Blockchain: possibile strumento contro i traffici illegali di refrigeranti?

Uno dei più noti problemi insorti in seguito all’introduzione dei divieti di commercializzazione di HFC previsti dal Regolamento F-gas è il fiorente commercio di refrigeranti illegali che si svolge entro il mercato europeo, un danno in termini di sicurezza, di ambiente, di economia.

Le modalità attraverso cui i refrigeranti illegali giungono sul mercato europeo sono molteplici. Se si esclude il contrabbando vero e proprio, tutte le altre vie – abuso di quote, dichiarazioni come merce in transito che poi rimane sul mercato interno, offerta su piattaforme online  – sono sostanzialmente legate a un problema di poca trasparenza lungo la filiera e mancanza di tracciabilità: tale commercio può avvenire perché non vi è un sistema unico, inequivocabile, trasparente e universale di tracciamento del prodotto dal produttore al consumatore oppure dalla dogana al consumatore. In altre parole, non vi è tracciabilità lungo la supply-chain.

Se il problema è la tracciabilità

C’è oggi una tecnologia molto giovane, nata nel 2008, che sta davvero dimostrando un grosso potenziale in termini di tracciabilità, ovvero la blockchain, da alcuni indicata come la tecnologia più dirompente degli ultimi decenni.

Il termine blockchain si riferisce a un tipo di struttura di dati che identifica e registra transazioni relative a un asset in maniera digitalizzata e condivide queste informazioni attraverso un network distribuito di computer creando una sorta di network di fiducia. collegato a quell’asset. In parole più semplici, una blockchain può essere descritta come un registro “diffuso” – in gergo un “distributed ledger” – condiviso tra tutti i diversi attori di una stessa supply-chain. Ogni transazione che avviene lungo la supply-chain costituisce un “blocco” del registro, con un proprio unico e inequivocabile numero identificativo. Tutti i blocchi sono collegati tra loro a quello precedente e a quello seguente e costituiscono una catena (chain, appunto). Da qui il termine blockchain.

Ogni volta che si fa una transazione, si aggiunge alla catena un blocco che identifica quella specifica transazione. Man mano che il numero di transazioni cresce, cresce anche la blockchain. Poiché ogni transazione è collegata alla seguente e alla precedente, è possibile seguire il percorso delle varie transazioni fino all’origine, identificando di ciascuno prodotto e di ciascuna transazione ad esso legata il mittente e il destinatario. In ogni blocco vengono registrati tutti i dati relativi al prodotto e al passaggio di proprietà, sia che si tratti di un bene materiale (oro, diamanti, alimenti e, perché no, una bombola di refrigerante) sia che si tratti di un bene immateriale (proprietà intellettuali, brevetti, etc). I blocchi registrano e confermano l’ora e la sequenza delle transazioni, che vengono poi registrate nella blockchain all’interno di una rete discreta governata da regole concordate dai partecipanti alla rete.

La blockchain è una registrazione, una testimonianza immutabile di tutte le transazioni riguardanti un determinato asset, a cui possono accedere tutti i partecipanti di quella specifica supply chain abilitati a farlo. Con il registro condiviso, le transazioni vengono registrate una sola volta, eliminando la duplicazione degli sforzi tipica delle reti aziendali tradizionali. Il registro condiviso ha le seguenti caratteristiche:

  • registra tutte le transazioni di una determinata filiera di prodotto.
  • è condiviso tra tutti i partecipanti a quella filiera; ogni partecipante ha una copia duplicata del registro uguale a quella di tutti gli altri partecipanti.
  • di ogni transazione, i partecipanti vedono solo le transazioni e i dati che sono autorizzati a visualizzare; i partecipanti alle transazioni possono scegliere le informazioni sulle transazioni che gli altri partecipanti sono autorizzati a visualizzare. Questo permette di mantenere una erto grado di privacy nei contratti tra aziende.

