ASSOFRIGORISTI – REFRIGERANTI: PER L’ AMBIENTE E LE IMPRESE LA SOLUZIONE CONSORZIO ANCOR PIÙ NECESSARIA

In relazione alla posizione espressa in un documento intestato a Federchimica/Assogastecnici relativo a “Posizione di Assogastecnici sulla gestione dei gas fluorurati ad effetto serra estratti da impianti e apparecchiature frigorifere”, Assofrigoristi esprime forti perplessità per l’erronea interpretazione delle norme e del dettato regolamentare e legislativo che, tra l’altro, porterebbe a penalizzare fortemente l’ambiente stante le prassi in opera.

La norma europea incentiva e ritiene fondamentale (come indicato dalla Commissione UE nel documento “Information for technicians and users of refrigeration, air conditioning and heat pump equipment containing fluorinated greenhouse gases (January 2015)”) il RICICLAGGIO tra le operazioni per consentire un phase-out efficace e ambientalmente compatibile[1]. Non solo. Con un interpello diretto alla DG Climate Action della Commissione Europea nei giorni scorsi, Assofrigoristi e Legambiente hanno già ottenuto conferma in tal senso: il riciclo è necessario e da interpretare nel senso più largo possibile a far sì che vengano ottenuti i risultati auspicati dall’F-Gas.

Assogastecnici, nelle sezioni relative alla “manutenzione”, fa erroneamente riferimento all’articolo 13 comma 3(b) del Regolamento (UE) 517/2014 per costringere l’ambito del riciclaggio esclusivamente al recupero del refrigerante da una singola apparecchiatura ed al suo reimpiego nella stessa, fortemente limitando l’adozione di un refrigerante che, come da specifiche tecniche già richiamate dalla Linea Guida Assofrigoristi sul Recupero e Riciclo (EN 378-4, ISO 11650, SAE J2788_200612, SAE J3030_201507), risulta invece disponibile per essere riutilizzato in molteplici macchine e situazioni secondo il giudizio e la buona tecnica che pertiene al frigorista.

Alla stessa maldestra maniera, e senza tener conto della definizione di rifiuto che Assogastecnici stessa richiama nelle note facendo riferimento al TU Ambientale (D.Lgs 152/2006), nella sezione relativa al Retrofit, viene ipso facto fatto diventare rifiuto qualsiasi refrigerante che esce da una macchina frigorifera, anche se perfettamente funzionante e manutenuta, limitando in modo più estremo il ciclo di vita del refrigerante stesso. Anche in questo caso senza tener conto delle norme tecniche e di buona pratica di carattere europeo ed internazionale.

Non v’è dubbio che l’operazione di Rigenerazione permette al refrigerante di esprimere al meglio le proprie prestazioni e di fornire al mercato un prodotto “certificato”, ma, stante l’assenza di un consorzio di gestione del prodotto “esausto” (che invece esiste, ad esempio, in Francia ADC3R), che permette al Cliente finale e ai tecnici di approvvigionare prodotto vergine per le necessità del mercato e delle macchine senza preoccuparsi – perché pagati a monte – dei costi dello smaltimento, tale indicazioni risultano particolarmente perniciose in un mercato ed in un momento storico particolarmente critico, dove, a fronte di un costo del refrigerante enormemente lievitato, è molto più semplice (ahimè!) liberare gas in aria che recuperarlo, riciclarlo – minimizzando i costi – o rigenerarlo – a costi più alti – che gestirlo all’interno di un ciclo a tutt’oggi ancora molto oneroso di smaltimento.

L’ambiente non ringrazierebbe. Si limiterebbe così grandemente la vita utile di un refrigerante, si mette a repentaglio la continuità delle imprese che affidano ad un mercato di nuove miscele il loro incerto futuro basato sulla refrigerazione, si continuerebbe a rischiare di far emettere in ambiente milioni di tonnellate di CO2 equivalente a causa dello scarico dei costi della gestione dello smaltimento sui tecnici e sui clienti finali.

Anche Legambiente esprime preoccupazione per un’interpretazione della norma che spinga verso un possibile maggiore rilascio in atmosfera dei gas esausti: secondo l’Associazione, infatti, ogni possibilità di riuso e reimpiego del gas già utilizzato deve essere sfruttata per prevenire il fatto che tale gas, visti i costi di smaltimento finali oggi importanti e disincentivanti, finisca per essere rilasciato in atmosfera con gravi danni per l’ambiente. «Non spetta a noi interpretare le norme e lasciamo il compito agli addetti ai lavori e alle istituzioni», commenta Davide Sabbadin che per Legambiente si occupa del tema. «Ci preme, però,  sottolineare che la mancanza di un consorzio che possa mettere a sistema anche lo smaltimento e il fine vita dei gas esausti, siano essi rigenerabili o meno, mina alle fondamenta la piena applicazione del regolamento 514/2017 nel nostro paese e che quindi sarebbe auspicabile un’interpretazione che consenta il massimo reimpiego di tale gas, previa l’applicazione delle tecniche di ripulita più idonee da parte dei competenti professionisti».

«Abbiamo anche interpellato la Commissione Europea sulla corretta interpretazione degli articoli impugnati dall’associazione di FederChimica – riferisce Marco Masini, direttore di Assofrigoristi – e ci hanno dato ragione su tutta la linea nei riguardi dell’interpretazione volta, come Assofrigoristi ha sostenuto sin dal primo momento, ad accogliere ogni intento di allungamento della vita del prodotto refrigerante. Quindi, ogni possibilità che consenta di utilizzare il refrigerante recuperato come riciclato (da tecnici qualificati e secondo le norme) o rigenerato in ogni situazione e in ogni installazione deve avere il sopravvento, in attesa di un completo phase out degli HFC».

Siamo certi che Federchimica/Assogastecnici non volesse ottenere questo scopo, bensì, come già auspicato in più occasioni da Assofrigoristi e da Legambiente, mettersi intorno ad un tavolo con gli installatori/manutentori ed i costruttori per costituire un serio consorzio per la gestione dello smaltimento/rigenerazione dei refrigeranti.

[1]          Pag. 15: 5.5. Recovery and reclamation of refrigerants:Operators of all types of equipment must make arrangements for the proper recovery, i.e. the collection and storage of the F-gas refrigerant from the cooling circuits of refrigeration, air conditioning and heat pump equipment, to ensure recycling, reclamation or destruction of the F-gases. This activity must take place before the final disposal of the equipment and, when appropriate, during maintenance or servicing work.