L’importanza della decentralizzazione per la catena alimentare: un rapporto – IRENA

Secondo stime recenti, il numero di persone che non hanno accesso alla rete elettrica sarebbe attorno al miliardo di persone. Altri 2,9 miliardi si basano ancora su biomasse tradizionali per cucinare e riscaldare. L’80% di chi non ha accesso all’elettricità si trova in zone rurali povere, dove il reddito pro capite è 1,25 USD al giorno.

L’agricoltura e le attività ad essa legate – quindi la catena di distribuzione alimentare – sono il cuore di queste economie rurali che pure faticano ad avere una loro economicità, per via di una mancanza di accesso alle fonti energetiche. E questo, accostato ai prezzi elevati per qualunque risorsa, intrappola queste comunità nella povertà.

In una recente pubblicazione, IRENA – l’Agenzia nazionale delle energie rinnovabili – ha analizzato come l’introduzione di tecnologie off grids a base di energie rinnovabili possa contribuire allo sviluppo di queste zone rurali, favorire l’affermarsi di economie agricole e in ultima analisi combattere la fame.

Anche la refrigerazione, in quanto elemento fondamentale per la conservazione dei cibo, e chiamata in causa. Secondo dati raccolti da IRENA, la refrigerazione off grids potrebbe risparmiare dal 35 al 55% delle perdite di alimenti lungo la catena alimentare.

Ma come potrebbe essere una refrigerazione off grids e rinnovabile?

Per ridurre le perdite di alimenti servono tecnologie di conservazione post raccolta. Sviluppare un sistema di refrigerazione post raccolta è tipico nei paesi industriali. Ma in aree senza elettricità questo è uno sforzo immane. Basti pensare che dei circa 1,5 miliardi di refrigeratori domestici nel mondo solo il 4% si trova nell’Africa sub sahariana che ospita il 13% della popolazione mondiale. Questo è dovuto a mancanza di una rete elettrica stabile e capillare. In questi casi sistemi stand alone basati su energie rinnovabili potrebbero sostituire il sistema tradizionale collegato alla rete.

 

(Cliccare per ingrandire) I benefici della decentralizzazione della produzione energetica nella catena alimentare. (Fonte IRENA)

Raffreddare con il sole

Le tecnologie di refrigerazione solare sfruttano l’energia del sole e la utilizzano per eseguire un sistema di raffreddamento. Questo tipo di applicazione solare è un’opzione attraente per la conservazione degli alimenti e la refrigerazione di vaccini e farmaci in zone ad alta intensità di radiazione solare e nessuna alimentazione elettrica (o solo un’alimentazione inaffidabile).

La refrigerazione solare ha ricevuto una grande attenzione pochi decenni fa, durante la crisi del petrolio degli Anni Settanta. Ad oggi, diverse tecnologie di raffreddamento solari sono stati sviluppate e alcune sono tecnicamente mature, ma non sono ancora competitive sul mercato del raffreddamento globale. I diversi tipi di apparecchi di raffrescamento solare che esistono oggi possono essere divisi in due categorie: i refrigeratori con il solare elettrico e i refrigeratori con il solare termico.

I frigoriferi a solare termico possono essere utilizzati per la conservazione degli alimenti e per la conservazione dei vaccini in aree che non hanno accesso all’elettricità e che hanno una alta intensità di radiazione solare.

Tuttavia, attualmente, né il solare elettrico né le tecnologie frigorifere ad assorbimento sono in grado di competere in termini di costi o di efficienza con i dispositivi domestici convenzionali. Il potenziale futuro reale della tecnologia dipenderà molto dai suoi futuri sviluppi sviluppato e promosso per sopravvivere.

Nonostante non siano ancora competitivi economicamente le tecnologie ad assorbimento basate sul calore solare hanno fatto registrare un certo numero di successi applicativi. Citiamo qui il progetto ISAAC.

ISAAC (intermittent solar ammonia absorption cycle) è una macchina che produce ghiaccio e usa come fonte energetica l’energia solare. È stato testato in Kenya, produce fino a 50 kg di ghiaccio per ogni giorno di sole il che è in grado di raffreddare fino a 100 litri di latte. Ciò può ridurre sostanzialmente le perdite di latte a livello di azienda agricola, che oggi possono superare il 6% della produzione totale. Questo progetto è stato finanziato dalla Banca Mondiale e ha stimolato la creazione di due cooperative lattiero casearie in due comunità rurali, alleviando la povertà attraverso la creazione di posti di lavoro

L’installazione delle macchine ha permesso la produzione di latte e derivati. Da poter vendere anche a dei supermercati locali. Nei primi 5 mesi di utilizzo gli agricoltori sono stati pagati circa 0,23$ (KES 208) per litro di latte, e le cooperative vendono i prodotti ad un prezzo al dettaglio di $ 0,47 (KES 40) per litro per il latte e di più per lo yogurt e derivati. IL progetto ha generato circa USD 19.633 (KES 1.670.806) di guadagno, di cui USD 12.150 (KES 1.033.904) sono stati distribuiti a 184 produttori di latte.

 Raffreddare con il biogas

Un frigorifero a biogas alimentato con letame di vacca come materia prima è stato sviluppato per aiutare la produzione di latte. Il letame prodotto da un bovino crea abbastanza biogas per refrigerare il latte prodotto in un giorno e abbastanza biogas rimane ancora per l’illuminazione e la cucina.

Il rapporto completo può essere trovato QUI