REFRIGERAZIONE: il futuro prossimo degli impianti e dei tecnici

Un momento della tavola rotonda organizzata da Assofrigoristi e moderata da Marco Oldrati, Direttore Operativo Assofrigoristi. Al tavolo, da sinistra verso destra: Matteo Mangiarotti, Davide Sabbadin, Francesco Mastrapasqua e Fabio Brondolin. 

Il dialogo, il confronto e la cooperazione tra gli operatori della filiera del refrigerante, fondamentali per poter guidare e realizzare la revisione del Regolamento F-gas in Italia, sono stati l’obiettivo di una tavola rotonda organizzata da Assofrigoristi durante la recente fiera Refrigera. L’evento ha portato a colloquiare alcuni attori della filiera a partire dai distributori rappresentati da Assogastecnici per poi arrivare ai costruttori di macchine frigorifere per il retail con Assocold, agli installatori con Assofrigoristi e alla voce di chi rappresenta per antonomasia gli interessi ambientali e, in fondo, della società civile con l’European Environmental Bureau. Qui di seguito solo alcune delle idee espresse durante questo confronto. Per un approfondimento si veda il prossimo numero di ZeroSottoZero.

Assogastecnici: obiettivo filiera

Secondo Matteo Mangiarotti, componente del Gruppo di Lavoro Gas Fluorurati in Assogastecnici, la collaborazione è fondamentale perché solo con una comunanza di intenti lungo tutta la filiera è possibile raggiungere la migliore applicazione di quanto il Legislatore decide, a maggior ragione in un mondo in evoluzione che presenta una situazione completamente nuova rispetto al passato: «Si sta delineando un mercato dove non esiste più una soluzione unica ma vi è disponibilità di una pletora di gas diversi che richiede che ogni singola applicazione venga declinata nel miglior modo possibile». Inoltre, stiamo assistendo a un importante cambio di prospettiva: «Oggi vi è una forte presa di coscienza sul ruolo dei refrigeranti, sull’impatto di una scelta piuttosto che di un’altra, sul ruolo centrale della manutenzione. E soprattutto siamo consapevoli dell’importanza della co-partecipazione all’applicazione del Regolamento, della creazione di una filiera e della necessità di ragionare sempre in un ottica di economia circolare».

Assocold: modernizzare per decarbonizzare

Francesco Mastrapasqua, presidente Assocold, sottolinea come in Italia vi siano ancora moltissimi supermercati costruiti alcuni anni fa che utilizzano refrigeranti ad elevato GWP e che perdono una percentuale importante del loro carico frigorigeno ogni anno. A questi supermercati va dedicata particolare attenzione perché la loro conversione a impianti nuovi e con refrigeranti meno impattanti è fondamentale affinché l’Italia possa raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del settore. «Secondo dati di ISPRA negli ultimi anni in Italia vi è stata una emissione di HFC più elevata che negli altri Stati europei. Una delle ragioni di questa tendenza risiede proprio nelle perdite di HFC da centrali frigorifere commerciali non più tanto nuove ma ancora lontane dal fine vita, motivo per cui non vengono sostituite. Per la decarbonizzazione del settore è fondamentale istituire degli incentivi affinché queste centrali vengano sostituite con tecnologie di ultima generazione». Da un loro retrofit o dalla loro sostituzione si avrebbe dunque un immediato duplice beneficio: la riduzione delle emissioni dirette e di quelle indirette dell’impianto. La volontà di creare incentivi per traghettare questi impianti verso soluzioni ambientalmente più accettabili è anche alla base di un disegno di legge ora in Senato.

Assofrigoristi: l’evoluzione del tecnico frigorista

Per decarbonizzare il settore non basta avere refrigeranti sostenibili e macchine efficienti: «Se le macchine non vengono contestualizzate nel modo più opportuno, questa efficienza non viene espressa sul campo» afferma Fabio Brondolin, presidente di Assofrigoristi. Alla macchina va dunque affiancato un installatore/manutentore che sia in grado di installarla e tararla correttamente per la situazione in cui essa viene a trovarsi ma anche che sia in grado di trasmettere al Cliente il concetto della necessità di una manutenzione costante e la sensatezza del scegliere macchine che, sebbene (forse) più costose come investimento iniziale, sono in grado di generare risparmi sul loro ciclo di vita proprio per la loro efficienza. Ciò che si prospetta all’orizzonte del tecnico frigorista è quindi l’evoluzione verso una figura con competenze che vanno ben oltre il patentino F gas, che sia in grado di gestire la macchina nelle diverse situazioni d’uso, che divenga consulente per la gestione della macchina ma anche del freddo. Infatti: «Abbiamo sempre più richieste per il freddo come servizio, che prevede cioè la vendita di freddo e non più dell’impianto che invece rimarrebbe in gestione di terzi».

European Environmental Bureau: Dare a TEWI e GWP il loro giusto peso

Secondo dati di Terna nel 2019 le fonti rinnovabili in Italia hanno coperto il 35,9% del fabbisogno di energia elettrica nazionale e nel 2020 tale percentuale è salita al 38%, tendenza necessariamente in crescita per rimanere in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione posti dal Green Deal. Questo significa che in un futuro molto prossimo la maggior parte dell’energia elettrica utilizzata per fare funzionare (anche) le macchine del freddo sarà ad emissioni zero. Secondo Davide Sabbadin, Senior Policy Officer Clima, European Environmental Bureau, questo aspetto va considerato già oggi perché ridistribuisce il peso del significato del GWP e del TEWI nel considerare l’impatto ambientale di una macchina frigorifera. Sappiamo che, mentre il primo considera “solo” l’effetto sul clima del refrigerante contenuto in una macchina, il secondo considera sia le emissioni dirette che indirette sul ciclo di vita della stessa. «Ma l’impatto delle emissioni indirette legate ai consumi elettrici – fa notare Davide Sabbadin – è destinato a diminuire proprio per via dell’aumento di quota di energia elettrica rinnovabile». Al contrario l’impatto del refrigerante è destinato a rimanere inalterato, anzi a risultare più pesante qualora si inizi in maniera più realistica a considerare i suoi valori di GWP su un arco temporale di vent’anni anziché di cento come si fa oggi. Quindi – conclude Sabbadin – per quanto sia importante considerare il TEWI per capire come si comporta una macchina durante il suo ciclo di vita o a fine vita, è altrettanto importante non perdere di vista il peso del valore di GWP per definirne la sostenibilità, iniziandone a considerare possibilmente il valore a vent’anni.