Il percorso verso una refrigerazione più efficiente è da tempo avviato. Se si considera che, solo negli Stati Uniti, sono in funzione più di 100 milioni di frigoriferi domestici, che consumano fino a 2 kW di elettricità al giorno, si fa presto a calcolare i consumi. Per ridurre l’energia necessaria e le relative emissioni occorre puntare a nuove soluzioni. Una di queste è stata da poco messa a punto dall’Oak Ridge National Laboratory: essa consente di conservare gli alimenti refrigerati mediante materiali a cambiamento di fase (PCM), riducendo le emissioni di CO2 del 30%.
La soluzione, messa a punto dal Lab gestito dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, utilizza evaporatori avanzati con PCM installati in ogni scomparto per l’accumulo di energia fredda.
I ricercatori hanno applicato metalli porosi, tecnologia di sbrinamento a contatto diretto e un refrigerante a basso GWP. I PCM sono integrati con serpentine evaporatrici per mantenere la temperatura costante, «richiedendo un ciclo operativo e consentendo ai frigoriferi di funzionare quasi al 100% di notte, quando il consumo di energia è inferiore», ha affermato Zhiming Gao, membro ricerca e sviluppo della divisione Buildings and Transportation Science dell’ORNL. «Ciò riduce la domanda di elettricità, fa risparmiare sui costi e mantiene l’efficienza».