GAPOMETER: passo dopo passo verso il phase down

Il consulente britannico Ray Gluckman

Nel recente convegno dal titolo „F-gas ed ecodesign: l’impatto delle legislazioni europee sull’industria italiana“, tenutosi settimana scorsa a Mestre e organizzato da CAREL Industries in collaborazione con Confindustria Padova ed EPEE – European Partnership for Energy and the Environment – si è parlato anche del progetto Gapometer, sostenuto da EPEE e presentato al pubblico dal consulente britannico Ray Gluckman.

Si tratta di un progetto che mira a fare chiaramente capire le richieste del regolamento F gas relativamente alla riduzione graduale di HFC, a proporre delle vie di azione per poter rispettare la tabella di marcia imposta dal Phase down e quindi a monitorare la riduzione effettivamente raggiunta a intervalli di tempo specifici.

Le analisi condotte da Gluckman per il progetto indicano che “è possibile raggiungere gli obiettivi di phase down ma esso rappresenta una grossa sfida per il settore e rimane ancora molto lavoro da fare”.

Per raggiungere gli obiettivi della Commissione descritti nel regoalmento F gas è necessario lo sforzo collettivo di tutti gli attori della filiera e il sostegno delle autorità nazionali e preposte alla definizione delle misure legislative.

Le raccomandazioni che Gluckman non si stanca di fare sono:

  • per i nuovi apparecchi e sistemi:
    • abbandonare quanto prima il 404A e scegliere liquidi a basso GWP, impianti a carica minima e con sistemi di prevenzione delle perdite. “Scegliere oggi il 404° e’ miope e illogico” afferma Gluckman.
  • per impianti esistenti:
    • prevenire le perdite e pensare quanto prima a un reftrofit dell’impianto con liquidi a basso GWP;
  • considerare l’utilizzo di refrigeranti “di seconda mano” (riciclati o rogenerati che siano) e rafforzare le strutture di recupero, riciclo e rigenerazione dei refrigeranti su tutto il territorio nazionale;
  • modernizzare gli standard e adeguarli al nuovo paesaggio di refrigeranti che si sta delineando all’orizzonte, con un maggiore uso di refrigeranti infiammabili (A2L o A3), tossici o che richiedono particolari condizioni di lavoro.

 

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