UE 2030: un commento

Prof. Livio de Santoli, Presidente AiCARR
Prof. Livio de Santoli, Presidente AiCARR

Sulla politica energetica dell’UE al 2030 abbiamo già scritto QUI e QUI. Pubblichiamo di seguito una breve intervista al Prof. Livio de Santoli, Presidente AiCARR:

I nuovi obiettivi europei per il clima più che un “pacchetto per il clima” sembrano un “pacco”: quasi quasi li raggiungeremo anche con una politica di „business as usual“. Vi sono degli aspetti positivi in queste decisioni?

L’unico aspetto positivo che vedo nelle decisioni dello scorso Vertice europeo di Bruxelles è relativo all’innalzamento della percentuale al 40% per il taglio delle emissioni dei gas serra. Per il resto l’Europa ha fatto non uno, ma due passi indietro rispetto al raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica che si erano dati rispettivamente il Parlamento europeo (il 40%) e la Commissione europea (il 30%), confermando oltretutto il carattere non vincolante dell’efficienza energetica. In perfetta controtendenza con l’allarme lanciato dall’ONU in questi giorni. In questo modo si rallenta la transizione verso un modello energetico nuovo, che è anche un nuovo modello produttivo ed economico.

Come mai l’efficienza energetica viene sempre trattata come la cenerentola della famiglia? Non ci sono mai stati obiettivi vincolanti, non si è mai stati molto ambiziosi e anche nelle decisioni di settimana scorsa  il 30% proposto dalla Commissione è stato annacquato a 27%…

Si fatica e faticano le istituzioni di qualunque livello nel considerare l’efficienza energetica quale perno di una nuova politica industriale, che rompe gli schemi del passato, per questo abbiamo assistito ad un abbassamento dei vincoli, dal 30% al 27%. Se consideriamo che l’efficienza energetica rappresenta lo sviluppo di più di uno dei settori produttivi, dall’edilizia alla manifattura (per esempio gli elettrodomestici), ad un nuovo modo di pensare le città, ci rendiamo conto che abbiamo di fronte a noi una prateria. Ma l’Europa, in controtendenza con il suo stesso impegno finora espresso, ora fatica a crederlo. Ecco i risultati.

Eppure sarebbe una carta vincente per la protezione del clima: quali sono le potenzialità di una buona politica di efficienza energetica in Italia e in Europa?

Le potenzialità riguardano gli investimenti, che si possono rimettere in moto. In questo particolare periodo di vacche magre, dove tutta l’Europa fatica a crescere – Germania compresa oramai – si registrerebbe un aumento degli occupati, fenomeno al quale già assistiamo nel settore dei green jobs, e poi si proteggerebbe davvero il clima. Non basta dire tagliamo le emissioni di gas serra, per farlo devi aumentare la quota di rinnovabili e di efficienza energetica. Cambiare il modello di produzione di energia, rafforzarlo e affiancarlo a nuovi modi di progettazione e costruzione di edifici e di abitazioni.

Quali obiettivi al 2030 sarebbero stati secondo Voi realistici e fattibili?

Inserire l’efficienza energetica al 40% per il 2030 a livello europeo e mettere un vincolo per ogni Paese dell’Unione sarebbe stato un buon punto di arrivo.

Le decisioni prese a fine ottobre sono definitive o vi è ancora la possibilità che qualcosa cambi?

Penso che poco cambierà rispetto all’ultimo vertice europeo, dove è bene ricordarlo, l’accordo si è raggiunto solo nella notte dopo che la riunione era iniziata nel pomeriggio e alcuni Stati, come la Gran Bretagna, hanno fatto le barricate sull’idea di accordo che avevano disegnato sia il Parlamento che la Commissione europea. D’altronde l’efficienza energetica non è nei pensieri di Cameron, che punta alla ricerca dello shale gas.