Dorin, innovazione nel DNA

Dorin
Giovanni Dorin vicino al CD600 per applicazione industriale di CO2 transcritica, il più grosso compressore esistente per CO2 transcritica.

Dal più piccolo al più grande, erano tutti presenti i compressori Dorin a Refrigera, allo stand dell’Azienda: dal CD 400, il best seller per COtranscritica, al CD 600 per applicazioni transcritiche industriali, dalla nuova gamma CDS subcritica Transformer, anch’essa per applicazioni industriali, ai compressori per HFC. «Refrigera è per noi una vetrina e abbiamo portato tutte le novità del momento» afferma Giovanni Dorin. «In questa fiera, esclusivamente dedicata alla refrigerazione, abbiamo avuto la possibilità di incontrare direttamente gli utenti finali dei nostri compressori, chi li mantiene e gestisce nei vari impianti, e ci siamo presentati come sempre per quello che Dorin è: una azienda ormai alla quarta generazione, con quasi trent’anni di esperienza nella refrigerazione a CO2, con l’innovazione nel DNA».

E davvero non è uno slogan: Dorin fu la prima azienda in assoluto a lavorare con compressori per la CO2, iniziando nel lontano 1991.  Non si trattò solo di un primato temporale, ma anche tecnologico. L’approccio alla costruzione di compressori per la CO2 ,infatti, non fu quello di adattare i prodotti standard al nuovo refrigerante, bensì di costruire ex novo una piattaforma dedicata e ridisegnare completamente il compressore in termini di materiali, geometrie, strutture. «Prima di iniziare, abbiamo fatto uno studio dei materiali usati nel mondo aerospaziale, che per pressioni e temperature di lavoro si avvicina a quello della compressione a CO2.  Abbiamo quindi riportato sui nostri compressori quanto poteva essere utile. Conseguentemente abbiamo riproposto questa innovazione a tutta la nostra gamma standard, ove necessario e utile. Questi studi, dunque, partiti per la CO2, ci hanno in realtà aiutato a migliorare tutta la nostra produzione, anche quella per HFC».

CO2, avanti tutta!

Sebbene nella produzione totale della Azienda i compressori per HFC costituiscano ancora la maggioranza, è alla COche è principalmente legato il nome Dorin. «Abbiamo puntato sulla COperché crediamo che sia un refrigerante con delle grandi potenzialità». I numeri danno ragione a Giovanni Dorin. Se consideriamo solo il settore della refrigerazione commerciale, quello in cui la COsi sta affermando più prepotentemente, vi sono negli USA poco più di 350 supermercati transcritici, laddove invece in Europa sono oltre i 14.000, indicando l’esistenza oltreoceano di un mercato enorme ancora da conquistare. E la stessa Europa, nonostante il numero impressionante, ha solo circa il 10% del suo parco supermercati che funziona a CO2. Anche qui, dunque, le potenzialità sono interessanti. Dati alla mano, Dorin afferma: «Nel 2016-2017 abbiamo notevolmente incrementato la produzione dei compressori per la CO2e nel 2018 abbiamo visto un raddoppio degli ordini». E aggiunge: «La COnon è solo sostenibile ma secondo noi ad oggi è l’unica vera alternativa per il futuro della refrigerazione. Tutte le miscele con cui oggi noi lavoriamo hanno una dead-line o potrebbero averla. Per la COnon ve ne è nessuna in vista». 

L’innovazione continua

L’innovazione è nelle corde di Dorin, che anche oggi porta sul mercato compressori dalle peculiarità uniche. Il collettore esterno, ad esempio. Tutta la gamma transcritica di Dorin è costruita in modo che il passaggio del gas compresso avvenga all’esterno del corpo centrale del compressore, in modo da mantenere la temperatura dell’olio a livelli tecnicamente contenuti, migliorando la lubrificazione e allungando sensibilmente la vita del compressore. Lo stesso collettore ha un effetto muffler che contiene molto eventuali pulsazioni di pressione. Tutto ciò si riassume in minor stress meccanico per il componente e quindi ciclo di vita più lungo.

Infine, a Refrigera, Dorin ha presentato la nuova generazione di compressori: la gamma “Transformer”. Un nome, una garanzia: questa gamma ha un corpo centrale con dodici pistoni e quattro teste che si può configurare in una soluzione aperta o semi-ermetica per HFC (si sta sperimentando una versione per COsubcritica). Parti e componenti comuni rendono possibile una migliore gestione di interventi sui compressori, garantendo un’ottimizzazione dei costi after sales. «Il vantaggio di tale soluzione è che si possono usare gli stessi ricambi per la parte centrale, indipendentemente dalla applicazione» spiega Giovanni Dorin. Gli ultimi test su questi compressori sono quasi conclusi e si conta di portare il modello sul mercato entro i prossimi mesi. Il target di questi compressori? «Sicuramente applicazioni industriali di altro valore».