ITALIA: le alternative agli HFC

Federica Moricci, ISPRA

ISPRA -Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale  su incarico del Ministero dell’Ambiente, ha realizzato uno studio sulle alternative disponibili in Italia agli HFC. Lo studio, ora completo e presentato alla conferenza ATMOsphere Europe, è il primo tentativo in Italia di fare una ricognizione sulle alternative disponibili. Tra i settori considerati vi sono ovviamente anche la refrigerazione e il condizionamento. Lo studio cerca di evidenziare le criticità incontrate dagli attori coinvolti nel passaggio a sistemi alternativi e nell’adeguamento al regolamento F-Gas.  Ha inoltre voluto mettere in evidenza eventuali opportunità che possono scaturire da questi cambiamenti per il sistema Paese.

Emissioni di gas a effetto serra in Italia

A fronte di una diminuzione nazionale delle emissioni di gas serra del 17,5% tra il 1990 e il 2016, quelle di gas fluorurati sono invece aumentate del 68%. Tra i gas serra i gas fluorurati rappresentano nel 2016 l’87,3%, mentre erano l’11,8% nel 1990. Oggi l’84% degli HFC in Italia è utilizzato dal settore refrigerazione e condizionamento.

In seguito all’entrata in vigore del Regolamento F-gas, anche in Italia si assiste a una graduale scomparsa del mercato di HFC ad alto GWP, a una diffusione degli HFC con GWP inferiore e a un aumento dei prezzi degli HFC in via di eliminazione, aumento talora più marcato che negli altri stati europei. Questi mutamenti porteranno, secondo i dati raccolti da Ispra presso il distributore di gas refrigeranti Rivoira, a passare da un GWP medio di 1930, che è quello attuale, a un GWP medio di 365 nel 2030.

Secondo quanto rilevato da ISPRA, oggi i settori che risultano già in possesso di tecnologie mature per l’uso di refrigeranti naturali o HFO tendono a passare direttamente a questi. Ma vi sono in Italia alcuni settori che sono in crisi perché non hanno ancora sviluppato tecnologie in grado di funzionare con refrigerati altenativi o che devono fare i conti con standard di sicurezza molto severi sull’uso di refrigeranti infiammabili. È il caso del condizionamento. «Non delle unitá portatili a carica limitata, per le quali il propano si è ormai affermato come alternativa, ma di tutte le apparecchiature più grosse, per le quali le uniche alternative oggi considerate in Italia sono refrigeranti sintetici a minore GWP» spiega Federica Moricci dell’Ispra. E prosegue: «Non è tanto la mancanza di tecnologia ad essere un problema, perché vi sono anche aziende italiane che producono ed esportano macchine a refrigeranti naturali per il condizionamento – quanto la compatibilità di tali alternative con le norme esistenti in materia di sicurezza e prevenzione incendi»

Questioni di infiammabilità e sicurezza ambientale

Essenzialmente due sono i gruppi di norme che ostacolano l’utilizzo di alternative:

  • Quelle riguardanti l’infiammabilità – in Italia si riconoscono solo due classi di sostanze: infiammabili e non infiammabili. La classe A2L non è contemplata;
  • Quelle riguardanti la sicurezza ambientale: i vecchi decreti prescrittivi vietano l’uso di sostanze infiammabili o tossiche in luoghi quali albergji, scuole, esercizi commerciali con superficie maggiore di 400m2; i nuovi decreti non esprimono divieto ma richiedono una analisi dei rischi per l’applicazione di tali sostanze in asili, musei e strutture ospedaliere. A questo si aggiunge che i criteri di sicurezza sono di competenza del Comando locale dei Vigili del Fuoco. Criteri di sicurezza uniformati a livello nazionale sarebbero auspicabili.
Troppo poca formazione professionale

Sicuramente aumentare la formazione professionale per sostenere il passaggio ai refrigeranti naturali o agli HFO sarebbe fondamentale. Oggi in Italia la formazione è insufficiente: non copre in maniera omogenea tutte le alternative e non ha una distribuzione omogenea sul territorio. Vi sono iniziative a livello regionale, ma nessuna a livello nazionale.

Opportunità per l’Italia

L’Italia è leader mondiale nella progettazione di tecnologie alternative basate sull’uso di refrigeranti naturali (ad es. chillers a R-290). A differenza dei competitor internazionali che producono in scala, il Made in Italy progetta tecnologie alternative ad hoc, studiate sulle esigenze del cliente e delle condizioni locali.

Parlando con alcune aziende produttrici di tale tecnologia, si vede che una percentuale importante della produzione è però destinata all’estero. Per favorire la conoscenza delle imprese italiane con tecnologie naturali e innovative Ispra sta compilando un libro sulle migliori realtà imprenditoriali italiane che detengono tecnologie innovative, basate sui refrigeranti naturali. Questo libro è inteso come uno strumento per promuovere il “Made in italy” in tutti i tavoli di negoziazione internazionale.