Gestione accumuli ODS: uno studio

Fonte: Studio citato
Fonte: Studio citato

È appena stato pubblicato uno studio condotto da GIZ Proklima sulla gestione e la distruzione di “banche” di ODS. Tale studio è stato condotto per conto del Ministero Federale Tedesco per l’Ambiente BMUB. In esso si fa il punto della situazione sulla gestione delle cosiddette “banche” di ODS nei paesi in via di sviluppo.

Il Protocollo di Montreal è stato un accordo efficace nel limitare la produzione e il consumo di ODS. Le attività previste dal protocollo di Montreal hanno portato anche a degli importanti risultati: lo strato di ozono non si è deteriorato ulteriormente a partire dal 2000 e si crede che ne stia iniziando il ripristino. Tuttavia, l’uso estensivo di ODS negli ultimi decenni ha portato ad un loro accumulo, nelle cosiddette “banche”. La gestione di queste banche non rientra nel protocollo di Montreal, ma vi è stata una crescente consapevolezza dei problemi legati ad esse dal 2005, quando il TEAP ha pubblicato un primo rapporto su di esse: l‘emissione da accumuli ODS contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico e alla riduzione dello strato di ozono. Ridurre queste emissioni, distruggendo le banche ODS, potrebbe accelerare il ripristino dello strato di ozono di 6,5 anni.

Gli ODS più importanti sono i composti alogenati CFC, HCFC e altri idrocarburi come il tetracloruro di carbonio e cloroformio metile, anche se per questi ultimi non vi sono accumuli significativi. Di conseguenza, i più importanti gruppi di sostanze sono CFC e HCFC, prevalentemente usati nei settori della refrigerazione, del condizionamento e nelle schiume isolanti. Sforzi iniziali sono stati fatti nei paesi in via di sviluppo in materia di gestione delle banche ODS. Tra le attività si annovera il tentativo di riutilizzare questi composti il più a lungo possibile, progetti dimostrativi per la distruzione di CFC e HCFC, come deciso dal Fondo multilaterale nel 2009. Tuttavia, la gestione della banca ODS è ai suoi primi passi nei paesi in via di sviluppo. I progetti dimostrativi sembrano insufficienti a fornire una guida adeguata sulla creazione di strutture nazionali e per seguire strategie efficaci a lungo termine. Vi è la forte necessità di estendere rapidamente gli sforzi nella gestione delle banche ODS, evitando impatti ambientali negativi. Un successo della gestione della banca di ODS ha bisogno di una buona comprensione delle banche esistenti, fattibilità tecnica del recupero ODS e la distruzione, l’identificazione dei costi associati, e le barriere e le misure politiche adeguate.

La riduzione delle emissioni di CFC nei settori RAC e della schiuma portano i maggiori benefici sia per il clima che per lo strato di ozono. Le maggiori quantità di CFC (tonnellate metriche) si trovano nel sotto-settore della refrigerazione commerciale e domestica (refrigeranti e agenti espandenti). Le maggiori quantità di HCFC invece nel settore del commerciale fisso e nel sottosettore AC. A questi settori bisognerebbe dare la preferenza nella messa a punto di misure per la gestione delle banche ODS.

Questi comparti possono anche essere gestiti con uno sforzo relativamente minimo per quanto riguarda la fattibilità tecnica e dei costi di gestione della banca ODS. A causa dei costi relativamente bassi, anche la refrigerazione industriale dovrebbe essere parte de programma di gestione della banca ODS, anche se solo piccole quantità si trovano in questo sotto-settore.

Una parte significativa di agenti espandenti CFC (~ 50%, tonnellate metriche) si trova nelle schiume usate per gli edifici, ma al momento si richiede un’elevata sforzo per recuperare ODS da queste schiume. Inoltre, le banche ODS in poliuretano non diminuiscono più rapidamente che quelle in attrezzature RAC a causa di lunghi tempi di vita degli edifici. Così, il sottosettore della schiuma non ha ancora una priorità per la gestione della banca ODS.

Lo Studio è disponibile QUI