Quando le merci vengono scambiate e le transazioni registrate tramite blockchain, la registrazione della transazione fornisce una traccia indelebile e immutabile che mostra la provenienza dell’asset. Ciò è particolarmente utile in una catena di approvvigionamento, in cui i componenti possono essere monitorati lungo il loro percorso.  I dati storici delle transazioni possono anche aiutare a verificare l’autenticità delle risorse.

Non solo. Su una rete blockchain, i dati sono completi, accurati e coerenti tra i partecipanti. Attraverso la struttura del registro distribuito, le informazioni sulle transazioni sono accessibili a tutti gli utenti interessati e abilitati. E ognuno può vedere lo stato dell’asset in relazione a dati rilevanti come posizione, ora, temperatura di trasporto e tipo di transazione. Ciò, tra l’altro, consente ai membri della rete di costruire relazioni commerciali stabili basate sulla trasparenza piuttosto che sulla negoziazione.

Una soluzione per il commercio: l’esempio MAERSK-IBM

Maersk – azienda danese di trasporti via mare – e IBM hanno una collaborazione per applicare la blockchain alla catena di approvvigionamento globale del mondo. Con lo sviluppo di TradeLens, una soluzione di spedizione abilitata alla blockchain e progettata per promuovere un commercio globale più efficiente e sicuro, si riuniscono varie Parti per supportare la condivisione delle informazioni e la trasparenza e stimolare l’innovazione a livello di settore.

IBM e Maersk hanno annunciato che 94 organizzazioni (stato 2018) sono attivamente coinvolte o hanno accettato di partecipare alla piattaforma TradeLens. L’ecosistema TradeLens attualmente include:

  • Più di 20 operatori portuali e terminal in tutto il mondo, tra cui PSA Singapore, International Container Terminal Services Inc, Patrick Terminals, Modern Terminals in Hong Kong, Port of Halifax , Port of Rotterdam , Port of Bilbao , PortConnect, PortBase e terminal operator Holt Logistica al porto di Filadelfia. Ciò rappresenta circa 234 gateway marittimi in tutto il mondo che partecipano o parteciperanno attivamente a TradeLens;
  • Pacific International Lines (PIL) si è unita a Maersk Line e Hamburg Süd come vettori di container globali che partecipano alla soluzione;
  • Le autorità doganali nei Paesi Bassi, Arabia Saudita, Singapore, Australia e Perù, insieme agli spedizionieri doganali Ransa e Güler & Dinamik.
  • La partecipazione tra i proprietari di carichi vantaggiosi (BCO) è cresciuta fino a includere Torre Blanca / Camposol e Umit Bisiklet.
  • Attualmente stanno partecipando anche spedizionieri, società di trasporto e logistica tra cui Agility, CEVA Logistics, DAMCO, Kotahi, PLH Trucking Company, Ancotrans e WorldWide Alliance.

TradeLens utilizza la tecnologia IBM Blockchain come base per le supply-chain digitali, consentendo a più partner commerciali di collaborare stabilendo un’unica vista condivisa di ogni transazione senza compromettere i dettagli, la privacy o la riservatezza. Spedizionieri, compagnie di navigazione, operatori portuali e di terminal, trasporti terrestri e autorità doganali possono interagire in modo più efficiente attraverso l’accesso in tempo reale ai dati di spedizione e ai documenti di spedizione, inclusi IoT e dati dei sensori che vanno dal controllo della temperatura al peso del container.

