Standard più rappresentativi? Con una partecipazione più ampia!

Nel mondo della refrigerazione e del condizionamento, in particolare in determinati settori, si parla oggi molto di standard. È infatti in revisione uno standard – l’IEC 60335-2-40 – rilevante per la ridefinizione dei limiti di carica di refrigeranti infiammabili in certe apparecchiature del condizionamento, mentre si è appena conclusa la revisione dello standard IEC 60335-2-89 per definire eventualmente nuovi limiti di carica dei refrigeranti infiammabili in apparecchi di refrigerazione commerciale (light commercial).

Si tratta di standard che influenzano, talora limitandole, alcune applicazioni di refrigeranti alternativi a basso GWP, infiammabili, che però sono una delle soluzioni per poter attuare il regolamento F-GAS. Si tratta, inoltre, di standard che si rifanno a specifiche tecniche non più al passo con la tecnologia. Vi è dunque la necessità effettiva di adeguarli. In generale e da più parti si invitano le aziende con expertise nelle tecnologie dei refrigeranti infiammabili e a basso GWP a partecipare ai tavoli di discussione per la revisione degli standard. L’invito è rivolto soprattutto a quella parte di industria che, pur avendo il know-how tecnico necessario, è sottorappresentata ai tavoli di discussione: le PMI. Come spiega Rita Tedesco, Programme Manager presso ECOS, una ong ambientale specializzata nelle politiche di standardizzazione: «C’è troppa poca partecipazione da parte delle piccole e medie imprese e della società civile ai processi di standardizzazione e il rischio è che vengano considerati principalmente gli interessi di aziende più grandi e delle tecnologie che esse posseggono».

Come mai c’è così poca partecipazione a un processo che sembra così importante come la definizione di uno standard tecnico? «Perché questi processi sono molto lunghi, costano soldi, tempo ed energia ed è molto probabile che una PMI non abbia i mezzi per affrontare tutto l’Iter che in genere dura anni» spiega Rita Tedesco.«Ma nel tessuto industriale europeo le PMI sono la spina dorsale dell’economia. Non avere la loro voce ai tavoli di discussione significa non avere la voce di una grande parte del tessuto industriale europeo. Il rischio è di doversi poi attenere a standard definiti da una minoranza, dunque non troppo rappresentativi».

L’articolo completo sul numero di giugno di ZeroSottoZero