Prospettive future per il settore del freddo – Voci dall’India

Il pensatore – Auguste Rodin

In un interessante articolo pubblicato ieri su The Hindu Business Line, il giornalista V. Rishi Kumar fa alcune riflessioni sulle prospettive di uno sviluppo del settore del freddo in India, ma con un certo valore generale.

L’India – insieme all’Asia sudorientale – rappresenta oggi la crescita maggiore delle emissioni di CO2 prodotte dal condizionamento dell’aria. Ciò che preoccupa è che entro il 2050 la nazione potrebbe rappresentare il 30% del raffreddamento globale, rispetto all’8% del 2016. La penetrazione del condizionamento d’aria nel residenziale in India è del 5-6%. Il potenziale di sviluppo è enorme, ma lo è anche il rovescio della medaglia, ovvero la possibilità di aumentare le emissioni dirette e indirette.

C’è bisogno di soluzioni innovative, scrive Kumar. La compressione di vapore, oggi responsabile del 20% del consumo energetico globale, è stata inventata 100 anni fa. Per i refrigeranti si è passati dai CFC agli HFC e ciascuno di essi ha portato con sé alcuni problemi, rivelandosi una soluzione solo a metà. Quindi vi è in entrambi i campi molto spazio per introdurre novità e innovazione.

Se è vero quanto affermava Einstein, ovvero che i problemi non si possono risolvere con la stessa forma mentis e lo stesso agire con cui li abbiamo creati, allora è chiaro – scrive Kumar – che un approccio diverso e più sostenibile ai refrigeranti e al freddo è l’unico modo per poter affrontare questo problema.

Il governo indiano, insieme a enti di ricerca, sta lavorando per un piano d’azione nazionale per il raffreddamento, in cui cercherà di affrontare il cambiamento climatico in modo olistico. Uno dei problemi è una riduzione graduale degli HFC. Le sfide qui sono di entrambi i tipi, economico e tecnologico.

Tuttavia, a seconda delle necessità, le soluzioni locali e innovative sono destinate a crescere. Per esempio, il concetto di “Distretto di raffreddamento”, pensato per alcune città’, come Amaravati in Andhra Pradesh. Qui si parla dell’intera area di 30 km per 30 km pianificata in modo olistico. Ciò consentirà di risparmiare energia e migliorare l’efficienza.

Pramod Kumar, professore associato presso il Dipartimento di ingegneria meccanica dell’Indian Institute of Science di Bengaluru, afferma: «Si sta lavorando congiuntamente alla ricerca su CO2 transcritica e altri sistemi di raffreddamento a base di refrigerante naturale per i paesi tropicali con temperature ambiente elevate. Progettare un sistema a CO2 idoneo per temperature ambiente più elevate è una sfida a causa delle temperature di scarico più elevate dal radiatore del gas». Ma afferma anche: «La CO2troverà lentamente e sicuramente il suo posto come potenziale refrigerante vitale in futuro a causa del suo prezzo competitivo rispetto ad altri refrigeranti. L’India ha la grande possibilità di passare ad un refrigerante più sicuro con la CO2nel suo continuo processo di urbanizzazione».

Tante altre soluzioni si affacciano sul mercato. A un certo punto diverrà questione di efficienza totale di sistemi e lungimiranza delle scelte. Una cosa è certa: non vi sarà più una soluzione universale, ma probabilmente ogni clima, ogni distretto, ogni utenza dovrà fare i propri conti e scegliere la propria strada. D’altro canto questo è uno dei punti forti dell’Industria 4.0: la servitizzazione dei prodotti, la customizzazione dei servizi e delle tecnologie. Tale rivoluzione sta investendo l’industria, soprattutto quella manifatturiera, ma nulla vieta che tocchi anche la refrigerazione.