Europa:  “Pompe di calore a refrigeranti naturali fondamentali per raggiungere il piano di RepowerEU in maniera a prova di futuro” afferma EEB

Il settore delle pompe di calore è indubbiamente al centro delle discussioni sulla revisione del regolamento F-gas. Ovvio, viste le proiezioni di crescita. Per ridurre al più presto la dipendenza europea dai combustibili fossili russi, la Commissione ha infatti approvato a fine maggio 2022 il piano “REPowerEU” che mira a ridurre il consumo di combustibili fossili in generale, incrementando il risparmio energetico e le energie rinnovabili in Europa.

In questo piano le pompe di calore, che sostituiscono le caldaie a combustibile fossile, sono una parte fondamentale. Perché? Le pompe di calore sono molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle caldaie, consentono un maggiore utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, dell’energia ambientale e del calore di scarto e possono aumentare la flessibilità dell’intero sistema energetico. Se l’energia elettrica utilizzata per farle funzionare è di origine rinnovabile, il potenziale di decarbonizzazione del riscaldamento viene ulteriormente aumentato.

Concentrandosi sulle pompe di calore utilizzate principalmente per il riscaldamento, REPowerEU afferma che l’UE deve raddoppiare l’attuale tasso di diffusione delle pompe di calore entro i prossimi cinque anni. Il piano stabilisce obiettivi per le pompe di calore di 10 millioni di nuovo installato entro il 2027 e 30 milioni entro il 2030. L’obiettivo della Commissione europea di 30 milioni di pompe di calore si riferisce solo alle pompe idroniche (cioè aria-acqua).

Una diffusione così rapida come quella prevista da REpowerEU richiederà un aumento della produzione di pompe di calore nell’UE e anche di alcuni componenti. Sono già in corso investimenti significativi in fabbriche nuove e ampliate, nonché nella riconversione delle linee di produzione esistenti, per un totale di almeno 3,3 miliardi di euro fino al 2025. La prevedibilità del mercato a lungo termine, basata su un quadro politico stabile, sarà fondamentale per mantenere questa tendenza.

Quali refrigeranti per le pompe di calore?

Il potenziale di decarbonizzazione delle pompe di calore può esser ulteriormente sfruttato tramite l’utilizzo di refrigeranti naturali a basso GWP.  Oggi la maggior parte delle pompe di calore sul mercato funziona ancora ad HFC con un GWP elevato: secondo dati di BSRIA l’80% delle pompe di calore vendute nel 2019 conteneva il refrigerante R-410A (GWP=2088); il secondo refrigerante più usato sarebbe l’R-134a (GWP=1430), a seguire  e in crescita l’R-32 (GWP=675), insieme ad alcune miscele HFC/HFO. Refrigeranti quali propano e CO2 stanno acquistando velocemente fette di mercato. Alcune acquisizioni avvenute recentemente sul mercato e quanto visto a Chillventa 2022 indicano che molte aziende si stanno specializzando in produzione di sistemi per questi refrigeranti. Questo anche perché la proposta di Revisione del Regolamento F-gas pone nuove pressioni sui sistemi ad HFC per cui potrebbe diventare difficile utilizzarli a lungo termine in sistemi a pompa di calore. Per non parlare del possibile divieto per le molecole PFAS a partire dal 2025, che metterebbe in scacco sia i produttori con le nuove linee di produzione che gli acquirenti che si troverebbero a non potere fare la manutenzione delle unità acquistare pochi anni prima.

Il parere delle Associazioni

Le associazioni di settore EHPA, EPEE, AREA e APPLiA sostengono che questa riduzione più rapida rispetto a quella prevista dall’attuale regolamento sui gas fluorurati limiterebbe il potenziale di crescita delle pompe di calore. Davide Sabbadin della ong EEB – European Environmental Bureau non è d’accordo e afferma che invece succederebbe il contrario: «Una proposta che guarda a soluzioni a lungo respiro nel futuro è fondamentale per dare un segnale ai produttori che oggi stanno investendo in nuove linee di produzione, attratti dal futuro roseo in Europa per questo settore. Tra l’altro, le pompe di calore ad alta temperatura, ideali per il riscaldamento residenziale sia di piccola che media taglia, funzionano molto bene con i refrigeranti naturali ed esse sono un elemento fondamentale per la decarbonizzazione del riscaldamento europeo. Possono sostituire le caldaie a combustibile fossile 1:1 senza grossi interventi edilizi e permetterebbero una più facile diffusione e più ampia diffusione della tecnologia. Ad oggi il mercato edilizio europeo vede solo uno 0,2% di ristrutturazioni profonde, che prevedono isolamento e cambio delle tecnologie radianti. Anche nella speranza che si possa passare ad un 3% auspicato da alcuni legislatori nella revisione della direttiva per l’Efficienza Energetica, ci vorrebbero oltre 30 anni per rinnovare tutto il costruito in profondità. Inevitabile, quindi, che molte di quei 30 milioni di pompe di calore al 2030 debba essere installato in ristrutturazioni light, che partono dal solo cambiamento della fonte di calore. E per questo servono le pompe di calore ad alta temperatura.».

Ma cosa dire del fatto che le pompe di calore a refrigerante naturale non siano ancora molto rappresentate numericamente sul mercato e che ad esempio in Eurovent esser rappresentano solo una piccola percentuale tra tutte le pompe di calore certificate? «Fino ad oggi non ci sono stati grandi motivazione per l’industria per passare a pompe di calore a refrigerante naturale. Infatti, solo la Germania per ora ha introdotto una proposta di modulare gli incentivi per le pompe di calore in base al refrigerante (+5% per i refrigeranti naturali),  per cui l’industria che viaggiava sugli HFC ha continuato ad offrire soluzioni ad HFC. Ma quegli innovatori che hanno visto la sicurezza “politica” del naturale e la sua efficienza hanno invece investito in tali produzioni ed oggi sono business di successo.  Oggi l’interesse per le pompe di calore a refrigeranti naturali continua ad aumentare ed è cambiato il panorama: la recente revisione dello standard internazionale di prodotto IEC 60335-2-40 consente l’uso sicuro di refrigeranti molto rispettosi del clima in tutte le pompe di calore, anche più piccole, tipicamente installate in ambienti indoor, facilitando notevolmente la transizione del refrigerante».

«Infine – conclude Sabbadin – non dobbiamo dimenticare che il passaggio a pompe di calore a refrigeranti naturali non solo aiuterebbe a diminuire la dipendenza dal gas, di qualunque nazione esso sia, ma anche quella dalle importazioni di HFC, legali o illegali che siano.  Come anche riconosce l’ultimo rapporto “Heat Pumps in the European Union 2022” del JRC, il passaggio ai refrigeranti naturali può rappresentare un’opportunità di mercato e un’area di innovazione. I refrigeranti naturali possono anche avere un vantaggio in termini di tendenza e stabilità».