La crioconservazione aiuta la conservazione della biodiversità… ma il cambiamento climatico va comunque fermato.

Il fenomeno dello sbancamento dei coralli, che avviene se le temperature elle acque salgono troppo. IL fenomeno e’ già’ in atto in molte barriere coralline. (Foto: NOAA/David Burdick)

Secondo la piattaforma IPBES – Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services – ammonta almeno a un milione il numero delle speci viventi a rischio di estinzione a causa di azioni umane. Il cambiamento climatico ha accelerato lo stress su alcune di loro. L’esempio forse più lampante è dato dai coralli che, a causa dell’aumento della temperatura e del grado di acidificazione delle acque dei mari,  “sbiancano”, ovvero, sostanzialmente, muoiono.

Le Nazioni Unite prevedono che, se le temperature degli oceani aumentassero come previsto, nessuna delle 29 barriere elencate tra i siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO ospiterà ancora ecosistemi funzionali entro l’anno 2100.

In questo campo, le tecnologie di refrigerazione possono forse contribuire a salvare questi patrimoni dell’umanità  attraverso la crioconservazione delle risorse genetiche. Infatti un gruppo di ricercatori ha pubblicato da poco un articolo su Nature in cui descrive come, utilizzando una soluzione antigelo carica di particelle d’oro e un laser a scongelamento rapido, è riuscito a congelare criogenicamente e scongelare con successo le larve di corallo.

Questa è una premiere mondiale. Fino ad oggi infatti sono stati ottenuti successi cone la conservazione a temperature ultra-basse dello sperma di corallo per preservare la diversità genetica, ma la crioconservazione delle larve fino ad oggi non era mai stata considerata, a causa del volume degli esseri da conservare, della loro complessa struttura tissutale e sensibilità alle lesioni da raffreddamento. Nell’articolo pubblicato su Nature, i ricercatori mostrano per la prima volta che le larve di corallo possono sopravvivere alla crioconservazione e riprendere a nuotare dopo essere state riscaldate.  Il risultato? Con il metodo descritto è sopravvissuto il 43% delle larve.

Questa tecnologia consentirà il biobanking delle larve di corallo per garantire la biodiversità e, se gestita in modo da ottenere una alta produttività, dove milioni di larve in una specie sono congelate contemporaneamente, potrebbe diventare un prezioso strumento di ricerca e conservazione per aiutare a ripristinare e diversificare l’habitat della barriera corallina.

Sicuramente un interessante risultato, ma se le acque rimarranno troppo calde e troppo acide, sarà comunque difficile far sopravvivere le larve in un habitat naturale. L’impegno dunque per mitigare il cambiamento climatico, non deve farsi “distrarre” da queste “prove tecniche di resilienza”, per quanto esse abbiano successo.