Dogane europee: fondamentali per il successo del Regolamento F-gas

DoganeIl regolamento sui gas fluorurati prevede una riduzione (o “eliminazione graduale”) del 79% tra il 2015 e il 2030 della quantità̀ di HFC immessa in commercio nell’UE rispetto al periodo di riferimento 2009-2012. Tali quantità̀ sono calcolate in CO2 equivalenti, come descritto nell’articolo 15 del Regolamento F gas. Il processo di eliminazione graduale si basa su un sistema di quote di HFC, ovvero di diritti di immissione sul mercato. Tali diritti sono assegnati ai soli produttori e importatori di gas sfusi, limitando e controllando così il loro diritto di immettere in commercio tali gas. Tali quote sono dunque lo strumento del regolamento F gas per attuare la riduzione graduale di HFC sul mercato.  Si tratta di un metodo che in principio è ben pensato, ma nel mondo reale si sono create situazioni che potrebbero falsare l’effettiva riduzione e alle quali è assolutamente necessario porre un rimedio. In dialogo con Davide Palumbo, General Manager Operations, Mitsubishi Heavy Industries Air Conditioning Europe LTD (MHIAE).

Il sistema delle quote

ZZ: Analizziamo da vicino il sistema delle quote. A chi vengono concesse queste quote o diritti di immissione di HFC sul mercato europeo?

È l’Unione europea che concede questi diritti di immissione, esclusivamente ai produttori o agli importatori di gas refrigeranti HFC sfusi. Quindi, solo i produttori e gli importatori di HFC sono detentori di quote. Vale la pena qui sottolineare che l’UE concede queste quote a titolo gratuito, ovvero nessun detentore paga nulla per i diritti che ottiene. L’UE  concede quote in base a determinati fattori. In particolare, l’UE suddivide i detentori in “detentori storici” e “nuovi entranti”. I detentori storici sono le imprese che hanno comunicato l’immissione in commercio di gas sfusi anche nel periodo 2009-2012. La Commissione europea assegna una quota a queste imprese in base alla loro quota di mercato storica. I nuovi entranti, invece, sono imprese arrivate più tardi sul mercato, che quindi non hanno comunicato l’immissione in commercio di HFC sfusi durante il periodo di riferimento iniziale, ma intendono farlo nell’anno successivo. La Commissione ha assegnato una quota a queste imprese in base alla loro dichiarazione sull’intenzione di immettere in commercio HFC sfusi. In questo modo tutti i refrigeranti prodotti e importati come tali nella UE rientrano nel sistema delle quote.

ZZ: Poi ci sono gli HFC negli apparecchi precaricati…

Esatto. A decorrere dal 1° gennaio 2017 anche le apparecchiature precaricate con HFC, che entrano sul mercato UE, possono essere immesse in commercio unicamente se gli HFC che contengono sono considerati all’interno del sistema di quote. Questo è descritto all’Articolo 14 del regolamento F gas.

Un vero mercato

ZZ: Ma i produttori di apparecchiature precaricate, come MHIAE ad esempio, non sono detentori di quote…

Infatti. Gli importatori di apparecchiature non detengono quote, perché non sono né produttori né importatori di gas, ma dal 2017 sono comunque interessati dal processo di eliminazione graduale perché i gas nelle loro apparecchiature rientrano nel sistema delle quote. Questo implica che i produttori di apparecchiature precaricate debbano ottenere delle quote per poter riempire i loro apparecchi.

ZZ: Come?

Dai detentori o dalle imprese, come i fabbricanti dell’apparecchiatura, che abbiano ottenuto autorizzazioni dal detentore di una quota con l’intento di trasferirle (“delegarle”) alle imprese che importano l’apparecchiatura. Questa cessione di quote (autorizzazione) è possibile ed è contemplata dal regolamento F gas.

ZZ: Pagandole?

