Andamento dei lavori sulla proposta di restrizione PFAS sotto REACH

Negli ultimi due anni i cinque paesi Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Norvegia hanno lavorato insieme per presentare una proposta di restrizione mirata all’uso di tutti gli PFAS in tutte le applicazioni.  Questa proposta verrà presentata nell’ambito del Regolamento europeo REACH, che regola la circolazione delle sostanze chimiche sul mercato europeo. Nei piani originali la proposta doveva esser sottoposta a luglio 2022 ma per via dei numerosi riscontri avuti e per poter preparare un documento più solido, questa data verrà posposta al gennaio 2023. Dopo la presentazione, la proposta andrà incontro a una valutazione standard e la decisione verrà presa dalla Commissione e dagli Stati membri probabilmente nel 2025.

PFAS: cosa e perché

Ma cosa sono i PFAS e perché se ne vuole restringere l’uso? Come spiega QUI Audun Heggelung della Agenzia Norvegese per l’Ambiente, gli PFAS sono una famiglia molto ampia di molecole (tra le 5000 e le 10.000) utilizzate in moltissimi settori. Nell’ambito del lavoro per la proposta di restrizione viene adottata la definizione di PFAS in linea con quella data dai gruppi di lavoro OECD/UNEP ovvero vengono definite PFAS molecole di dimensioni diverse, con un numero diverso di atomi fluorurati ma che hanno tutte in comune il fatto di avere un gruppo CF3 o CF2 la cui molecola di carbonio non abbia legami diretti con un atomo di H/Cl/Br/I.

Perché la proposta di restringerne l’uso? «La preoccupazione maggiore è la persistenza comune a tutti i PFAS – spiega Heggeglung  – Persistenza significa che queste sostanze o i loro derivati, una volta giunti nell’ambiente, degradano difficilmente, su tempi molto lunghi». Il che porta a un accumulo di tali sostanze. Alcune di loro, inoltre, esse sono mobili, quindi possono trasferirsi da ecosistema ad ecosistema ed entrare eventualmente anche nella catena alimentare, seguendo poi lo schema di accumulo tipico delle catene alimentari. (concentrazione crescente dal basso verso l’alto della piramide alimentare). A questo proposito si stanno accumulando dati sui rischi per la salute umana di queste molecole.

PFAS e settore del freddo

Credits: https://www.environmentagency.no

Questi PFAS riguardano anche il settore del freddo? La risposta è positiva perché – come riferisce Heggelung – vi sono alcuni refrigeranti o loro derivati che presentano le caratteristiche chimiche di cui sopra per cui, secondo la definizione usata ora nel gruppo di lavoro, rientrerebbero nella famiglia PFAS. Tra questi, la molecola TFA (prodotto di degradazione di alcuni F-gas) e HFC-134a (che anch’esso degrada in TFA in atmosfera in una percentuale del 7-20%). La concentrazione di queste molecole in atmosfera o nelle acque di falda e superficiali sta aumentando in diverse parti del globo, motivo di preoccupazione per le Parti interessate.

Il lavoro svolto fino ad ora ha permesso di raccogliere e compilare informazioni relative ai rischi per la salute umana e l’ambiente delle sostanze di questo gruppo. Sono inoltre state valutate le diverse applicazioni di PFAS e la disponibilità di alternative. Nell’ambito di questo lavoro sono stati condotti due inviti pubblici a presentare informazioni, uno nel 2020 e uno nel 2021. Si sta procedendo ora alla elaborazione di queste informazioni.

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