AREA – la European Association of national Refrigeration, Air Conditioning and Heat Pump (RACHP) associations – ha da poco pubblicato un documento (un “position paper” ) che esprime la posizione comune dell’industria europea della refrigerazione, condizionamento e pompe di calore RACHP sul processo in corso di revisione dell’etichettatura energetica. Il documento prende in considerazione la possibilità che l’etichetta energetica venga applicata anche ad apparecchi B2B.
Nel documento, a cui hanno aderito anche altre associazioni europee (EPEE -European Partnership for Energy and the Environment; AIE – European association of electrical contractors) AREA afferma però di ritenere l’etichetta energetica per apparecchi B2B “né appropriata né necessaria”.
“I prodotti B2B o prodotti professionali sono prodotti che richiedono l’intervento di un professionista per valutare quale prodotto è meglio per quale applicazione e installarla” afferma AREA in una intervista a Zero sotto Zero. “Nel nostro documento si fa riferimento a sistemi industriali di refrigerazione e terziario (non residenziali), impianti di condizionamento e componenti, come unità di condensazione, compressori. Poiché si tratta di una posizione comune con altri contraenti, tra cui l’associazione delle imprese esecutrici elettrici (AIE), si considerano anche electro sistemi tecnici ed elettronici e dei loro componenti”.
Per questi apparecchi, l’approccio “plug and play” applicato a prodotti di consumo come TV, forni a microonde, lavatrici, etc. non si adegua automaticamente. Essi hanno caratteristiche diverse e modalità operazionali diverse. In generale dunque si disapprova l’applicazione dell’etichetta energetica agli apparecchi professionali. Un apparecchio professionale, infatti, consuma in maniera diversa a secondo delle condizioni d’uso. Spesso essi sono costruiti su misura, per rispondere a particolar richieste del cliente; spesso il consumo energetico varia nell’arco dell’anno. Insomma, mettere un’etichetta energetica su una pompa di calorie ad esempio o un’unità condensatrice non aggiunge valore alcuno al prodotto. Le competenze dei professionisti sono necessarie per garantire l’efficienza migliore nelle condizioni d’uso che variano talora di caso in caso. Un’etichettatura energetica in questo caso rischierebbe di banalizzare le caratteristiche tecniche dell’apparecchio. Le associazioni dell’industria europea invitano dunque la commissione a valutare attentamente l’introduzione di tale etichetta per apparecchi B2B per evitare effetti indesiderati.
La revisione dell’etichetta energetica è iniziata nel dicembre 2014, dopo che sul tavolo della commissione vi erano alcuni studi preparatori tra cui QUESTO e QUESTO. Una proposta legislativa è attesa per la seconda metá del 2015 o all’inizio del 2016.