OBAMA: l’irreversibilità della transizione verso l’energia pulita

Barack Obama . courtesy: Center for American Progress Action Fund from Washington, DC
Barack Obama (courtesy: Center for American Progress Action Fund – Washington, DC)

Un articolo pubblicato su Science a firma Barack Obama definisce inarrestabile e irreversibile la transizione energetica e afferma che “ridurre le emissioni non è solo positivo per l’ambiente, ma può anche spingere l’innovazione, tagliare i costi per i consumatori e produrre guadagni per gli investitori

Quattro sono le ragioni che Obama adduce a sostegno del suo punto di vista, tutte supportate da dati di fonti autorevoli:

  1. Le economie crescono, le emissioni diminuiscono – Dal 2008 gli Stati Uniti hanno vissuto il primo periodo prolungato di riduzione delle emissioni di gas serra contemporaneo a un aumento della crescita economica. In particolare, le emissioni di CO2 prodotte dal settore energetico sono diminuiti del 9,5% dal 2008 al 2015, mentre l’economia è cresciuta di oltre il 10%. In questo stesso periodo, la quantità di energia consumata per ogni dollaro di prodotto interno lordo reale (PIL) è scesa di quasi l’11%, la quantità di CO2 emessa per unità di energia consumata è diminuita dell’8% e la CO2 emessa per ogni dollaro di PIL è diminuito del 18%;
  2. Anche il settore privato riduce le emissioni – Molte imprese decidono di tagliare il loro consumo di energia al fine di risparmiare denaro e investire in altri settori della loro attività. Ad esempio, Alcoa ha fissato un obiettivo di ridurre l’intensità dei gas serra del 30% entro il 2020 dalla linea di base del 2005; General Motors sta lavorando per ridurre l’ intensità energetica  dei suoi impianti del 20% rispetto ai suoi valori del 2011. Gli investimenti come questi stanno contribuendo a quello che stiamo vedendo accadere in tutti i settori dell’economia: il consumo totale di energia nel 2015 è stato inferiore del 2,5% di quanto non fosse nel 2008, mentre l’economia maggiore del 10%;
  3. Il mercato si muove verso le energie rinnovabili – Le imprese americane si spostano verso fonti di energia rinnovabili. Google, per esempio, ha annunciato che nel 2017 prevede di alimentare il 100% delle sue operazioni con fonti rinnovabili di energia  in gran parte su grande scala, con contratti a lungo termine per acquistare direttamente energia rinnovabile. Walmart, il più grande rivenditore della nazione, ha fissato l’ obiettivo di ottenere il 100% della sua energia da fonti rinnovabili nei prossimi anni. Le imprese solare ed eolica ora impiegano più di 360.000 americani, a fronte di circa 160.000 americani che lavorano nella generazione elettrica da carbone;
  4. Il momento giusto a livello globale – Fuori dagli Stati Uniti i vari Paesi e le loro imprese si stanno muovendo in avanti, cercando di trarre vantaggi nell’essere pionieri o leader essere nella gara per l’energia pulita. Questo non è sempre stato così. Poco tempo fa molti credevano che solo un piccolo numero di paesi avanzati avrebbe dovuto farsi carico della riduzione delle emissioni di gas serra e contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici. Ma le nazioni hanno concordato a Parigi, che tutti i paesi dovrebbero proporre sempre più ambiziose politiche climatiche ed essere soggetti a obblighi di trasparenza e di responsabilità coerenti. Questo è stato un cambiamento fondamentale nel panorama diplomatico e ha già dato i dividendi consistenti. L’accordo di Parigi è entrato in vigore circa un anno fa e, in occasione della riunione di follow-up di questo autunno a Marrakech, i paesi hanno convenuto che, con più di 110 paesi che rappresentano più del 75% delle emissioni globali che hanno già aderito all’accordo di Parigi, lo “slancio per il è irreversibile”.

E ancora: “Le politiche che incoraggiano le aziende a risparmiare denaro tagliando i consumi energetici potrebbero dare dividendi maggiori e sono basate su una logica economica più forte di quella che continua a investire ogni anno circa 5 miliardi di dollari nei sussidi alle fonti fossili, una distorsione del mercato che dovrebbe essere corretta in assoluto o nel contesto di una riforma del sistema fiscale”.

Infine: “Investire nell’efficienza e nelle rinnovabili “non deve essere una questione di ideologia. È al contrario buona strategia economica per guidare una rivoluzione tecnologica e definire tendenze di mercato”.

Un paio di numeri – A sostegno delle proprie affermazioni, nel suo articolo Obama riporta una serie di dati. Qui di seguito ne citiamo alcuni:

  • 1,9 milioni circa: gli Americani che lavorano in posti di lavoro  legati all’efficientamento energetico, stima indicata anche da ACEEE ma considerata molto conservativa ( QUI );
  • 360.000: gli Americani che lavorano nel fotovoltaico e eolico;
  • 1,1 milioni circa: gli Americani che lavorano in posti di lavoro  legati  nella produzione elettrica da fonti fossili;
  • 5 miliardi $ circa: i sussidi federali erogati al settore dei combustibili fossili;
  • 41%: calo del costo dell’elettricità da eolico tra il 2008 e il 2015 in USA;
  • 54%: calo del costo dell’elettricità da fotovoltaico tra il 2008 e il 2015 in USA;
  • 9,5%: riduzioni emissioni di CO2 dal settore energetico negli USA tra il 2008 e il 2015, con una crescita economica contemporanea del 10%;
  • 5% del PIL mondiale: valore a cui potrebbe arrivare il danno economico dovuto a un aumento della temperatura media globale di 4 °C dai livelli preindustriali entro il 2100.

QUI l’articolo completo