CaaS: il freddo diventa una commodity

Indicatori di efficienza energetica delle unità AC vendute su alcuni mercati. Spesso i consumatori acquistano apparecchi che sono due o tre volte meno efficienti rispetto ai migliori apparecchi disponibili sul mercato.. Per maggiori informazioni: IEA, Efficiency ratings of available AC units by regional metric, IEA, Paris https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/efficiency-ratings-of-available-ac-units-by-regional-metric. Cliccare per ingrandire

 

 

Uno degli ostacoli maggiori alla diffusione di apparecchi e tecnologie efficienti e sostenibili è molto spesso il costo dell’investimento iniziale, più elevato rispetto ad apparecchi di media o bassa efficienza e qualità. Il fatto che, durante l’utilizzo, i costi operazionali siano minori e quindi il ROI sia relativamente breve non è sempre un argomento a favore dell’acquisto di apparecchi migliori o dell’installazione di tecnologie più efficienti. Questo è vero soprattutto quando i costi di investimento e quelli operazionali siano distribuiti su persone diverse. Ma quello del costo non è l’unico ostacolo. Molto spesso vi è diffidenza da parte dell’acquirente nell’investire in tecnologie nuove, non conosciute, per il timore che esse non mantengano le promesse di efficienza con cui vengono pubblicizzate o siano più difficili da mantenere od operare. Il risultato è che spesso i consumatori acquistano apparecchi che sono due o tre volte meno efficienti rispetto ai migliori apparecchi disponibili sul mercato. Secondo quanto afferma IEA – International Energy Agency – questo è vero ad esempio per gli apparecchi di condizionamento[1].

Se si considera che sul ciclo di vita di un apparecchio di condizionamento o refrigerazione, in media il 90% dei costi sono operazionali e solo il 10% sono di investimento, si capisce quale sia il potenziale di risparmio possibile, investendo in macchine più efficienti[2].

Il modello di business tradizionale, incentrato su acquisto/vendita di prodotti – siano essi apparecchi, impianti, tecnologie – rallenta l’affermazione di tecnologie sostenibili o apparecchi più efficienti e non favorisce il raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia del clima. Non incentiva nemmeno l’innovazione, in genere legata a costi di investimento più elevati.  Questo vale anche per il settore del freddo. Occorre, dunque, pensare a un nuovo modello di business per favorire l’affermazione di tecnologie più efficienti e qui, la parola chiave è servitizzazione.

Cambio di prospettiva: da prodotti a servizio

Tendenze di servitizzazione nell’industria. Per il freddo e il condizionamento questo tipo di modello è solo all’inizio, ma vi sono settori in cui esso è a uno stadio di affermazione molto più avanzato. (Fonte: CaaS) CLICCARE per INGRANDIRE

In un modello basato sulla servitizzazione, il business non si basa più sul prodotto, ma sul servizio: non si offre al cliente un prodotto da acquistare, ma un servizio adeguato alle sue esigenze. Tale modello è già ampiamente adottato da alcuni settori, quali quello della produzione energia elettrica da fotovoltaico, l’utilizzo dei servizi cloud o dei data center. Nel freddo – sia come refrigerazione che condizionamento – è ancora poco diffuso ma in Svizzera, alla fine del 2018 è stata lanciata una iniziativa dal nome CaaSCooling as a Service – che vuole diffondere e affermare questo modello di business anche per questo settore. BASEBasel Agency for Sustainable Energy, che guida l’iniziativa, è convinta che questo modello potrebbe aiutare una più veloce affermazione del freddo pulito e sostenibile. Come? Lo spiega Thomas Motmans, Sustainable Energy Finance Specialist presso BASE. «Il cuore di questo modello è la vendita del freddo e non più degli apparecchi che lo generano. Il cliente che ha bisogno di refrigerazione o condizionamento fa un contratto con un provider per l’acquisto di una data quantità di aria fredda senza l’onere di acquisire e gestire gli impianti che la generano che, dunque, non gli appartengono. Il provider, invece, che è anche il proprietario degli apparecchi, si deve preoccupare che essi funzionino in maniera adeguata per poter offrire il freddo venduto. Questo è il modello». Ma come può un modello del genere facilitare l’efficienza energetica? «È chiaramente nell’interesse del provider mantenere costi operazionali bassi perché in questo modo aumenta il suo guadagno. E per fare questo utilizzerà preferibilmente apparecchi che sono più efficienti, che consumano meno, che sono più duraturi e hanno bisogno di meno manutenzione. In altre parole: con CaaS, più un provider è sostenibile, più è redditizio il business. Questo è un vero e proprio allineamento tra obiettivi aziendali e obiettivi di sviluppo sostenibile. In questo modo si ha un impatto positivo sulla riduzione delle emissioni indirette degli impianti del freddo e una diffusione delle tecnologie più efficienti». Ma non finisce qui. Questo modello permette anche una diminuzione delle emissioni dirette: «È chiaro che un provider installerà macchine con refrigeranti sicuri, che non sono destinati ad essere eliminati nel giro di pochi anni e per i quali non sussistono dubbi di sostenibilità. Inoltre, laddove la scelta lo permette, si opterà per i refrigeranti più stabili, sia in termini di disponibilità che di costo. Questo favorisce sicuramente l’affermazione di refrigeranti sostenibili, facilmente reperibili e a basso GWP».

