Lavorare ai Tempi del Covid

Castel Srl: la collaborazione di tutta l’Azienda, essenziale per superare la crisi

Michele Roda

Avere siti produttivi in Cina in tempi di Covid ha avuto anche vantaggi: è stato come poter puntare un occhio sul futuro e vedere da lontano quanto, poco dopo, sarebbe successo anche in Italia. Per questo Castel, azienda specializzata nella produzione di componentistica per la refrigerazione e il condizionamento dell’aria, con sede a Pessano Con Bornago (MI), allo scoppio dell’emergenza è riuscita abbastanza in fretta a valutare la situazione e a intuire che sarebbe potuta diventare qualcosa di veramente serio. «È stato come un dejà vu! Le misure che sono state prese qui a livello nazionale e regionale, dapprima più blande, poi via via più severe, le avevamo già viste in atto nei nostri siti in Cina» afferma Michele Roda, amministratore delegato di Castel.

A partire da fine febbraio, in base alle circolari ministeriali e le indicazioni di Assolombarda, l’Azienda ha istituito un Comitato d’Emergenza Covid composto dai dirigenti e dalle principali figure del servizio di prevenzione e protezione, da rappresentanti delle risorse umane, coinvolgendo anche rappresentanze sindacali nelle misure via via definite, istituzionalizzato poi nel Comitato Protocollo Covid-19 all’uscita del testo normativo di riferimento del 14 marzo. «Questo comitato è stato il luogo in cui sono sempre state discusse e prese tutte le decisioni necessarie di volta in volta, in base ai decreti ministeriali e alle ordinanze regionali. Sono molto contento di poter affermare che il lavoro nel comitato, quindi con tutte le rappresentanze dell’Azienda, è stato ed è estremamente positivo e costruttivo. Le misure messe in atto hanno veramente il benestare di tutti».

Quali misure, ad esempio? Ad esempio, lo smart working per i dipendenti degli uffici a partire da fine febbraio. «Si tratta di un modo di lavorare che in Castel non avevamo mai applicato o considerato e devo dire che inizialmente mi ha dato da pensare. Ma oggi, a oltre due mesi di smart working di tutto il personale cosiddetto ufficio, il bilancio è estremamente positivo. Non solo ognuno riesce a svolgere il proprio lavoro, ma la partecipazione e la collaborazione sono molto forti. Con lo smart working i dipendenti riescono a gestire più facilmente e in maniera più distesa una situazione già di per sé difficile. Penso alle famiglie con bambini piccoli o con anziani da curare. Credo che tutti siano ben contenti di avere questa possibilità». Tra l’altro, lo smart working, in un certo senso, avvicina e svela qualcosa del quotidiano dei colleghi: «Non è raro, durante una video-riunione tra colleghi, veder improvvisamente apparire sullo schermo il volto curioso di un bambino. Queste apparizioni, questo entrare discretamente nell’ambiente familiare degli altri per uscirne subito, lasciano tracce positive. Ci svelano per un attimo un volto più intimo e umano dei nostri colleghi e sono convinto che questo, in qualche modo, avvicini».

Questioni di Filiera

Anche produzione e logistica si sono fermate: dal 25 marzo nelle officine e nei magazzini di Castel non c’era più nessuno. «Castel non rientrava nei codici ATECO a cui era permesso continuare a lavorare e quindi abbiamo fermato la fabbrica. In questa situazione ci siamo però accorti di quanto sia difficile coordinare l’attività delle filiere, bloccandone alcune e lasciandone funzionare altreIndipendentemente da quanto dicono i codici ATECO, siamo comunque tutti più o meno direttamente indispensabili: durante la nostra chiusura ci arrivavano richieste di componenti da parte di coloro che erano attivi e che curavano le filiere essenziali. I nostri componenti vengono usati in queste filiere e una volta che i manutentori hanno esaurito le scorte, hanno iniziato a fare pressione per le consegne».

Ritorno alla normalità

Per questo motivo, il 6 aprile Castel ha ricominciato a lavorare in deroga per quei clienti che ne avessero fatto espressa richiesta e ne potessero dimostrare la necessità. Inizialmente, solo il 20% dei lavoratori era in fabbrica; poi a poco a poco le squadre sono aumentate fino ad arrivare al 4 maggio dove circa il 90% degli operai è tornato al lavoro. Rimangono a casa le persone più fragili o per anzianità o perché soggetti a rischio. Produrre in tempi di Covid-19 non è cosa facile: «Abbiamo innanzitutto dovuto riorganizzare i turni in modo che le squadre non si incontrassero al cambio turno. Quindi, abbiamo riorganizzato gli ambienti di lavoro dando un nuovo lay-out alla fabbrica. Infine, abbiamo messo in atto tutte le regole previste dalla prevenzione: distanza, uso di DPI, comportamenti attinenti, sale comuni chiuse, divieto di assembramento, conduzione di operazioni di sanificazione e quant’altro. È stata veramente una riorganizzazione massiccia del lavoro e degli spazi e ora si lavora normalmente. Certo, non è più la normalità che conoscevamo prima. Si esce diversi da questa crisi, ma quel che è stato è stato: ora dobbiamo ripartire, facendo tesoro di quanto di positivo abbiamo sperimentato».

Clienti consolidati: un plus valore

Siete preoccupati per i fatturati? «Chiaramente i fatturati hanno segnato andamenti negativi, essendo noi stati chiusi ed essendoci stato un freno nel lavoro di tutti. Ma Castel è una azienda molto solida e io credo veramente che i fatturati seguiranno la famosa curva a V di cui si parla, ovvero quel che è perso è perso ma si tornerà in tempi relativamente brevi ai fatturati pre-crisi. Ho fiducia anche nei nostri clienti e sono convinto che rispetteranno gli impegni presi e i pagamenti aperti. Sono clienti consolidati, che conosciamo da parecchio tempo e sono gli stessi che sono usciti dalla crisi del 2008-2009. In questo senso dormo ancora sonni tranquilli. Piuttosto dobbiamo verificare come è il nostro posizionamento internazionale ora, visto che siamo stati chiusi laddove altri a livello internazionale hanno continuato a lavorare. Onestamente non credo che due settimane di chiusura siano sufficienti per perdere posizioni, ma appunto, lo dobbiamo ancora verificare».