I dati dell’industria meccanica italiana

La crisi determinata dal Coronavirus fa crollare il fatturato dell’industria meccanica italiana: -9,4% pari a 44,5 miliardi. Si ritorna, così, a valori di produzione simili a quelli del 2016. I risultati elaborati dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria, che rappresenta la meccanica italiana, parlano di un settore in crisi: basti pensare che solo nel 2019 il fatturato era di 49,1 miliardi di euro. Il numero di addetti del settore, che nel 2019 superava le 221.300 unità, è calato di -0,4%.

«I numeri sono sicuramente preoccupanti», dice il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli, «nonostante una ripresa della produzione negli ultimi mesi. A gravare soprattutto la battuta d’arresto del lockdown che ha visto troppi macchinari spegnersi in troppe aziende. Il calo di oltre 4,5 miliardi di fatturato significa fabbriche che rischiano di chiudere, o che hanno già chiuso, e la conseguente perdita di posti di lavoro. Oggi le misure “a pioggia” potrebbero non essere sufficienti per chi è in difficoltà, e non essenziali per gli altri. Come far ripartire il motore in maniera efficace? Evitando iniziative tattiche poco incisive a livello nazionale e poco rilevanti sul fronte della produttività generale. Per ripartire veramente, abbiamo bisogno di misure massicce in pochi ambiti in grado di generare valore a cascata e far ripartire il Treno Italia sui binari della sostenibilità produttiva e con un’energia basata su velocità ed efficienza».

Nel dettaglio di alcuni settori, la produzione di Tecnologie Alimentari sembra essere il settore maggiormente colpito, con una perdita del – 13,5% sul fatturato 2020 (4,55 miliardi): pesa il -15,7% delle esportazioni. Scendono sotto il miliardo le attrezzature frigorifere per il commercio (900 milioni, -11,3%), sotto i 200 milioni le macchine ed impianti per molini (-20,9%) e quelle per la trasformazione della frutta (-15,1%). Per quanto riguarda l’export, -18,5% per gli articoli casalinghi (485 milioni di euro), -14,9% le macchine da caffè espresso (315 milioni di euro).

«Oggi viviamo una situazione di crisi in cui c’è grandissima variabilità tra i diversi settori» afferma il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli. «Chi è rimasto agganciato a una filiera attiva durante il lockdown ha contenuto le perdite, altri sono ripartiti lentamente, ma per chi fa parte, ad esempio, del mondo Ho.Re.Ca., come nel caso delle nostre tecnologie dedicate alla produzione alimentare che hanno subito un calo del 13,5%, sembra che la ripresa sia molto lunga e difficoltosa».

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Il fatturato 2020 delle Tecnologie e prodotti per l’Industria dovrebbe attestarsi sui 2,94 miliardi (-7%), subendo quindi perdite leggermente più contenute rispetto ad altri settori. Le previsioni per il comparto della saldatura e taglio parlano di un settore stabile sui 1,21 miliardi di fatturato nel 2020, mentre gli impianti di finitura perdono il -3,6%. Pesa il dato alla voce “export” dei forni industriali, passati da 1,16 miliardi di euro nel 2019 ai 955 milioni di quest’anno.

«Come Anima Confindustria, abbiamo spinto fortemente lo strumento degli incentivi per far ripartire l’edilizia pubblica e privata – dichiara Nocivelli – liberandolo dalla burocrazia eccessiva e dai tanti distinguo, come nel caso del superbonus 110%. Coerente con una visione europea di efficienza energetica e riduzione dell’impatto ambientale, mettendo in pratica i principi del Green New Deal. Oggi più che mai, con un calo delle tecnologie per l’edilizia e le infrastrutture pari al -9,3%, la ricerca dell’efficienza deve essere finalizzata a raggiungere quella semplicità burocratica che consenta di mettere effettivamente in atto gli ottimi incentivi approvati dal governo».