AGCOM apre la pratica sul prezzo degli F-Gas come sollecitato da CNA Installazione Impianti

courtesy: CNA

A seguito della segnalazione di CNA Installazione ImpiantiAssofrigoristi, l’AGCOM ha aperto la pratica che porterà al percorso di verifica della dinamica del prezzo dei fluorurati richiesto dalle due associazioni. L’Autorità ha comunicato che “la direzione verificherà la rilevanza dei fatti segnalati ai fini dell’applicabilità delle disposizioni di cui alla L. 287/90“.

«Si tratta di un’azione dovuta a seguito delle numerosissime segnalazioni giunte alla nostra attenzione nel corso di tutto questo 2017» sottolineano Guido Pesaro, Responsabile Nazionale di CNA Installazione Impianti e  Marco Masini, direttore di Assofrigoristi: «Lo stillicidio di comunicazioni in aumento fino a più del 60% alla volta, che arrivavano negli uffici acquisti dei nostri associati in forma di modifiche al listino o, in qualche caso, direttamente in fattura – proseguono i responsabili delle due associazioni –  ha messo seriamente a repentaglio la stabilità finanziaria delle aziende associate e particolarmente sotto pressione tutto il settore».

Il fenomeno ha preso piede anche a livello europeo, seppure con ben diversa intensità, al punto tale che la DG Clima della Commissione Europea ha avviato un’indagine conoscitiva autonoma dove, tramite i risultati raccolti sino ad agosto, si registrava un aumento sino al 450% a livello delle aziende di installazione e manutenzione, del 400% per i distributori e del “solo” 200% per l’unico produttore che ha risposto al questionario. Un divario che arrivava al 250% non giustificabile da nessuna “filiera lunga”.

Si è certamente trattato di un concorso di eventi per qualche verso eccezionali che CNA Installazione Impianti ed Assofrigoristi hanno puntualmente ricostruito ma che non avrebbero potuto comportare un simile andamento dei prezzi.

«Non si poteva non tener conto della possibile scarsità di fluorurati ad alto GWP nel corso degli anni e sino al 2020 a causa del phase-down imposto dalla Comunità Europea. Così come non possono esser contestate (sino a un certo punto) le scelte di qualche produttore di rinunciare alla distribuzione di refrigeranti di quel tipo sin dai primi del 2018. Aggiungiamoci anche le nuove leggi ambientali cinesi che hanno costretto alla temporanea fermata alcuni grandi impianti per la produzione della materia prima. Tutto ciò ha però  portato, a monte, ad un aumento della fluorite – il minerale base per la produzione degli HFC – di solo il 32% in un anno, ed oggi è in corso di diminuzione. Non solo. Nemmeno la stechiometria (il rapporto in peso tra le molecole dei refrigeranti che si ottengono dal processo e la materia prima) giustifica industrialmente gli aumenti visti, che, nella storia, non si sono mai prodotti a questo livello nonostante variazioni di prezzo della fluorite e dall’acido fluoridrico di una portata simile». Una analisi molto dettagliata che Assofrigoristi e CNA Installazione Impianti offrono al mercato per un confronto sul tema, in attesa delle decisioni della commissione a cui offrirà tutto il necessario supporto.

Nel frattempo registriamo le seguenti dichiarazioni di Roskill, una società di consulenza leader nel settore dei minerali di base, che riporta, a pochi giorni dal convegno internazionale “Fluorine Forum 2017” in Messico: «A febbraio 2017, il governo cinese ha imposto e applicato misure di controllo antinquinamento rigorose nel settore minerario nazionale. Un effetto di queste misure è stata la riduzione della produzione di fluoro in un momento in cui le condizioni invernali tradizionalmente significavano che la produzione era ad un livello basso. La riduzione dell’offerta è proseguita ed è stata aggravata da un aumento della domanda di refrigerante e acido fluoridrico poco prima dell’estate. D’altra parte, anche la ripresa nel settore dell’industria siderurgica interna cinese ha spinto verso l’alto la domanda di fluorite di qualità “metallurgica”. L’effetto è che i prezzi cinesi per entrambi i “gradi” sono saliti a livelli non visibili dal 2014. Fuori dalla Cina, i prezzi non sono però aumentati nella stessa misura perché i produttori erano bloccati dai termini contrattuali annuali negoziati alla fine del 2016. Segnala inoltre Roskill che nel 2016 i prezzi della fluorite sono crollati a causa dell’entrata sul mercato della produzione Vietnamita, che ha determinato un eccesso di offerta».

«Nel 2016 il prezzo era basso, c’erano degli accordi pre-esistenti per il 2017 ed i contratti 2018 sono ancora da trattare… È chiaro che qualcosa non torna e deve essere approfondito» è la conclusione di  Marco Masini e Guido Pesaro.

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