Refrigerazione e climatizzazione: un paio di numeri da Nairobi – UNEP e IEA

Dal recente documento intitolato “Cooling Emissions and Policy Synthesis Report” di UNEP e IEA presentato a Nairobi a luglio 2020:

  • la maggior parte dei consumi di HFC riguarda il settore del freddo che comprende la refrigerazione, il condizionamento d’aria e le pompe di calore (RACHP) in applicazioni sia mobili che fisse. Nel 2012 questi settori rappresentavano l’86 % della quota ponderata per GWP del consumo globale di HFC.
  • Oltre la metà del consumo totale di HFC per RACHP deriva dalle emissioni durante il servizio di manutenzione delle apparecchiature installate (UNEP 2015c). Si stima che il 65% del consumo di HFC (ponderato per GWP) provenga dal condizionamento d’aria (con il condizionamento mobile pari al 36 %) e il 35 % dalla refrigerazione.
  • Il mercato globale RACHP si serve di circa 16 HFC puri e 30 miscele, con GWP che vanno da meno di 100 a quasi 15.000. La media ponderata del GWP è di 2.200. L’HFC- 134a, il refrigerante HFC ad alto GWP più utilizzato, ha un GWP di 1360.
  • In ben più della metà delle applicazioni RACHP, le alternative a basso livello di GWP sono pienamente mature e commercializzate e hanno una quota di mercato crescente. Tuttavia, la disponibilità e la fruibilità variano tra le diverse regioni.
  • L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che le perdite e gli sprechi alimentari causino fino all’8 % delle emissioni totali di gas a effetto serra e costino fino a 2,6 miliardi di dollari l’anno, di cui 700 miliardi di dollari di costi ambientali e 900 miliardi di dollari di costi sociali. Intanto, nel 2018, 821,6 milioni di persone in tutto il mondo sono risultate denutrite.
  • La mancanza di catene del freddo adeguate è responsabile della perdita di circa il 9% della produzione di alimenti deperibili nei paesi sviluppati e del 23 % nei paesi in via di sviluppo.
  • Migliorare l’accesso alla refrigerazione efficiente dal punto di vista energetico e sostenibile attraverso una migliore catena del freddo porterebbe a benefici economici, ambientali e sanitari riducendo le perdite e gli sprechi alimentari. Una sfida fondamentale è quella di fornire attrezzature, logistica e modelli commerciali sostenibili per la catena del freddo che riducano contemporaneamente la perdita di cibo e minimizzino le emissioni climatiche, potenziando al tempo stesso i piccoli agricoltori e i pescatori. L’International Solar Alliance (ISA) ha lanciato l’Iniziativa di “Solar Cooling” per aumentare l’utilizzo dei sistemi solari e solari-ibridi destinati alla catena fredda e al raffreddamento. Un approccio promettente è la creazione di “hub di raffreddamento” che aggreghino le richieste per rispondere alle esigenze degli agricoltori rurali e dei pescatori per le catene del freddo, per altre esigenze della comunità locale e per l’accesso ai medicinali.
  • L’uso di energia degli apparecchi di refrigerazione può essere migliorato del 50-60 % utilizzando le migliori tecnologie sul mercato rispetto alle unità medie nei paesi con politiche di efficienza energetica in atto. I paesi in via di sviluppo potrebbero ottenere risparmi energetici superiori al 60 % scoraggiando il riversarsi di apparecchiature inefficienti sui loro mercati e adottando misure quali standard minimi di rendimento energetico.
  • I supermercati possono migliorare l’efficienza energetica dei loro sistemi di refrigerazione del 15-77 %, a seconda del tipo di sistema in uso. Progetti dimostrativi di alternative agli HFC ma basso GWP presentati dalla Climate and Clean Air Coalition (CCAC) hanno calcolato un risparmio energetico dal 15 % al 30 % e riduzioni di CO2 dal 60 % all’85 % per la refrigerazione nei negozi commerciali di alimentari.