F-gas: nubi all’orizzonte per la climatizzazione italiana – Un’intervista

Ing. Roberto Saccone, Presidente di Assoclima

(Intervista pubblicata sull’edizione cartacea di ZeroSottoZero a febbraio 2018)

Per la climatizzazione italiana il momento della crisi economica sembra stia passando. Il lavoro riprende e anche i dati di Assoclima indicano un segno positivo per il 2017 per molti gruppi di prodotti. Eppure il settore è inquieto.  Altri problemi  lo stanno mettendo in crisi, con serie ripercussioni su investimenti e occupazione in Italia. L’industria dei sistemi della climatizzazione d’ambiente si trova infatti oggi a dover affrontare, oltre a un ulteriore adeguamento delle macchine ai nuovi parametri di efficienza energetica obbligatori dal 1° gennaio 2018, anche una difficile reperibilità e un aumento improvviso e sproporzionato dei prezzi di alcuni gas refrigeranti HFC impiegati per il funzionamento di climatizzatori e pompe di calore. Assoclima, associazione di riferimento, ha più volte espresso la propria preoccupazione in proposito e ha deciso di avviare azioni e iniziative volte a sensibilizzare su questo tema le Istituzioni, affinché si facciano portavoce in Italia e in Europa delle istanze di un comparto industriale di rilevanza strategica per il nostro Paese. In un’intervista con Zero Sotto Zero, che verrà pubblicata sul numero 1/2018 della rivista, ma di cui pubblichiamo un estratto qui, l’ing. Roberto Saccone, Presidente di Assoclima, spiega la situazione in cui questo settore strategico si viene oggi a trovare.

Il problema “refrigerante”

  • ZZ: Per quanto riguarda i refrigeranti utilizzati nel Vostro settore, quale è la difficoltà che vi trovate ad affrontare?  – I fluidi refrigeranti attualmente più utilizzati nel settore della climatizzazione sono gli HFC 410A e 134a. Da gennaio a luglio 2017 il prezzo del 410A è triplicato, quello del 134a più che raddoppiato e gli incrementi di prezzo sono continuati anche nei mesi successivi a un ritmo del 30% circa a trimestre. Non ha subìto invece aumenti significativi di prezzo l’R32, uno dei possibili refrigeranti sostitutivi per climatizzatori e pompe di calore di potenza medio-piccola per applicazioni residenziali. Da quanto ci risulta, una situazione analoga, ma con incrementi percentualmente inferiori rispetto all’Italia, si è verificata in Francia, Spagna e Cina.
  • ZZ: Ritenete che tale aumento dei prezzi sia giustificabile con la minore disponibilità di refrigerante e che si tratti di aumenti legati alle normali regole di mercato o ritenete che sia un aumento anomalo?  – Quello che oggi si sta verificando sul mercato è un’accelerazione imprevista e ingiustificata del “phase down” definito dal Regolamento 517/2014, un’accelerazione controllata dai produttori di gas refrigeranti. Il problema principale per il nostro settore è che le forniture di refrigeranti sono garantite dai distributori non più su base annuale ma trimestrale e, soprattutto, in quantità insufficienti a coprire il fabbisogno delle aziende produttrici di macchine per i prossimi mesi. Questa situazione ha creato un enorme squilibrio tra domanda e offerta, che a sua volta ha provocato nel corso dell’anno continui aumenti dei prezzi di fornitura. Cercando di trovare delle spiegazioni a questo fenomeno abbiamo formulato tre ipotesi. Una prima ipotesi è che l’aumento dei prezzi sia una conseguenza della prevista riduzione delle quote di HFC che si verificherà nel 2018. Una seconda ipotesi è che sia la scarsità dell’offerta di refrigeranti 410A e 134a ad aver influito sui prezzi. Sembrerebbe infatti che in Italia i distributori abbiano a disposizione quantità inferiori di questi refrigeranti. La terza ipotesi è che l’aumento del prezzo del refrigerante 410A sia collegato a una possibile riduzione della disponibilità di R125 (componente al 50% del R410A) a causa dell’annunciata dismissione di alcuni impianti di produzione in Cina.
  • ZZ: Secondo voi come si è giunti a questa situazione? Alcuni affermano che il regolamento 517 “non ha tenuto conto della realtà”. D’altro canto gli aumenti che si sono verificati e la situazione anomala che si è creata non erano del tutto prevedibili…. Voi cosa ne pensate? – Pensiamo che la realtà sia andata ben oltre le aspettative del Regolamento 517/2014. Con il phase down il regolamento ha utilizzato l’arma del “costringere” gli operatori ad andare verso i gas alternativi, ma nell’ipotesi che ci fosse effettivamente un’alternativa! Nel nostro settore riscontriamo che oggi in alcuni segmenti la soluzione alternativa non c’è ancora. Il regolamento europeo prevede che dal 2018 la disponibilità di HFC venga ridotta del 37%, ma in assenza di un’alternativa reale si rischia che questa riduzione si traduca in un 40% in meno di potenziale produttivo. Riteniamo che mettere in difficoltà le aziende del nostro settore non fosse l’obiettivo del regolamento.

