Pompe di calore in Svezia: una storia di successo

Consumi di energia elettrica (in blu) e combustibile fossile (in ocra) in Svezia negli ultimi anni

Alla prossima fiera di Chillventa verrà dedicato molto lo spazio nei congressi alla discussione delle nuove possibilità dell’utilizzo di pompe di calore, una tecnologia che – come sottolinea sempre EHPA, l’associazione europea delle pompe di calore – è chiave nella decarbonizzazione del settore del raffreddamento e riscaldamento europeo. Uno dei paesi con la maggiore esperienza in questa tecnologia è la Svezia, nazione che ha toccato quota 1,6 milioni di unità installate, il più alto numero mondiale pro capite: «Attualmente più della metà delle case unifamiliari svedesi è dotata di una pompa di calore. In Svezia più calore che in ogni altra nazione viene fornito da questa tecnologia» afferma Per Jonasson, presidente della associazione svedese per la refrigerazione e le pompe di calore. Si tratta di una tecnologia che nella nazione nordica è ormai consolidata e nota, tanto che «a nessuno in Svezia bisogna spiegare in cosa essa consista e quali siano i suoi vantaggi» afferma Jonasson con una punta d’orgoglio. Una recente indagine condotta dalla associazione tra i propri associati indica che il settore è estremamente soddisfatto dell’andamento delle installazioni e del business. Ma anche qui, come in Germania e nel resto d’Europa: «La sfida più grossa per il settore svedese è la disponibilità di personale specializzato.  Il passo difficile è avvicinare i giovani al settore, perché’ una volta entrati, non lo abbandonano più».

Per Jonasson (a destra) riporta i successi del settore svedese delle pompe di calore in occasione dell’incontro con la stampa organizzato a giugno a Stoccolma da Chillventa

L’interesse per le pompe di calore è sorto in Svezia e in altre parti d’Europa negli anni ’70. Il sistema energetico svedese era intrappolato tra le crisi petrolifere internazionali e la mobilitazione politica nazionale contro l’espansione dell’energia nucleare. In questa costellazione, la pompa di calore è apparsa come un’alternativa promettente che avrebbe potuto mitigare l’uso di petrolio ed elettricità per il riscaldamento. Oggi esse sono ormai parte integrante del sistema di riscaldamento svedese, non solo per singole unità abitative ma anche per teleriscaldamento e settore terziario.

Esse contribuisco alla produzione di 32TWh/anno di calore laddove il fabbisogno nazionale si aggira attorno ai 120Twh/anno, con notevoli conseguenze sul sistema energetico nazionale. Ad esempio, dal 1993 ad oggi il consumo di combustibile fossile per il riscaldamento degli edifici in Svezia è diminuito del 97%. Le relative emissioni di gas serra sono diminuite del 91%. Nonostante l’installazione di 1,6 milioni di unità di pompe di calore, il consumo nazionale di energia elettrica è sceso del 35% dal 1997 ad oggi. E questo non solo per la maggiore efficienza energetica di molte apparecchiature ma anche in buona parte grazie alla efficienza della tecnologia delle pompe di calore di per sé.

Cosa si aspetta il settore svedese per il futuro? «Sebbene gli apparecchi durino molto più di quanto previsto, oggi questo parco di pompe di calore sta arrivando a poco a poco al fine vita. Quindi accanto al nuovo vi sarà una serie di sostituzioni da fare che porteranno ulteriore ossigeno al settore. Siamo fiduciosi che chi ha già avuto una pompa di calore, ha un livello di soddisfazione tale che non abbandonerà la tecnologia per altre soluzioni. Inoltre anche l’edilizia residenziale sta diventando sempre più interessata a questa tecnologia che permette non solo la realizzazione di edifici a zero consumo energetico ma additittura di edifici a consumo negativo, qualora ad esempio le pompe di calore si associno a tecnologie quali il fotovoltaico». Un passato roseo dunque per le pompe di calore svedesi e un futuro ancor piu roseo.