I vantaggi per gli utenti

I vantaggi di un tale sistema per l’utente sono evidenti. Innanzitutto, non dovendo acquistare macchine o impianti, è sollevato da investimenti iniziali. Egli riceve un servizio di raffreddamento, pagando un canone mensile che dipende solo dalla quantità di freddo utilizzato. Ciò include il sistema e tutti i costi relativi al suo funzionamento (compresa l’elettricità e l’acqua), alla manutenzione e alla riparazione delle attrezzature. Il provider si prende cura di tutto. Non possedendo apparecchi, l’utente non è responsabile né per le decisioni sul loro acquisto, né per la loro manutenzione e funzionamento, pur ricevendo il servizio di cui ha bisogno. La produzione di freddo viene esternalizzata completamente, l’azienda si libera da decisioni e operazioni che molto spesso sono lontane dalle sue competenze specifiche e non sono legate al suo core business, su cui ora può concentrare le sue forze. Il freddo diventa una commodity al servizio della produzione o vendita, a costo fisso e definito per contratto.

I vantaggi per i provider

Il provider rimane il proprietario degli apparecchi e, gestendoli personalmente, ha la sicurezza che essi vengano trattati nel modo migliore possibile. Egli può anche sbloccare tutto il potenziale della sua tecnologia, attraverso ad esempio digitalizzazione e capacità di controllo avanzate. Egli mantiene le apparecchiature e paga tutti i costi legati ad esse, anche l’elettricità utilizzata. È quindi nel suo interesse fare funzionare al meglio gli impianti. Scegliendo apparecchi efficienti, più duraturi e affidabili potrà ottimizzare i costi e aumentare il suo guadagno sulla vendita del freddo. Essendo a conoscenza delle migliori tecnologie disponibili, sarà per lui facile individuare per ogni applicazione la soluzione impiantistica più adatta e quella che permette le migliori efficienze. Inoltre, con interventi tecnici minimi come il recupero di calore, potrà vendere sia freddo che caldo al suo cliente, ottimizzando ulteriormente la resa degli impianti. Si prendano ad esempio i supermercati. Ve ne sono alcuni che, pur avendo installato un impianto a CO2 transcritica, da cui quindi con uno scambiatore di calore aggiuntivo sarebbe possibile recuperare calore per produrre acqua calda, non investono in questa direzione perché l’acquisto dell’impianto per il freddo ha già esaurito il budget disponibile. In un’ottica di provider tale installazione, che costa poco e rende molto, trova probabilmente meno ostacoli. Attraverso CaaS, il provider non ha bisogno di convincere il cliente ad adottare l’ultima innovazione: fintanto che ha senso dal punto di vista finanziario includere il componente nel sistema, il provider lo farà automaticamente per ridurre il costo totale di proprietà. Infine, se il servizio è affidabile, il cliente sarà ben lieto di concludere contratti a lungo termine con il provider. Il provider riceve pagamenti fissi dall’utente per unità di raffreddamento fornito (ad esempio, euro per tonnellate di refrigerazione o unità di aria raffreddata).

E dal punto di vista economico?

Questo modello funziona molto bene dove i costi dell’elettricità non sono troppo bassi, altrimenti diventa difficile realizzare un business plan vantaggioso sia per l’utente che per il provider. Ma, spiega Motmans: «Abbiamo effettuato un’analisi approfondita del modello CaaS rispetto a un modello tradizionale. Secondo questa analisi, gli utenti finali risparmiano sui costi operativi perché il costo totale di proprietà di sistemi più efficienti è inferiore rispetto ai sistemi che sono meno costosi da acquistare ma consumano più energia mentre operano a causa delle limitazioni tecnologiche e della manutenzione impropria. Nel modello CaaS, l’apparecchiatura rimane di proprietà del fornitore tecnico e il funzionamento e la manutenzione del sistema di raffreddamento sono ottimizzati. Ciò comporta una riduzione del consumo energetico e, evitata la manutenzione correttiva, un rallentamento del degrado delle prestazioni delle apparecchiature e quindi un miglioramento dei costi del ciclo di vita delle apparecchiature. Ne risulta sempre un vantaggio sia per il fornitore di attrezzature che per l’utente, riducendo al contempo l’impatto sull’ambiente».