Creare un dialogo

Non avendo elementi certi in mano per capire quale possa essere la strategia dei produttori e distributori di gas e cosa ci si debba aspettare per il 2018, Assoclima ha chiesto un incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico e con Assogastecnici, l’associazione che in Italia rappresenta le aziende distributrici di gas.

  • ZZ: Il dialogo che avete cercato su questo tema con l’industria produttrice di refrigeranti a che risultati vi ha portato? – Poiché le ragioni degli aumenti sono di diversa natura e poiché dai primi contatti che abbiamo avuto con i colleghi di altre associazioni europee questo sembrerebbe un problema prettamente italiano, abbiamo preferito innanzitutto rivolgerci al Ministero dello Sviluppo Economico, affinché esaminasse sia il problema dell’incremento dei prezzi sia quello della scarsa disponibilità di refrigeranti. La nostra speranza è di poterci incontrare con i produttori di gas refrigeranti a un tavolo istituzionale per avere delle risposte certe sulla garanzia di fornitura di gas per il 2018. Parallelamente abbiamo interessato l’associazione Assogastecnici, che ha voluto condividere con Assoclima il problema delle modalità di gestione dei gas refrigeranti recuperati dagli impianti a seguito di manutenzioni, gas che se opportunamente purificati e rigenerati diventerebbero disponibili sul mercato allentando così la pressione che si è oggi generata sul prodotto vergine HFC di sempre più difficile reperibilità.

Il difficile equilibrio tra vecchio e nuovo

  • Il vostro settore si sta orientando verso soluzioni nuove e a basso GWP. Quali sono queste soluzioni? Per il vostro settore sono possibili anche soluzioni a refrigeranti naturali? – Il nostro settore sta ovviamente cercando di applicare il Regolamento 517/2014 e di trovare alternative ai refrigeranti attuali. Al momento le uniche soluzioni alternative percorribili per il nostro settore sono l’R32 e i refrigeranti che appartengono alla categoria HFO (HidroFluoroOlefine), non soggetti al sistema “quote”, che vengono proposti come alternativa al 134a e sono dedicati a macchine di grossa potenza con compressori a vite o centrifughi. Entrambi i fluidi sono classificati A2L, ossia leggermente infiammabili. Rimane scoperta la grossa fascia intermedia delle macchine a espansione diretta di media e grande potenza (VRF) e le apparecchiature idroniche di potenza medio-piccola. Per queste ultime si stanno sperimentando nuovi compressori scroll funzionanti con refrigeranti a basso GWP. Per quanto riguarda le soluzioni con refrigeranti naturali sembra che la CO2 non sia adatta per le apparecchiature di climatizzazione per problemi di efficienza e il propano per problemi di sicurezza.
  • Concretamente, dunque, cosa sta realmente succedendo là fuori, “sul campo”, tra refrigeranti non disponibili e prezzi troppo elevati? – La situazione che abbiamo descritto, legata all’andamento dei prezzi e alla scarsa disponibilità di refrigeranti, rappresenta una grossa turbativa per le nostre industrie perché crea problemi per quanto riguarda le previsioni di produzione per i prossimi mesi. Questa incertezza mette di conseguenza in serio pericolo anche l’aspetto dell’occupazione perché un’eventuale mancanza di gas refrigerante provocherebbe la sospensione della produzione. È questo il motivo per cui abbiamo coinvolto il Ministero dello Sviluppo economico. Se consideriamo l’aspetto dell’approvvigionamento di gas refrigerante, da questa situazione sono particolarmente colpite le aziende che producono apparecchiature e acquistano il gas in Europa tramite il meccanismo delle quote. In termini di occupazione, il problema è meno preoccupante per le aziende che importano macchine precaricate in quanto l’approvvigionamento del gas avviene con modalità diverse. In un caso devo acquistare chili di refrigerante, nell’altro devo acquisire autorizzazioni.

