Nei paesi in via di sviluppo, il 40% della perdita di cibo si verifica dopo il raccolto e all’inizio della catena di approvvigionamento. Ciò si traduce in oltre 250 milioni di tonnellate di cibo sprecate e oltre 310 miliardi di dollari di rifiuti e perdite alimentari all’anno, soprattutto a causa di una refrigerazione inadeguata e di un approvvigionamento energetico inaffidabile e costoso. La perdita di cibo colpisce i produttori, riducendo il loro reddito di almeno il 15%. Colpisce anche i consumatori. Allo stesso tempo, lo spreco alimentare è il terzo maggiore emettitore di CO2 a livello globale. La riduzione degli sprechi alimentari può avvenire, dunque, solo sviluppando in maniera adeguata la conservazione a temperatura controllata.
Nelle aree rurali in via di sviluppo dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia, dove la rete elettrica non arriva o non funziona in modo affidabile, l’accesso all’energia – in particolare le soluzioni rinnovabili decentralizzate come le mini-reti solari e idroelettriche – è fondamentale. Una analisi pubblicata sul blog del World Economic Forum mostra un aumento significativo della produttività e una diminuzione della perdita di cibo nel caso in cui venga fornito un accesso adeguato all’energia alle comunità rurali.
Senza elettricità, da qualunque fonte essa provenga, non esiste una conservazione al freddo per consentire e potenziare la trasformazione economica della vita di 780 milioni di piccoli agricoltori, che portano il peso degli sprechi alimentari e sono anche i più vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Tuttavia, molti paesi finora non sono riusciti a riformare completamente le normative per promuovere le mini-reti e le altre energie rinnovabili distribuite in grado di modernizzare le catene alimentari. Questo nonostante i generatori diesel – la soluzione predefinita per molti agricoltori – siano molto più costosi dell’energia solare, per non parlare dell’inquinamento che ne deriva e, talora, della difficoltà di approvvigionamento del diesel.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia EIA afferma che le mini-reti e le energie rinnovabili decentralizzate sono la soluzione meno costosa per elettrizzare quel miliardo circa di persone nel mondo che vivono ancora senza elettricità, ma la burocrazia governativa rende difficile ottenere licenze e contratti di acquisto di energia elettrica per tali soluzioni. Politiche migliori aiuterebbero anche a sbloccare i finanziamenti misti necessari per ridurre il rischio e invogliare le banche locali a entrare nel mercato in modo più aggressivo. Infine, il raggiungimento di un vantaggio sull’elettrificazione rurale e sulla refrigerazione alimentare richiede molto di più della tecnologia, della politica e della finanza: richiede un esercito di imprenditori.
La proliferazione dell’accumulo di freddo mediante l’affermazione di soluzioni decentralizzate per l’energia rinnovabile può migliorare il business case per i fornitori di energia aumentando la domanda al di là dei consumi domestici. Inoltre, vendendo più energia per migliorare la produzione alimentare e in particolare l’accumulo del freddo, gli utenti dell’energia possono permettersi di pagare una tariffa energetica più elevata, migliorando il business case del fornitore di energia.
Il settore del latte nel Kenya rurale è un buon esempio di ciò che è possibile. Tipicamente, i piccoli agricoltori producono latte da vendere ai centri di raccolta del latte o al mercato locale. Portare il latte in un mercato più lontano è difficile in quanto esso si rovina in poche ore. La sostituzione del diesel per i centri del latte con una alimentazione energetica ad energia solare ha comportato notevoli risparmi eliminando la spesa per il diesel e riducendo la perdita di latte. Ma dobbiamo andare oltre i progetti pilota su larga scala. Il futuro richiede di lavorare per affermare mini-reti per la catena alimentare. Questa strada aiuterà realmente a porre fine alla povertà energetica, ma potranno anche avvicinarci alla sicurezza alimentare per tutti.