R-22: bloccato in Spagna un grosso traffico. Profitti illegali fino a 1 milione di €

Credits: Europol

Le autorità spagnole hanno scoperto un gruppo criminale organizzato coinvolto nel commercio illegale di sostanze che riducono lo strato di ozono. L’Unità specializzata per l’ambiente e l’urbanistica della Procura spagnola ha coordinato il servizio di protezione della natura della Guardia civile spagnola per condurre l’indagine, che è stata sostenuta da Europol e dalla Gendarmeria nazionale francese.

L’inchiesta ha rivelato che un’azienda di Valencia, in Spagna, è stata coinvolta nel contrabbando di dieci tonnellate di gas refrigerante R-22 senza una licenza legale, portando un profitto da 500.000 a 1 milione di euro per la banda criminale. La polizia ha avviato le indagini nel 2017, quando il ministero dell’Ambiente spagnolo è stato informato del gas R-22 sarebbe stato esportato a Panama illegalmente.

L’operazione ha rivelato che la società ri-confezionava i liquidi refrigeranti R-22 che avrebbero dovuto essere classificati come rifiuti pericolosi. Ciò ha portato a circa 10 000 kg di gas R-22 commercializzati illegalmente come gas rigenerato. L’inchiesta ha rivelato che queste dieci tonnellate di gas esportato illegalmente avrebbero rilasciato nell’atmosfera 17.000 tonnellate di CO2.

Nell’Unione Europea il Regolamento di riferimento per le sostanze ozono lesive è il CE n. 1005/2009 ( QUI ) che stabilisce il divieto di produzione, immissione sul mercato e uso di tutte le sostanze ODS, ma – come sottolinea Matteo Mangiarotti, Hudson Technologies – esso indica esplicitamente il riciclo e la rigenerazione come attività da valorizzare e perseguire per diminuire l’impatto ambientale di tali sostanze. «Esse sono ancora oggi utilizzabili per usi considerati critici (es: comparto aereo o militare). Inoltre, non è vietata la commercializzazione del rigenerato, ma il suo utilizzo all’interno della UE. Si può esportare prodotto rigenerato, con l’ottenimento di opportuna licenza di esportazione».

Europol ha coordinato l’operazione dal 2017, fornendo supporto informativo, analitico e operativo e collaborando con gli Stati membri e i paesi non UE. L’indagine è iniziata nell’ambito del Progetto TECUM, che si concentra sulla dimensione del crimine organizzato (transnazionale) dei crimini ambientali. Supportato da Europol, il progetto è anche una metodologia multi-strumento per garantire un sostanziale miglioramento delle capacità investigative e aumentare la consapevolezza di questo crimine nei confronti delle istituzioni e della società civile.

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