NOAA: non solo la Cina responsabile delle emissioni di CFC-11 nel 2018

Tra il 2010 e il 2018 le osservazioni del Global Monitoring Laboratory del NOAA – National Oceanic & Atmospheric Administration degli Stati Uniti hanno rilevato un aumento in atmosfera di CFC-11, una molecola il cui uso è vietato dal Protocollo di Montreal perchĂ© dannosa per lo strato d’ozono. Secondo il Protocollo di Montreal la produzione di CFC-11 sarebbe dovuta terminare completamente entro il 2010. Le rilevazioni di NOAA del 2018 hanno però indicato che da qualche parte nel mondo questo divieto non veniva rispettato. Sulla base dell’analisi dei dati raccolti presso la rete mondiale di siti di campionamento del Global Monitoring Laboratory, gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che le emissioni di CFC-11 erano misteriosamente aumentate del 25%, suggerendo la presenza di una nuova produzione.

Inizialmente gli studiosi hanno individuate la Cina come origine di queste emissioni ma ulteriori analisi di campioni d’aria hanno confermato l’aumento delle emissioni di CFC-11 dalla Cina orientale e riscontrato un aumento significativo delle emissioni dall’Asia occidentale temperata e tropicale Asia.

L’autrice principale dello studio Lei Hu, una scienziata che studia i CFC e altri gas traccia dannosi per l’ozono presso il Global Monitoring Laboratory della NOAA, ha affermato che il suo team ha analizzato numerosi campioni d’aria raccolti dalla comunitĂ  scientifica durante quel periodo e ha affermato: «Una volta che abbiamo fatto le misurazioni da campioni raccolti in tutto il mondo e a diverse altitudini nell’atmosfera, siamo stati in grado di tenere conto della maggior parte dell’aumento osservato delle emissioni» ha affermato Hu.

Nonostante il successo nel rilevare l’aumento delle emissioni di CFC, ci sono ancora sostanziali incertezze nelle stime delle emissioni regionali e continentali derivate dai ricercatori, poichĂ© permangono lacune significative nelle reti di campionamento globali, ha affermato Hu.

Un miglioramento del campionamento permetterebbe probabilmente anche di identificare con maggiore precisione la fonte di queste emissioni