Pagandole! Quindi quello che era stato concesso gratuitamente, ora viene venduto. Anzi dirò di più. Poiché le quote cedute a terzi non hanno scadenza, questo significa che possono essere state acquistate ad esempio nel 2015 ed essere state usate o cedute ad esempio nel 2018. Ma nel 2015 una quota per una tonnellata di CO2eq. costava indicativamente 1€, mentre nel 2018 esse arrivano a costare fino a 40€. Vi è dunque stato un incremento di capitale che però è invisibile dal punto di vista delle tasse.

Quali strumenti per le Dogane?

ZZ: Nonostante questo, dal punto di vista delle quantità immesse sul mercato rimaniamo in un ambito di legalità…

Certamente. Il vero problema potrebbe nascere eventualmente alle Dogane degli Stati Membri. Perché? L’importatore di apparecchi precaricati deve fornire alla dogana che lo richieda una Dichiarazione di Conformità che affermi che i gas nei suoi apparecchi sono sotto il sistema delle quote. Come fa la dogana a controllare che questa dichiarazione sia corretta?  Teoricamente, controllando il numero di apparecchi precaricati importati e le quantità di gas in tonnellate equivalenti di COin essi contenute. Per fare questo, però, la dogana deve avere gli strumenti idonei. Deve cioè sapere cosa controllare e come misurare e poter verificare che questi gas rientrino effettivamente nel sistema delle quote. In poche parole, dovrebbe esistere un codice specifico per le apparecchiature precaricate e una unità di misura per i gas refrigeranti in essi contenuti (che sarebbero le tonnellate di COequivalenti). Inoltre, sarebbe necessario avere un monitoraggio diretto delle Autorizzazioni di immissione e del debito rimanente per ciascun importatore.

ZZ: Come è la realtà?

La realtà è che dal 1° febbraio 2017, grazie all’instancabile lavoro svolto da MHIAE nella mia persona e da un produttore di gas refrigeranti, esiste un nuovo codice doganale che distingue le apparecchiature precaricate dalle altre. Questo consente agli agenti doganali di distinguere tra ciò che necessita di una Dichiarazione di Conformità e ciò che non ne necessita. Ma non è sufficiente. Innanzitutto, vi sono ancora disarmonie nella codificazione tra Stati membri. Bisogna arrivare ad un sistema armonizzato in Europa per poter avere una dogana che opera nello stesso modo in tutta l’Unione. Quindi, non è stata definita una unità di misura per misurare quanto refrigerante è effettivamente contenuto nelle macchine. In altre parole, oggi le dogane sanno cosa devono controllare, ma non possono misurare quanto le macchine contengono. È come porre dei limiti di velocità senza installare degli autovelox. Stiamo lavorando insieme alla Dogana Europea, agli Stati membri e alla Commissione affinché questo macroscopico buco nel sistema di controllo venga chiuso. Per il monitoraggio diretto delle Autorizzazioni, invece, esso non è ancora “live”.

ZZ: La Dogana è stata sufficientemente coinvolta nell’attuazione del regolamento F gas?

È stata coinvolta troppo poco e questo non permette un reale controllo di quanto viene importato. È sempre pericoloso porre dei limiti e non controllare che essi vengano rispettati. In un mondo ideale non succederebbe nulla. Nel mondo reale invece potrebbero crearsi, magari anche involontariamente, dei commerci paralleli apparentemente legali, in realtà fuori dal sistema delle quote. Il regolamento F gas parte dal presupposto che le dichiarazioni e le auto certificazioni degli importatori rispecchino la realtà. In realtà poiché nessuno controlla non ne abbiamo la certezza. Inoltre, sembra ci siano incongruenze tra esportazioni verso l’Europa ed importazione nell’UE. Già solo questo indica che i controlli sono necessari. E per farli bisogna dare alle Dogane gli strumenti giusti. Questo è li mio messaggio principale: è vitale coinvolgere le dogane e i singoli Stati membri affinché essi acquisiscano consapevolezza del problema e gli strumenti necessari per affrontarlo e affinché, in ultima analisi, i calcoli teorici della riduzione di HFC rispecchino la realtà.