basa in gran parte su riscaldamento a base fossile: gas o – peggio – gasolio e per poterlo elettrificare occorrono pompe di calore ad alta temperatura. Una tecnologia in cui Theon è specializzata. Afferma Pozzani: «Le pompe di calore ad alta temperatura sono in grado di fornire acqua a 80°C ( ma anche di più) che è il necessario per sostituire le innumerevoli caldaie a combustibile fossile che ora si trovano in 9 edifici su 10 del parco residenziale europeo costruito prima degli anni 80. Queste pompe di calore sono dunque essenziali per poter decarbonizzare il settore ed esse funzionano efficientemente solo con refrigeranti naturali idrocarburi quali isobutano, ad esempio. I gas naturali dunque non sono importanti solo dal punto di vista della sostenibilità, come hanno dimostrato i colleghi prima di me, ma per quanto riguarda il nostro settore essi sono decisamente superiori da un punto di vista di affidabilità, prestazione ed efficienza:  si consuma molta meno energia primaria, si dimezzare l’acquisto di energia primaria anche a livello Paese, si dimezzare il costo della bolletta e ci si sposta verso l’autonomia energetica».