Blockchain: tracciabilità e visibilità end-to-end

Il Financial Times ha evidenziato l’impatto della blockchain sul commercio, scrivendo che essa “registra le transazioni in blocchi sequenziali, creando dati crittografati che possono essere condivisi tra più parti attraverso la supply-chain, aggiornandoli istantaneamente senza rischio di frode”.  Con la blockchain, che mantiene una registrazione immutabile e condivisa tra i partecipanti alla supply-chain e aggiornata in tempo reale, tutti i partecipanti alla data supply-chain possono avere accesso e tracciare i dati affidabili e in tempo reale relativi al flusso di cross-commercio transfrontaliero e distribuzione delle spedizioni. Deloitte fornisce una breve spiegazione della blockchain come segue: «Le aziende possono migliorare la loro gestione della catena di fornitura attraverso un monitoraggio end-to-end più trasparente e accurato. […] Con la blockchain è possibile digitalizzare gli asset fisici e creare una registrazione decentralizzata e immutabile di tutte le transazioni, rendendo possibile tracciare l’asset dalla produzione alla consegna o all’utilizzo da parte dell’utente finale e fornire una maggiore trasparenza e cronologia del prodotto». Pertanto, l’applicazione della blockchain si traduce in tracciabilità e visibilità end-to-end, migliorando la sicurezza e la connettività della catena di approvvigionamento.

Blockchain per i controlli doganali?

Tutto questo discorso sulla blockchain ci interessa al fine del problema del traffico illegale di refrigeranti? Per molti aspetti sicuramente sì, soprattutto se consideriamo che la blockchain:

  • aumenta la tracciabilità del prodotto
  • permette di seguire il prodotto in tempo reale
  • permette alle autorità doganali controlli accurati lungo tutta la filiera
  • rende difficile alterare documenti e transazioni, quindi limita le frodi che si basano su queste manovre

Non a caso il WCO – World Custom Organisation – sta considerando possibili utilizzi della blockchain proprio in ambito doganale. In un articolo a firma di Yotaro Okazaki del Centro Ricerche WCO, apparso nel 2018 col titolo “Unveiling the Potential of Blockchain for Customs”, si riporta: “informazioni su qualsiasi spedizione – che si tratti di una prova di acquisto, un modulo di autorizzazione, una polizza di carico, un’assicurazione – possono essere inserite in un blocco del registro distribuito di una blockchain ed essere accessibili a fornitori, trasportatori, acquirenti, autorità di regolamentazione e revisori”. Pertanto, la dogana sarebbe in grado di vedere i dati necessari e accurati (venditore, acquirente, prezzo, quantità, vettore, finanza, assicurazione ecc.) che sono stati vincolati con le merci da dichiarare e tenere traccia dell’ubicazione e dello stato di tali merci in tempo reale, dovunque esse si trovino”.  E ancora: “Una visibilità così completa, se inserita nella sfera del controllo regolamentare, garantirebbe una funzione doganale più informata e più basata sui dati in termini di operazioni quotidiane”.

Non c’è dubbio – conclude l’articolo – che le blockchain entreranno presto a far parte del panorama doganale con alcuni impatti, quali:

  • attraverso la loro partecipazione alla blockchain, le dogane sarebbero in grado di raccogliere i dati necessari in modo accurato e tempestivo (tutti i dati legati alla merce come venditore, acquirente, prezzo, quantità, vettore, finanza, assicurazione, stato e ubicazione della merce, eccetera.);
  • le dogane possono diventare parte della blockchain e diventare più integrate nei processi commerciali. I dati trasmessi dalla blockchain potrebbero essere integrati automaticamente nei sistemi doganali e confrontati con i dati inviati da commercianti e trasportatori. In una versione più integrata, la dogana potrebbe persino sdoganare automaticamente le merci all’interno della blockchain stessa.

Secondo l’autore, “la tecnologia blockchain rappresenta un passo avanti per le dogane in quanto offre loro diverse opportunità, dalla raccolta di dati accurati al rilevamento automatico delle frodi e alla riscossione di tasse e dazi. A questo proposito, i membri del WTO e il segretariato dovrebbero continuare i loro sforzi per esplorare il potenziale delle blockchain nonché i loro vincoli legali e tecnici”.

