Le prime tracce di HFO in ATMOSFERA

Stazione di rilevamento EMPA Jungfrauhoch, Svizzera

L’EMPA – istituto interdisciplinare di ricerca dell’ETH – ha pubblicato i primi dati dei monitoraggi su distribuzione e abbondanza in atmosfera di tre HFO: HFO-1234yf, HFO-1234ze(E) and HCFO-1233zd(E). I monitoraggi sono iniziati nel 2011, quando questi refrigeranti sono arrivati sul mercato. E i dati indicano che i rilevamenti della loro presenta aumentano.

Martin Vollmer, uno dei ricercatori che stanno conducendo queste analisi ha affermato: “I refrigeranti di prima generazione sono arrivati ​​sul mercato nel 1930. Il processo di prendere misure per rintracciare queste sostanze nell’aria è iniziato molto in ritardo, 40 anni dopo. Il divario tra l’introduzione sul mercato dei refrigeranti e le prime misure della loro presenza nell’aria diminuisce ad ogni generazione.” Il fatto che all’inizio dei test per verificare l’esistenza degli HFO i risultati fossero tutti negativi indica che non vi è la possibilità che essi si formino spontaneamente in natura. Quindi ciò che troviamo nell’atmosfera arriva da intervento umano. Un dato questo molto importate.

I dati sulle emissioni indicano chiaramente un unico centro di partenza, al confine tra Olanda e belgio

E continua: “Ci sono voluti due anni per arrivare a concentrazioni rilevabili”. Vollmer vede le indagini come un sistema di allarme precoce perfettamente funzionante. Non appena una nuova sostanza è sul mercato, i ricercatori possono monitorare e identificare precisamente quando le sostanze appaiono in atmosfera per la prima volta e per quanto tempo persistono Mentre, per esempio, la prima generazione di refrigeranti rimane nell’atmosfera per decenni (e anche ora tracce di. essi possono ancora essere individuati), i nuovi refrigeranti “sopravvivono” solo per pochi giorni o settimane prima di decadere. Tuttavia questo degrado pone problemi nuovi per la scienza. Il refrigerante HFO-1234yf, per esempio, non è proprio privo di problemi. Sebbene degradi velocemente in aria rispetto ai suoi predecessori, si decompone in una nuova sostanza nociva: l’ acido trifluoroacetico, una molecola estremamente stabile che non degrada naturalmente qualsiasi ulteriore Si accumula in acqua e organismi viventi, ed è anche tossica per determinate piante, in particolare alcuni tipi di alghe. Quindi, in termini di atmosfera il problema è risolto, ma potrebbero crearsene altri per altri tipi di ecosistemi.

Il modello di analisi svizzero permette anche di identificare le regioni d’origine delle sostanze rilevate in atmosfera. Per l’HFO 1234ze, per esempio, l’epicentro delle emissioni sarebbe al confine tra Belgio e Olanda.