Soluzioni efficienti per i supermercati

Il 1° gennaio di quest’anno è entrato in vigore l’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal. Con questo emendamento anche per gli HFC inizia una fase di riduzione globale nel quadro del Protocollo stesso. Quello di Kigali è un accordo storico perché secondo calcoli di più fonti, se utilizzati in modo incontrollato, gli HFC potrebbero rappresentare il 20% delle emissioni globali di gas serra al 2050.

La riduzione di emissioni di tonnellate equivalenti raggiungibile con l’emendamento di Kigali dovrebbe evitare l’innalzamento di 0,5°C di temperatura entro la fine del secolo. Un concomitante aumento dell’efficienza energetica degli apparecchi e impianti che utilizzano HFC potrebbe potenzialmente raddoppiare il beneficio climatico.

Tra i maggiori utilizzatori di HFC per la refrigerazione vi è il settore commerciale – supermercati e catena del freddo per gli alimenti. SI tratta di un settore che è destinato a esplodere. Basti pensare che in Cina le strutture legate alla distribuzione e vendita alimentare a temperatura controllata crescono del 25% all’anno e ritmi analoghi si hanno in India. Se da una parte questa crescita è una delle vie per combattere la malnutrizione, grazie a una migliore conservazione degli alimenti, dall’altra un aumento cosi forte significa anche un aumento di consumi, sia di HFC che di energia elettrica. E le strutture commerciali fagocitano letteralmente energia: nei paesi industrializzati il Retail sarebbe responsabile del 3-4% dei consumi elettrici nazionali. All’interno del sistema supermercato la refrigerazione può costituire il 60% dei consumi elettrici. Questo causa emissioni di COequivalenti, perché la maggior parte dell’energia è ancora prodotta dalla combustione di fonti fossili. A queste emissioni indirette di COsi aggiungono quelle dirette dovute al rilascio “fisiologico” di refrigeranti dagli impianti di refrigerazione centralizzati, quali sono la maggior parte degli impianti nei supermercati. Esso si attesta su una media del 25% annuo.

Il retail, dunque, e la struttura di distribuzione ad esso legata hanno un importante impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra. Costituiscono però anche un grosso potenziale di diminuzione delle emissioni, un potenziale reale perché negli ultimi anni sono apparse sul mercato sempre più soluzioni per la refrigerazione commerciale in grado di migliorarne enormemente l’efficienza energetica e di ridurne le emissioni, sia dirette che indirette. Queste soluzioni sono ampiamente descritte in un nuovo rapporto pubblicato di recente dalla ong EIA – Environmental Investigation Agency e da Shecco, B2B per la refrigerazione naturale.

Lo studio vuole essere uno strumento per aiutare i supermercati ad avvicinarci all’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento ben al di sotto dei 2°C e guidarli nella fitta foresta di soluzioni oggi disponibili praticamente per ogni supermercato e per ogni necessità. Al di la dell’inventario di tecnologie per aumentare l’efficienza energetica e diminuire le emissioni dirette che il rapporto contiene, questo studio veicola due importanti messaggi:

  • sia il regolamento F-gas che l’emendamento di Kigali devono essere colti dal mondo Retail come l’opportunità di introdurre tecnologie più sostenibili nel proprio sistema. Questo è un vantaggio per tutti: per l’ambiente e per le bollette energetiche dei supermercati;
  • nella scelta di una soluzione è fondamentale considerare non solo il costo iniziale dell’impianto ma il suo costo totale sull’intero ciclo di funzionamento. Anche la sostenibilità economica è un “bene” a lungo termine, che va ben oltre la fattura iniziale.

Lo studio è disponibile QUI in inglese