Immaginiamo che…

Ora immaginiamo che una spedizione di bombole di gas refrigerante arrivi nel grande porto di Amburgo, per esempio, da paesi terzi e qui venga dichiarata come merce in transito. Come tale non rientra nel sistema delle quote e non può essere venduta sul mercato europeo. Se la spedizione viaggia come fa oggi, potrebbe risultare difficile per le dogane seguire e tracciare davvero i movimenti della spedizione che quindi potrebbe indisturbata rimanere sul mercato europeo. Ma se la spedizione viaggia accompagnata da un registro distribuito e digitale basato sulla tecnologia della blockchain, è facile per i controllori seguire il destino di quelle bombole e verificare che effettivamente siano state transitate verso paesi terzi. In questo modo sarebbe più difficile immettere sul mercato europeo merce fuori quota seguendo il trucco della dichiarazione di transito. Ugualmente, se una partita di refrigerante viene importata e registrata con la tecnologia della blockchain, nel relativo registro di quella blockchain saranno contenuti anche i dati della quota che essendo digitalizzati ed essendo l’informazione disponibile alle dogane, più difficilmente può esser dichiarata più volte. Non spetta a noi definire i termini di controllo ma appare chiaro anche da queste poche informazioni che la tecnologia che stiamo descrivendo presenta potenzialità interessanti per limitare le frodi alle dogane, per facilitare i controlli e ottenere maggiore trasparenza e tracciabilità. Proprio ciò che, mancando, permette alcune manovre nel traffico illegale di refrigeranti.

Blockchain sì o no?

Torniamo dunque alla domanda iniziale, nel titolo. La blockchain potrebbe essere uno strumento per limitare i traffici illegali di refrigeranti?

Ad oggi non vi sono tracce di un simile utilizzo né nella pratica né nella letteratura. Vi sono però molte considerazioni che indicano più in generale la blockchain come una tecnologia utile contro le frodi e la contraffazione. Nemmeno in Europa si sta considerando la Blockchain per questo scopo, anche se le persone da noi interrogate affermano che sì, visto che il problema è spesso un problema di tracciabilità, allora la blockchain potrebbe essere uno strumento utile. Ad esempio, afferma Ernesto Revello, Sales and Business Development Manager di The Chemours Company (membro di EFCTC). «La tracciabilità delle bombole è senz’altro un punto abilitante di una efficace strategia di contrasto alle importazioni illegali, poiché permetterebbe un monitoraggio più pressante dei flussi in entrata e in uscita dall’UE. La blockchain è senz’altro uno strumento importante per arrivare a questo obiettivo. Un obiettivo che l’Unione Europea sta perseguendo con una soluzione alternativa, chiamata “EU Single Window Environment for Customs” (Sportello Unico), che consentirà di collegare le autorità doganali dei diversi Stati membri e di monitorare la circolazione delle merci attraverso l’UE, supportando anche la verifica automatizzata delle formalità non doganali per le merci in entrata o in uscita dall’UE, quali l’utilizzo delle quote F-Gas attraverso il portale dedicato. Come EFCTC, non possiamo quindi che accogliere con favore lo sviluppo e l’implementazione di queste misure, ritenendo che possano dare un contributo significativo al rafforzamento delle misure di contrasto al traffico illegale di HFC».

Clare Perry, EIA, afferma: «A mia conoscenza la blockchain non è stata formalmente considerata ma in molti si stanno chiedendo se non abbia davvero un potenziale per queste applicazioni».

E infine OLAF, l’ufficio europeo antifrode, che tramite il suo ufficio stampa afferma «In OLAF, non abbiamo ancora usato la blockchain per chiarire casi di frode (alla dogana o altrove). In termini di utilità, tale tecnologia potrebbe però indubbiamente essere usata nella protezione contro le frodi e come strumento di tracciabilità, assicurando l’integrità delle supply-chain a livello degli Stati membri».

Tra l’altro, aggiungiamo noi, aiuterebbe a tracciare il commercio dei refrigeranti, anche di quelli legali. Per tirare le somme, siamo di fronte a una tecnologia nuova, ancora poco applicata ma che sembra avere delle ottime potenzialità per il problema del settore e anche oltre. Forse varrebbe la pena considerarla come possibile strumento.

PER SAPERNE DI PIÙ:

(Questo articolo è apparso sul numero di settembre 2021 di ZeroSottoZero)