Cosa è possibile fare con i refrigeranti naturali? Un evento al Parlamento europeo

Molte aziende grandi e piccole in Europa stanno già lavorando e producendo soluzioni basate su alternative naturali ai gas fluorurati. Alcune di loro sono state invitate a presentare la propria esperienza con i refrigeranti naturali in un incontro tenutosi mercoledì 25 gennaio al parlamento europeo e organizzato dal parlamentare Bas Eickhout (Greens/EFA MEP)  – relatore della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare dell’UE (ENVI) – in collaborazione con ATMOsphere, l’acceleratore per una economia del freddo basata sui refrigeranti naturali. Il panel era composto da aziende provenienti da Grecia (General Refrigeration), Austria (Pbx), Germania (Konvekta) e Repubblica Ceca (Mirai Intex).  I settori rappresentati da queste aziende sono vari: refrigerazione commerciale, industriale (impianti a bassissime temperature), condizionamento dei trasporti (van, bus, treni).

I messaggi principali dell’incontro possono essere così riassunti:

  1. Oggi non abbiamo più bisogno di HFC o HFO per nessuna nuova apparecchiatura. I refrigeranti naturali hanno una risposta per tutte le applicazioni, per le quali abbiamo un’ampia scelta di tecnologie, dall’ambito domestico a quello industriale e persino per il condizionamento mobile, per l’aria condizionata e per il riscaldamento. I refrigeranti naturali sono migliori, sono efficienti e sono “PFAs free”;
  2. Oggi il mondo della refrigerazione naturale non solo offre una risposta per tutte le applicazioni ma vi è già in esso concorrenza tra le aziende, il che indica una raggiunta maturità di mercato che spinge ulteriormente l’innovazione e porta ad un abbassamento dei prezzi per le diverse tecnologie;
  3. L’industria della refrigerazione ha seguito per decadi uno schema molto semplice, cambiando tipo di refrigerante ogni 20 anni, in modo concomitante allo scadere di certi brevetti da parte di alcune aziende. Ma ognuna delle soluzioni adottate nel tentativo di risolvere un problema ne ha creato un altro. Oggi con gli HFO e la problematica PFAS ci troviamo di fronte alla stessa dinamica, con la differenza che ora abbiamo alternative mature e disponibili per rompere questa spirale negativa;
  4. Vi sono refrigeranti considerati sostenibili perché hanno un basso valore di GWP100. Ma quando si considerano i loro effetti sul clima nel periodo più breve (GWP20) si vede che essi non sono davvero a basso GWP e che i danni che possono arrecare all’ambiente sono maggiori di quanto sembra considerando il GWP100. Vi è solo una classe di refrigeranti che, sia che li si consideri a breve o a lungo termine, risultano sempre avere un effetto nullo sul clima: i refrigeranti naturali;
  5. L’utilizzo dei refrigeranti naturali permetterebbe di risolvere nel giro di poco tempo anche il problema del traffico illegale. Affermando una economia del freddo a base naturale non vi sarebbe nessun traffico illegale perché i refrigeranti naturali non sono patentabili e sono molto, molto meno costosi dei refrigeranti sintetici. Semplicemente non vi sarebbe nessun interesse nel commerciarli in maniera illegale;
  6. Le tecnologie a refrigerante naturale (ma non tutte) sono ancora oggi più costose delle tecnologie tradizionali al momento dell’acquisto, anche per un maggior contenuto tecnologico rispetto alle tecnologie tradizionali. Una loro maggiore diffusione contribuirà indubbiamente ad abbassarne il costo iniziale che comunque viene bilanciato nel giro di pochi anni per i minori costi gestionali;
  7. Una cornice legislativa che indichi una direzione chiara all’industria è essenziale per spingere l’industria in una determinata direzione. Senza di essa la tendenza è continuare nel business as usual.
  8. I divieti di utilizzo dei refrigeranti sono uno strumento fondamentale per accelerare l’affermazione di tecnologie alternative. L’esempio viene dalla refrigerazione commerciale dove l’introduzione dei divieti di utilizzo ha dato il via ad una affermazione di tecnologie alterative (CO2 e propano) che si credeva impossibile realizzare ma che oggi sono diventati standard. Se infatti nel 2015 all’introduzione della attuale F-gas in Europa i supermercati a CO2 erano circa 10.000 ora in meno di una decade sono 60.000 e le tecnologie naturali sono diventate lo standard di ogni supermercato nuovo;
  9. Poiché stiamo parlando di tecnologie che, una volta installate, durano qualche decina di anni, è bene considerare questo intervallo di tempo anche nella affermazione della legislazione. Se vogliamo arrivare alla decarbonizzazione nel 2050, le leggi anti-emissioni bisogna metterle in atto ora.
  10. Il settore della refrigerazione naturale vede moltissime aziende europee come leader tecnologici che non solo vendono i loro prodotti in Europa ma a poco a poco con il proprio know how e la propria tecnologia stanno conquistando mercati in tutti i continenti, arricchendo l’economia europa di posti di lavoro e know how tecnologico d’avanguardia.

Efficienza energetica: un tema controverso ma i dati parlano chiaro

Quando si parla di refrigeranti naturali, il tema dell’efficienza energetica è terreno di scontro tra chi afferma che essi non siano efficiente come i sintetici e chi invece afferma il contrario. Istintivamente verrebbe da pensare che se i supermercati – notoriamente attenti alle spese – scelgono la refrigerazione naturale, non lo facciano certo per idealismo quanto piuttosto molto semplicemente perche a conti fatti essi fanno risparmiare. È difficile in realtà definire l’efficienza energetica di una soluzione perche ogni caso applicativo fa a se e andrebbe analizzato individualmente Ciò non toglie i dati di fatto ovvero che vi sono una pletora di studi scientifici di alto livello, di vari gruppi di ricerca e istituti, che dimostrano come l’efficienza dei refrigeranti naturali nei vari casi analizzati sia paragonabile se non superiore a quella dei refrigeranti sintetici. Non dobbiamo inoltre scordare che l’Europa e il mondo vanno sempre più verso una economia ad energia d fonti rinnovabili. In Europa il piano REpowerEU mira a velocizzare ulteriormente la transizione verso una maggiore produzione energetica rinnovabile. In quest’ottica, allora, il peso delle emissioni di CO2 derivanti dal consumo energetico si relativizza. Certo, rimane il peso del consumo energetico in bolletta ma, poiché si va verso una economia sempre più anche di autoproduzione e autoconsumo, anche il discorso del costo energetico si relativizzerà.