Rapporto mondiale competitività: Italia 43esima ma in crescita

L’Italia è in quarantatreesima posizione nella graduatoria stilata dal World Economic Forum nel Rapporto sulla competitività globale. Sale di ben sei posizioni rispetto allo scorso anno, alimentata dalla crescente domanda interna, dalla politica monetaria espansiva nella zona euro e da alcuni progressi nell’attuazione delle riforme strutturali.

La Sanità – nonostante gli elevati costi – è in assoluto il punto di forza dell’Italia, secondo gli analisti del Wef, per i quali risulta quinta al mondo in termini di competitività in questo ambito. Le esportazioni e l’ampiezza del mercato interno consentono di occupare posizioni elevate e dunque attutire il peso di alcuni elementi eccessivamente negativi come, fra tutti, l’assoluta difficoltà di accesso al credito che ci pone 136mi su 140 economie analizzate. Le eccessive garanzie richieste dal sistema bancario alle imprese italiane pesano enormemente nell’efficienza del sistema del credito, cosa che non accade per altre economie europee, come quelle scandinave, ma anche per la Francia, oltre che gli Stati Uniti e alcuni paesi particolarmente liberisti come Singapore ed Hong Kong.

Altra enorme spina nel fianco della nostra competitività è il nostro total tax rate troppo elevato e soffocante, che ci vede 129mi, di poco sopra, per consolazione, della vicina Francia. Così come pesa l’enorme debito pubblico che l’Italia (ancora 136° su 140) continua ad accumulare e che frena, con i relativi interessi, una potenzialmente forte ripresa economica.

Elementi positivi, non scontati, emergono quando si trattano i temi dell’istruzione primaria (32°), delle infrastrutture elettriche e telefoniche (16°) e soprattutto l’elevata specializzazione delle imprese, soprattutto micro e piccole (4°) e la loro competitività nei mercati stranieri (9°).

Il sistema della micro e piccola impresa italiana – afferma Sergio Silvestrini, Segretario Generale CNA – non è affatto un freno per la nostra economia, ma con il rafforzamento della competitività sui mercati stranieri e la crescente propensione all’export, ne rappresenta il fulcro, la forza di un’Italia produttiva nonostante l’elefantiaca macchina Stato, la sua elevata tassazione e la sua oramai biblica burocrazia.”