Vi è poi la possibilità di coinvolgere dei fondi di investimento, che assicurino liquidità al provider e costituiscano modelli di garanzia nel caso l’utente non sia più in grado di fare fronte ai propri impegni.

Altri vantaggi di non secondaria importanza

Il vantaggio di un modello come CaaS, però, non è solo monetario. Spiega Motmans: «Possiamo citare esempi di utenti che non avrebbero ostacoli economici all’acquisto di impianti in proprietà. Eppure, hanno scelto il modello CaaS. Esternalizzare un servizio come il freddo, che deve esser sempre disponibile, che deve essere affidabile, che richiede competenze molto specifiche sia per l’acquisto iniziale sia per la manutenzione, è un grande comfort per le aziende». 

CaaS: per chi?

La maggior parte dei progetti che BASE ha supportato attraverso l’iniziativa CaaS è per ora in paesi in via di sviluppo ma tale modello è sicuramente adeguato anche ad una situazione europea. Non a caso BASE ha appena iniziato un progetto finanziato dal programma H2020 dalla Commissione europea di sviluppo della servitizzazione nel settore del freddo e oltre che vede coinvolti Spagna, Olanda e Belgio. «Non vi sono situazioni che escludono a priori la servitizzazione del freddo. Abbiamo progetti in Africa, America Latina, Asia, ma anche in Singapore e in Europa». E per quanto riguarda le utenze? «È un modello sicuramente molto adatto ad utenze commerciali o industriali e stiamo vedendo sempre più applicazioni anche nel settore agricolo legato alla catena del freddo per la conservazione dei prodotti post raccolta».

CaaS facilita l’economia circolare

Oltre a sostenere una più veloce affermazione del freddo pulito e sostenibile, il modello CaaS favorisce anche la realizzazione di una economia circolare: «È nell’interesse dei provider utilizzare sistemi duraturi, dove sia possibile sostituire i componenti qualora essi si guastino o che siano organizzati in maniera modulare in modo da poterli ampliare o smontare a secondo delle necessità. Sicuramente non è nel loro interesse impiegare sistemi non riparabili o destinati a un ciclo di vita breve per bassa qualità di materiali o tecnologie. I modelli di servitizzazione sono, a nostro modo di vedere, una componente necessaria dell’economia circolare, al contrario dei modelli tradizionali che, basandosi sulla vendita del maggior numero di unità possibile, non spingono necessariamente verso l’affermazione di apparecchi destinati a durare a lungo» conclude Motmans.

Come muovere i primi passi nella servitizzazione del freddo?

L’iniziativa CaaS – lanciata da BASE (Basel Agency for Sustainable Energy) e finanziata dal Kigali Cooling Efficiency Program (K-CEP) – offre il suo supporto alle aziende che vogliano mettere a disposizione un simile modello e agli utenti che siano interessati ad adottarlo. Attraverso l’iniziativa, BASE ha creato strumenti disponibili al pubblico come un contratto e un modello economico e ha lavorato con gli attori del mercato (proprietari di edifici e imprese, produttori, appaltatori, fornitori di servizi, banche e fondi di investimento) in diverse regioni e settori per implementare il modello. BASE ha anche creato la CaaS Alliance che ora comprende più di 50 membri.

CaaS è raggiungibile qui: https://www.caas-initiative.org.

BASE è una fondazione svizzera e partner specializzato dell’Ambiente delle Nazioni Unite fondata nel 2001. In tutto il mondo, BASE progetta, sviluppa e implementa meccanismi finanziari e modelli di business innovativi per catalizzare gli investimenti verso l’energia sostenibile e per far fronte alla sfida del cambiamento climatico.

Il Kigali Cooling Efficiency Program (K-CEP) è una collaborazione filantropica gestita da Climatework, lanciata nel 2017 per sostenere l’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal e la transizione verso soluzioni di raffreddamento efficienti sotto il profilo energetico, rispettose del clima e a prezzi accessibili per tutti.

 

 

[1] https://www.iea.org/reports/cooling

[2] https://www.caas-initiative.org/faq/