Il Protocollo di Montreal ha contribuito (e sta contribuendo) a ridurre l’utilizzo di alcune sostanze dannose per l’ambiente, in termini di ozono e aumento delle temperature. In questo processo paesi industrializzati e non viaggiano a due velocità, con i primi che avranno un abbandono definitivo al 2020 e con i secondi ai quali è stato concesso un periodo di dieci anni più lungo. Ma, dieci anni più o meno forse non fanno la differenza perché è già oggi che si deve scegliere per il futuro e le scelte che i paesi faranno influenzeranno il futuro di tutti.
Lo sviluppo del settore del freddo nei paesi in via di sviluppo o emergenti infatti sarà nei prossimi anni, per numeri dimensioni, maggiore di quello europeo o americano. Per questo le scelte di questi paesi oggi sono fondamentali. E per questo è fondamentale offrire tecnologie alternative agli HFC ad alto GWP per far sí che questi paesi abbiano a disposizione delle alternative. L’Europa sta sviluppando e usando queste alternative, dimostrando che esse funzionano e rispondono al bisogno di sostenibilità.
“Da parte dei paesi in via di sviluppo o emergenti ci sono segnali che indicano la volontà di andare verso soluzioni sostenibili” afferma J. Curlin – UNEP, al recente Convegno Europeo sulle Tecnologie della Refrigerazione tenutosi a Milano a giugno. “Le quattro proposte di emendamento al protocollo di Montreal sul tavolo oggi indicano una consapevolezza da parte di questi paesi della necessità di optare per soluzioni a minor impatto ambientale”.
Quelle di Parigi a dicembre – e quelle preliminari di Dubai a novembre – saranno discussioni importanti; saranno l’ occasione per adottare una strategia globale per la refrigerazione del futuro.