Efficienza energetica e prodotti: le politiche europee

L’Unione Europea ha intrapreso da tempo la strada della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. Gli obiettivi 20-20-20 sono gli obiettivi prossimi che essa si è posta nella sua road map verso una società decarbonizzata e a emissioni zero. Proprio nel contesto di questi obiettivi si inseriscono le regolamentazioni che mirano ad arrivare a un aumento dell’efficienza energetica di processi e prodotti. Il convegno dal titolo „F-gas ed ecodesign: l’impatto delle legislazioni europee sull’industria italiana“, tenutosi settimana scorsa a Mestre e organizzato da CAREL Industries in collaborazione con Confindustria Padova ed EPEE – European Partnership for Energy and the Environment – ha condiviso importanti informazioni su alcuni aspetti legati a queste regolamentazioni e su come l’industria possa portare la sua voce presso le istituzioni europee durante la creazione dei vari provvedimenti normativi.

Tanti strumenti, un obiettivo

Le politiche europee di efficienza energetica relative ai prodotti vedono numerosi strumenti legislativi, di cui alcuni schemi sono obbligatori e altri volontari. Tra gli schemi obbligatori negli Stati Membri ricadono quelle che sono, forse, le due direttive più famose per l’efficienza energetica, ovvero la direttiva Eco-design (o progettazione ecocompatibile) e la direttiva Energy Label (o etichettatura energetica). La prima, rivolta ai produttori, mira alla determinazione – ed eventualmente imposizione – di requisiti stringenti sull’impatto ambientale dei prodotti. La seconda, rivolta al consumatore, definisce le regole per l’etichetta specificante l’efficienza energetica di un prodotto e altre informazioni utili. Tra gli strumenti legislativi volontari, invece, vi sono ad esempio, l’Ecolabel che aiuta a identificare quei prodotti che hanno un impatto ambientale basso lungo tutto il loro ciclo di vita e il Green Public Procurement (o GPP) che si rivolge alle Pubbliche Amministrazioni (PA) e aiuta a stimolare il raggiungimento di una massa critica nella richiesta di prodotti e servizi ecocompatibili.

Davide Polverini, Commissione Europea, DG Grow Unit C1

Come nascono i regolamenti Ecodesign e dove può intervenire l’Industria

Le misure di esecuzione della Direttiva, che portano poi alla definizione dei requisiti per i prodotti introdotti con gli specifici regolamenti, prevedono una serie di passaggi che vanno dalla identificazione dei prodotti candidati a una serie di studi preparatori che identificano gli aspetti ambientali, alla raccolta di proposte per misure di miglioramento. Tali proposte vengono sempre discusse con le parti interessate – Stati Membri, industria, NGOs – soprattutto nei forum di consultazione che sono organi di consultazione ufficiale e vengono convocati prima che le proposte di misure legislative vengano sottoposte al voto degli Stati Membri. “Per la Commissione che lavora alla parte regolamentativa e fondamentale avere l’opinione sulla misura in questione di tutte le parti interessate prima che essa venga sottoposta al voto degli Stati Membri. Prima si rendono note le proprie proposte e meglio è, perché più va avanti il processo decisionale e più diventa difficile introdurre modifiche” afferma Davide Polverini, Commissione Europea, DG Grow Unit C1. La Direttiva Eco-design, inoltre, prescrive che ogni qualvolta che ci sia uno studio preparatorio per potenziali requisiti eco-design si debba verificare se il settore industriale interessato dalla misura in questione sia in grado di proporre degli accordi volontari, autonomamente amministrati. Qualora tali accordi siano in linea con gli obiettivi della Direttiva e sufficientemente ambiziosi, essi potrebbero essere sufficienti per evitare di andare all’aspetto regolamentativo vero e proprio.

Settore HVACR: non solo Eco-design

Grafico 1 (Cliccare per ingrandire)

In una rappresentazione grafica, schematica ma efficace (Grafico 1), Dina Koepke – Emerson Climate Technologies Europe  – ha mostrato l’impatto della Direttiva Eco-design sul settore HVACR. Alle necessità imposte da questi regolamenti si aggiunge oggi quella di rispettare il regolamento F gas, che dal gennaio 2015 ha introdotto divieti e limitazioni d’uso su alcuni refrigeranti. Tale regolamento necessariamente porterà a un maggiore utilizzo di refrigeranti in classe A2L e A3, portando quindi talora a dover rispondere anche alle richieste di altre direttive, ad esempio la ATEX e la PED.

Il paesaggio di norme e requisiti a cui devono rispondere i prodotti, dunque, si complica notevolmente, in un mercato in cui però non sempre gli standard sono al passo con la tecnologia e con le richieste legislative. Da qui l’invito che Koepke rivolge all’Industria presente al Convegno di Mestre di partecipare attivamente a schemi di certificazione volontaria, cosa che permette innanzitutto di capire bene cosa viene richiesto alle varie direttive, quindi di rispondere ad esse in maniera adeguata con prodotti che rispecchiano le richieste di conformità, infine di creare una situazione che indirettamente può fungere da strumento di sorveglianza del mercato stesso.

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