Prospettive future?

  • Il regolamento 517 è entrato in vigore il 1° gennaio 2015. In questi tre anni come si è preparato il settore ai cambiamenti che nel 2018  saranno particolarmente pesanti? – L’industria della climatizzazione si sta preparando ormai da anni ad avviare il passaggio tecnologico, compatibilmente con la disponibilità di gas sostitutivi e la reperibilità di componentistica affidabile. Bisogna però considerare che la gamma di apparecchiature per la climatizzazione è molto ampia; parliamo di macchine di varie tipologie, che utilizzano componenti diversi, e con potenze che vanno da pochi chilowatt a oltre 1500 kW. I piani di riconversione prevedono pertanto tempi variabili a seconda del tipo di produzione.
  • Assoclima ha avviato iniziative, sia volte a sensibilizzare le istituzioni su questo tema e sia per creare un tavolo comune tra le associazioni per concentrare gli sforzi verso la soluzione di questo problema. Quale tipo di intervento vi augurereste da parte delle istituzioni? – Vista la delicatezza della situazione, come già accennato abbiamo avviato una serie di contatti con alcuni Ministeri. A seguito di una lettera inviata in settembre al Ministro Calenda, siamo stati convocati dalla Segreteria del MiSE per delineare il contesto generale, le potenziali criticità per le aziende del settore e le eventuali proposte per avviare un percorso di risoluzione nelle sedi più opportune. Con il Ministero dell’Ambiente abbiamo avuto un incontro per valutare possibili azioni di sensibilizzazione a livello di Commissione Europea sulle problematiche di carattere tecnologico (indisponibilità di compressori per alcune fasce di potenza) del settore della climatizzazione d’ambiente per la riconversione delle macchine con gas a più basso GWP. Da molti mesi Assoclima sta inoltre lavorando con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per adeguare le normative e le regole tecniche di prevenzione incendi, così da facilitare la diffusione e l’installazione di sistemi di climatizzazione con refrigeranti A2L in alcune attività soggette a prevenzione incendi. Alla fine di novembre si è tenuta una riunione del Comitato centrale tecnico scientifico di prevenzione incendi nella quale è stata presentata la bozza di regola tecnica sulle attività commerciali. I lavori stanno quindi procedendo e auspichiamo di vedere i risultati nei primi mesi del 2018.
  • Che tipi di interventi pensate di poter programmare a livello di associazioni? Quali sinergie? – Il problema non riguarda solo le aziende associate ad Assoclima, per cui fin dall’inizio abbiamo cercato di creare sinergie con tutti gli altri soggetti della filiera – rivenditori, installatori e manutentori – per fare squadra e far presente nelle sedi opportune che quello della climatizzazione è un settore importante e che se non si risolve il problema dell’approvvigionamento di refrigeranti si corre il rischio di mettere pesantemente in crisi l’intera filiera.
  • Quale soluzione vedete per questa situazione? Partendo dal presupposto che stiamo vivendo un periodo di grande incertezza, è innanzitutto necessario fare chiarezza e questo non può che passare attraverso la conoscenza dei programmi e delle strategie dei produttori di gas refrigeranti. Noi sappiamo cosa dobbiamo fare ma la nostra attività non dipende solo dalle nostre decisioni, dipende anche da altri fattori esterni. Come detto prima, stiamo lavorando per convertire le produzioni ma non siamo ancora del tutto pronti. Abbiamo bisogno di tempo e abbiamo bisogno che i produttori di gas ci garantiscano almeno per i prossimi due anni i quantitativi di R410A sufficienti per coprire la produzione delle nostre apparecchiature. Se troviamo i giusti equilibri possiamo continuare il processo di passaggio ai refrigeranti sostitutivi, se non li troviamo la situazione rischia di bloccarsi con le conseguenze che abbiamo citato prima. In termini di fabbisogno di gas refrigeranti la climatizzazione d’ambiente rappresenta solo una piccola quota del grande mondo della refrigerazione, ma si tratta pur sempre di un settore industriale molto importante che occupa più di 7.200 addetti, per un fatturato di oltre 1.500 milioni di euro, e che produce apparecchiature ad alta efficienza energetica per il comfort delle persone. Come evidenziato anche nella Strategia energetica nazionale 2017, un maggiore utilizzo di apparecchiature ad alta efficienza energetica come le pompe di calore comporterebbe una consistente riduzione dei consumi di energia primaria e quindi una riduzione delle emissioni di CO2, che è proprio l’obiettivo del Regolamento 517/2014.